Abbiamo intervistato uno dei più importanti logo designer italiani e non, oltre che capace illustratore, che nel giro di pochi anni ha collaborato con migliaia di gruppi emergenti e non della scena metal internazionale. Stiamo parlando di View from the Coffin aka Raoul Mazzero.
Per iniziare, raccontaci qualcosa di te? Di cosa ti occupi e qualche info di background per chi ancora non ti conosce.
Allora: classe 1981, nato a Valdobbiadene (in provincia di Treviso tra le colline del prosecco), ora stabile a Treviso, città che amo.
Ho iniziato a lavorare come grafico appena finite le superiori, per poi diventare freelance (da qualche anno) con il progetto View from the Coffin, con il quale mi occupo di visual riguardanti il mondo della musica metal (loghi, illustrazioni, layout, ecc.)
Adesso lavori principalmente in ambito metal, ma hai avuto anche un periodo come writer giusto?
Sì, moltissimi anni fa, ma non si trattava di lavoro, anzi il discorso dei loghi potrebbe essere inteso come una “naturale” evoluzione per l’interesse mio al lettering, ma dietro c’è sempre stato anche l’interesse per la tipografia in generale, intesa come “mondo del carattere” ovviamente, non della stampa in sé.
I tuoi innumerevoli loghi la dicono lunga sulla tua passione per i caratteri. Pensi che sia più importante la leggibilità di un logo o il suo aspetto finale?
Partendo dal presupposto che non sempre ho carta bianca, ti potrei dire che nessuna delle due cose ha l’importanza primaria. La cosa più importante è quello che trasmette, indipendentemente che il suo aspetto finale sia “canonicamente” bello o meno. Un logo “cacovisivo” (passami il termine) può trasmettere spesso anche di più di un logo che ha tutte le cose giuste al posto giusto, ma il discorso qui si fa complesso e i gusti sono molto vari.
Un logo è il biglietto da visita di un gruppo, pensi ancora che ogni genere abbia i suoi canoni o si stanno mischiando le carte in tavola?
Anche questo discorso interessante. Le carte in tavola si stanno mischiando da parecchio secondo me, in quanto anche i generi son sempre più mescolati e la cosa non mi dispiace, ma da amante dei grossi classici ti dico anche che alcuni canoni sono indiscutibili e mi piace cercare in qualche modo, quando ne ho l’occasione, di rispettarli e mantenerli, magari evolvendoli quando è possibile.
Quali sono guardando al passato i migliori loghi di band secondo te?
Cosa complicata da valutare, ci sono esempi che però hanno storie e vite diverse, quello dei Darkthrone possiede l’ignoranza che è riuscita ad attraversare gli anni, Emperor stesso discorso ma con l’eleganza. Questo per quanto riguarda il black metal, per ogni genere ci son discorsi ed esempi differenti, ma giusto per nominarne un paio tra quelli a cui sono più affezionato e che spesso mi han dato ispirazione. Altra cosa, la grandezza di un logo è anche dettata dalla volontà della band di crederci e portarlo avanti nel corso degli anni, ci sono tanti esempi di band che ad un certo punto della loro carriera hanno deciso di cambiare, ma non si può dire se siano mosse giuste o sbagliate, in primis è la band che deve riconoscersi nel logo.
Quando pensi che un gruppo dovrebbe cambiare logo? Non basterebbe spesso una “rinfrescata”?
Come dicevo prima, quando non trasmette più quello che è il gruppo, a volte una rinfrescata furba può fare il suo, a volte serve ripartire da capo. I loghi storici funzionano proprio perché di base trasmettono, in più son stati portati avanti con coerenza negli anni.
Mi è stato chiesto “Ma a te non farebbe più comodo se una band ti facesse rifare il logo una volta all’anno?” e rispondo “No, perché avrei fallito in quel caso”. Ci son stati casi in cui una band mi ha chiesto nel corso degli anni più loghi, ma credo e spero sia servito per arrivare a quello “perfetto” diciamo, spesso succede con band che cambiano spesso virata di genere, anche se lievemente, in altri casi dopo anni mi è stato chiesto di rivedere il logo ma non c’è stato verso perché si arrivava alla conclusione che quello esistente era quello giusto.
Ora credo che più di una volta la band cerchi un logo che non solo piaccia a loro, ma anche alla fanbase in generale, per una questione di vendita, dato che oggi un po’ tutti han voce in capitolo su tutto, ed è sbagliato.
