Dopo tre anni di completo silenzio ed aver fatto pensare a tutti di essersi definitivamente fermati, i The Secret sono tornati a sorpresa sulle scene alcuni mesi fa con una serie di concerti, che hanno anticipato l’uscita dell’EP Lux Tenebris. Solo qualche anno fa, la band triestina sembrava destinata a diventare un nome importante della scena estrema internazionale: ma, come ci ha spiegato il chitarrista e leader Michael Bertoldini, la situazione interna aveva reso indispensabile fermarsi. In questa intervista Bertoldini ci parla della nuova release, delle cause del congelamento della band, e delle prospettive future.
Siete tornati con un EP, Lux Tenebris, che pur recuperando le sonorità delle vostre uscite precedenti è certamente più versato verso il black metal. È una scelta che avevi in mente già negli anni scorsi, quando i The Secret erano ancora in piena attività, oppure l’hai maturata successivamente? Quanto ha influito – se ha influito – il tuo coinvolgimento nei Verwoed?
Come per le uscite precedenti, nemmeno per la creazione Lux Tenebris è stato seguito alcuno schema prestabilito. Non abbiamo mai voluto far parte di alcun filone musicale predefinito ma piuttosto abbiamo cercato di scrivere la nostra musica senza limitazioni ne imposizioni. Il black metal è un genere che seguo con passione fin da prima di prendere in mano una chitarra quindi ha di sicuro influenzato molto il mio modo di suonare e comporre. In questo EP abbiamo cercato di dare alla nostra musica più spazio per svilupparsi e una profondità maggiore, la nostra intenzione era quella di creare una raccolta di brani il più avvolgente ed immersiva possibile, e quindi è stato necessario allungare i tempi e sfruttare in modo più approfondito diversi tipi di dinamica.
Per quanto riguarda la seconda parte della tua domanda, Verwoed è un progetto nel quale suono la chitarra live, mentre Erik (che dal vivo canta), scrive da solo musica e testi, oltre ad occuparsi di praticamente tutti gli strumenti in studio. Verwoed rappresenta la sua visione artistica, che amo e rispetto, ma credo sia fondamentalmente molto diversa dalla mia. C’è una certa bellezza e malinconia nella musica di Erik che non è presente nel suono di The Secret, credo che lo scopo primario di queste due espressioni sia molto diverso.
Siete soddisfatti del risultato di Lux Tenebris? È a tutti gli effetti il prodotto che volevate fare?
Siamo molto orgogliosi di Lux Tenebris. Per la prima volta abbiamo deciso di prenderci tutto il tempo necessario per registrare e rifinire i brani, mentre in passato abbiamo dovuto fare i conti con restrizioni pratiche. Registrare Solve et Coagula e Agnus Dei con Kurt Ballou è stato fantastico perché il Godcity è una sorta di piccolo paradiso per chiunque ami la musica pesante. Kurt è una persona di enorme talento tecnico, ma anche un professionista bravissimo nel far sentire le band a proprio agio ed ad avere un’esperienza piacevole mentre registrano. Il problema è che purtroppo registrare lontano da casa è sempre in qualche modo limitante a causa del tempo. I giorni programmati sono quelli che sono ed è praticamente impossibile per esempio decidere di tornare in studio per aggiungere dettagli dopo il primo mix. Questa volta abbiamo deciso di lavorare con un nostro grande amico, Steve Scanu, che spesso ci segue live occupandosi del Front of House. Steve è stato molto paziente sia durante il tracking che durante il mix, si è messo a totale disposizione della band agendo quando serviva come una sorta di membro aggiuntivo. Ha dovuto sopportarci quando abbiamo voluto registrare chitarre e voci ad orari impossibili della notte dopo svariate bottiglie di vino.