Quelli che ti seguono conoscono da sempre il tuo lavoro sui loghi, poi ampliato sulle illustrazioni. Hai una certa propensione per l’astronomia e l’esoterismo, una passione personale o semplice richiesta del committente?
Passione personale, perché mi piace visivamente come possono uscire certe tematiche, mi piace usare anche molto la geometria, proprio per un discorso “grafico”. Magari si può notare come preferisco certi elementi magari più statici, fermi se non “morti” piuttosto che il figurativo inteso come forma umana. Parlando in soldoni, riesco a esprimere meglio le mie idee con un teschio che con un volto.
Comunque in generale il figurativo è una cosa che per il momento non mi interessa, è una cosa molto complessa, ma magari lavorando posso trovare il mio modo di poterlo fare in maniera che mi soddisfi, ma per ora non è una cosa che cerco. Per il momento cerco di portare avanti al meglio la tipologia di cose che sto facendo con elementi come detto sopra, con quell’andazzo diciamo, cercando di non cadere nel ripetitivo, anche quello non è semplice.
Posso anche dire che preferisco il dettaglio delle cose, ad esempio, preferisco tirare in ballo una colonna piuttosto che un palazzo intero, probabilmente una personale scelta estetica forse.
Difatti spesso alcune tue illustrazioni sembrano delle evoluzioni di loghi più che soggetti a se.
Non ci avevo mai pensato sai? Ma può anche essere, alla fine tutto esce dalla stessa testa di partenza quindi ci può stare.
Li rendono anche riconoscibili. C’è differenza tra committenti italiani ed esteri?
Beh se mi dici che son disegni riconoscibili mi fai felice.
Parlando di richieste artistiche non direi, forse alcuni italiani vivono nella sindrome del cazzo corto rispetto ai loro colleghi stranieri, quindi magari han più paletti stilistici su quello che cercano, magari si rifanno troppo a quello che succede fuori anche se non dovrebbero, non è che fuori va meglio e in Italia va peggio, se una band spacca, spacca, se una band è mediocre puoi avere il logo più figo del mondo ma non cambia.
Alla fine la musica è il veicolo di tutto, mi piace dar qualcosa in più a un prodotto buono, non dare tutto a un prodotto mediocre, poi comunque il lavoro è lavoro e non ci si sputa sopra, ma a volte è stato triste: “Vogliamo il logo come loro”, no, non ci siamo, l’ispirazione è una cosa, chiedere lo stesso impatto e messaggio non si può sentire. Con un logo si può aiutare, non salvare tutto.
Forse è un po’ di parte il tuo punto di vista, ma quanto è importante il contesto grafico per una band in un mondo dove ci sono migliaia di band?
In questo momento è molto importante, c’è troppo di tutto per fortuna e purtroppo.
Il contesto grafico “figo” è cercato da chiunque voglia raggiungere un certo obiettivo col suo prodotto, poi c’è chi è cosciente del suo livello e cerca qualcosa esattamente per quel livello. C’è anche chi è a due e cerca la veste da dieci, io credo che le scelte debbano essere ponderate, ma magari degli esami di coscienza a volte non sarebbero male, mi spiego bene? Ripeto, non sputo sul piatto a nessuno, anzi, ma se io fossi musicista, per una copertina di Girardi, cercherei di capire se sono effettivamente come disco a livello di quei risultati visivi.
Poi a me piace anche lavorare con band giovani, emergenti, soprattutto se vedo che han delle belle idee, chiare e con un barlume di crescita e produttività.
Mi ha sorpreso molto la copertina che hai fatto per l’ultimo dei Fuoco Fatuo, completamente diverso dal tuo stile, come si è evoluta l’idea?
Caso singolarissimo difatti, con i Fuoco Fatuo c’è da anni un rapporto di amicizia davvero fortissimo, diciamo che per i loro lavori ho sempre avuto l’input ma poi carta bianca per lo sviluppo totale, in questo caso loro mi han spronato (un po’ per gioco forse) a far qualcosa con una tecnica che è tutto fuorché mia.