Sono molto soddisfatto delle voci, che abbiamo deciso di ri-registrare quasi da zero dopo una prima sessione che ci aveva convinto solo in parte. Avere più tempo ci ha spinto a scegliere di utilizzare un approccio vocale meno strutturato ma più espressivo. Volevamo un risultato finale più grezzo che in precedenza, ma allo stesso tempo un suono più pieno e stratificato, siamo molto soddisfatti.
Lux Tenebris è un episodio isolato, o dobbiamo aspettarci un full-length nei prossimi mesi? In sostanza, i The Secret torneranno ad essere una band a tempo pieno?
Non so darti una risposta vera e propria. Finora l’esperienza è stata molto positiva, ma non abbiamo molto in programma a parte qualche altro concerto per la fine del 2018 e inizio 2019. Mi piacerebbe registrare nuova musica ma anche questa volta ci prenderemo tutto il tempo necessario. Ci sono tante idee e spunti musicali ma non una visione vera e propria, quindi preferiamo non forzare nulla. Lavorare sul formato EP è stato molto interessante e non escludo che lo faremo di nuovo anche in futuro, ma come dicevo ora come ora non ci sono dei piani veri e propri, voglio che le cose si sviluppino e maturino in modo organico.
È inevitabile che ti chieda cosa ha causato l’interruzione delle vostre attività dopo un disco come Agnus Dei, che aveva riscosso notevole successo e attenzione e vi ha portato a fare concerti e tour accanto a band importanti. I The Secret parevano sulla rampa di lancio, e invece sono scomparsi dai radar…
A partire dall’uscita di Solve et Coagula cominciammo a suonare live molto di più, e di conseguenza a passare più tempo insieme lontano da casa. Se da un lato stare in tour ha fatto moltiplicare le nostre possibilità di raggiungere più persone e di suonare ad eventi più interessanti, dall’altro ha lentamente eroso i legami tra di noi e i nostri equilibri personali. Con l’uscita di Agnus Dei continuammo ad andare in tour regolarmente ma le cose tra di noi non migliorarono fino a raggiungere lo stallo cominciato qualche anno fa. Siamo quattro persone con personalità e vite piuttosto diverse e una certa mancanza di allineamento alla base aveva reso le cose molto difficili internamente. L’energia primaria alla base della band era andata ad estinguersi e credo sia stata la scelta giusta fermarci.
Sapendo che tu vivi da alcuni anni in Olanda, come avete preparato i live che state portando avanti quest’anno? Ci sono state difficoltà particolari, a parte quelle logistiche?
Non potendo vederci regolarmente ci siamo preparati individualmente e abbiamo cercato ottimizzare il tempo che potevamo spendere insieme in sala prove. Abbiamo suonato i pezzi di Solve et Coagula e Agnus Dei davvero tante volte insieme in passato e non ci sono stati particolari problemi a riproporli live. Ora il discorso sarà un po’ diverso per quanto riguarda le canzoni di Lux Tenebris che non abbiamo mai suonato insieme prima d’ora. Sono davvero stimolato dall’idea di suonare il nuovo materiale dal vivo, ci stiamo mettendo in moto a riguardo proprio ora.
Il vostro rientro sulle scene è avvenuto nella cornice del Venezia Hardcore. Ci racconti come è nata l’idea di ricominciare proprio da lì? Come è stata quella serata per voi?
Era da qualche anno che Samall ci contattava per una sorta di “reunion” al Venezia Hardcore. Nonostante io sia nato a Venezia non ho praticamente mai avuto l’occasione di suonare davvero “a casa”. I ragazzi del festival sono stati bravissimi a creare dal nulla qualcosa di davvero significativo. Magari è una questione un po’ romantica ma per me era importante da un punto di vista simbolico ricominciare a suonare proprio dove sono nato. Per me è stata una notte davvero speciale e uno degli show emotivamente più intensi che mi ricordo di aver suonato.
Qualche anno fa hai fondato la Argento Records, che fino a questo momento ha pubblicato solo poche selezionate uscite (Grime, Natvre’s, Verwoed). Volevo chiederti come scegli le band da pubblicare, e se l’attività dell’etichetta è destinata ad ingrandirsi oppure rimarrà circoscritta a pochi nomi, come adesso.
L’idea dell’etichetta è nata qualche anno fa insieme alla mia compagna Clio Leeuwenburgh. Era un momento nel quale non stavo suonando con alcuna band e mi mancava davvero tantissimo far parte in qualche modo del mondo della musica estrema. I miei amici Grime avevano un disco pronto e abbiamo provato a lavorare insieme all’uscita. Le cose sono andate molto bene e il disco andò sold out in breve tempo, stimolandomi a lavorare con altre band. Ci sono state altre uscite oltre a quelle che hai menzionato: Cold Fell – Irwell, Moloch – Verwustung, Atrament – Eternal Downfall, Novae Militiae – Gash’khalah e sto per far uscire la versione Europea del nuovo Mutilation Rites. Da un lato mi piacerebbe lavorare a più uscite dato che c’è davvero un sacco di musica interessante in giro, ma cerco di fare il possibile con il tempo che ho a disposizione.
I The Secret compiono quest’anno i 15 anni di attività. Per una band underground è un traguardo ragguardevole, anche al netto di questi ultimi tre anni di “ibernazione”. Come hai visto cambiare la “scena” in questo arco di tempo?
È una domanda interessante perché continuo a dimenticare che la band suona da così tanto tempo. Ci sono state diverse fasi e diverse line-up che mi hanno fatto sentire come se ci fossero stati svariati nuovi inizi. Sono cambiate tantissime cose nell’arco di questi anni, sia nel contesto della band che nel contesto esterno ovviamente. All’inizio della nostra carriera ci siamo confrontati per anni solo con la piccola realtà della quale facevamo parte. Il nostro contesto era strettamente DIY, e suonavamo praticamente solo di fronte ad amici e a membri di altre band locali. Probabilmente esisteva anche un mondo più “professionale”, ma non ne eravamo a conoscenza e di sicuro non ne facevamo parte. Dopo l’uscita di Solve et Coagula il contesto si ampliò un po’, facendoci raggiungere persone e ascoltatori diversi. Nella sua natura, non credo che la “scena” sia cambiata più di tanto nell’arco degli anni. Le persone ed i codici estetici cambiano, ma le dinamiche fondamentali credo siano sempre le stesse. Di sicuro oggi il DIY e’ diventato molto più professionale rispetto al 2004, le persone che vanno ai concerti più trasversali.
L’Olanda è un piccolo paese, ma ospita alcuni rilevantissimi eventi metallici (Netherlands Deathfest, Roadburn, Eindhoven Metal Meeting…). Com’è la “scena” olandese? In cosa si differenzia maggiormente rispetto al contesto italiano?
Credo la differenza maggiore rispetto all’Italia sia il numero e la qualità dei locali, e di conseguenza molti più concerti. Le band locali hanno più possibilità di suonare in contesti professionali dato che lo stato finanzia parzialmente molte venues. Ma l’intero contesto sociale è piuttosto diverso da quello Italiano quindi è difficile fare dei paragoni. Esistono un sacco di band interessanti e di scene differenti.
C’è qualche disco del 2018 che vuoi consigliarci? Cosa ti ha impressionato?
Sicuramente i nuovi Funeral Mist e Mare. Anche se il disco era uscito in sordina in cd nel 2017, mi è piaciuto molto l’album di Novae Militiae che ho fatto uscire insieme a Sentient Ruin.
Curiosità: per la terza volta consecutiva, il titolo di una vostra release è in latino. C’è una ragione particolare dietro questa scelta?
Non è di certo una regola che forziamo, ma il latino evoca una certa estetica che secondo noi è senza tempo.
Foto credits: Benedetta Gaiani – The Hurricane Photography