Io avevo bene in mente su cosa sarei andato a parare, se ne è discusso ed è saltato fuori questo. Diciamo anche che io son parecchio dentro a quel genere quindi è stato molto naturale come lavoro, non mi è pesato per nulla, volevamo rendere visibile tutto quello che insieme avevamo in mente, siamo delle teste che viaggiano sullo stesso binario, è un caso unico direi. Mortacci loro e l’olio su tela! Però mi è servita molto la loro spronata, ho capito nuovi limiti e pregi.
Ne è la prova il grande lavoro che gli avevi fatto per il loro penultimo album. Un prodotto grafico completo. Pensi che ormai la musica sia da trattare come un prodotto?
Son legatissimo al loro primo lavoro, in tutto e per tutto, esatto, molto completo direi e spero sia trasparita un po’ questa cosa. Lo si può chiamare prodotto nel momento in cui c’è di partenza un desiderio di arrivare agli obiettivi di vendita prima di tutto.
Anche questo è un discorso complesso, tornando ai Fuoco Fatuo per portarti un esempio, è gente che vuole trasmettere quello, che piaccia o meno, quelle teste insieme generano quel tipo di sensazione, con la musica, il visual e la scelta tecnica, ma parliamo di volontà di trasmettere qualcosa, che piaccia o meno. La musica è da trattare come un prodotto oggi perché come si diceva prima c’è un calderone infinito di dischi, generi, copertine ecc.
Forse prodotto ha un’accezione negativa, più che altro come dici te la volontà di creare una completezza unendo musica, visual e grafica.
E’ un po’ la guerra per arrivare ad avere il prodotto migliore a volte, la cosa di sposare musica e visual c’è da sempre, è una cosa intelligente che spesso dimostra rispetto per quello che si fa.
Hai mai rifiutato un lavoro?
Sì è una cosa che capita, a volte qualcuno arriva chiedendomi qualcosa che io non posso stilisticamente fare, forse a volte la gente confonde l’artista con una fotocopiatrice. Nel senso se arrivi a me perché hai visto i miei lavori e mi chiedi un Van Gogh capisci che non funziona no? Altre volte rifiutato in corso d’opera per incompatibilità con l’interlocutore, casi svariati con motivazioni altrettanto svariate.
Tra tutti i lavori che hai fatto qual è il logo e l’artwork che preferisci?
Potrei cambiare idea col prossimo lavoro che concludo e periodicamente. Dai diciamo così, mi è piaciuto molto lavorare con Fuoco Fatuo e Sun Worship.
Sun Worship come logo ad oggi credo sia stata la mia massima espressione e audaci loro a credere in quel logo.
Hai lavorato su logo e merch del Colony Open Air Fest e sei stato anche fra il pubblico, tolte le innumerevoli polemiche di questi giorni, da semplice spettatore come hai trovato l’evento?
Con Roberto c’è un’amicizia smodata, oltre che a un rispetto senza fine, in quanto io per primo spettatore assiduo di metal underground o meno che sia, posso dire che è una persona unica in quanto ci ha dato modo di vedere e vivere band, serate e situazioni importantissime. Il mio supporto professionale è stato finalmente omaggiare tutto quello che ha fatto in questi anni il Colony e lui come persona, polemiche a parte, chi c’è stato lo sa e l’ha visto, è stata una cosa davvero figa, lo dico da imparziale spettatore. Open air vari ne ho vissuti tanti, spesso belli spesso brutti, io di mio sono uno che si diverte sempre e comunque. Questo è stato forte, nuovo e aggressivo, coraggioso, va premiato, soprattutto in questo momento in cui punto più su fest molto minori e molto più mirati a certe particolarità dell’underground di nicchia. Quindi figata, bill super, situazione pure, incontrato colleghi, amici vecchi e nuovi, esagerato, insomma tutto quello che mi aspetto da un concerto/fest/serata.
Qualche progetto in cantiere per l’autunno?
Allora, date e fest a parte, lavorativamente ci sono delle cose interessanti in cantiere ma ancora tutto da definire. Le cose possono cambiare dall’oggi al domani, molte cose spero si concretizzino, in quanto riguardano rapporti di rispetto reciproco/amicizia e professionalità di un certo livello.
Grazie per il tuo tempo, l’intervista è finita, vuoi aggiungere qualcosa?
Innanzitutto grazie infinite a te per l’interessamento e l’opportunità, e come al solito, dato che siamo qui a parlare, grazie alle persone e band che mi han dato l’occasione di avere una crescita finora.
[Tutte le immagini per gentile concessione di View from the Coffin]