Nel corso del maledettissimo 2020 appena concluso tutta una serie di interessanti release ha risentito in maniera notevole di uno straordinario periodo di crisi e incertezze. Tra queste, un’uscita tutta italiana di particolare spicco è Delusion of Negation dei baresi Zolfo, full length d’esordio pubblicato da Spikerot Records, 49 minuti di puro taedium vitae che chiariscono perfettamente le intenzioni e l’essenza della band: distorsioni abissali, ritmiche pachidermiche e una voce densa di una cattiveria non indifferente. Ed è proprio la voce di Dave a farci mantenere un briciolo di lucidità quando ci si immerge nelle cinque lunghe ed ipnotizzanti tracce di Delusion of Negation, il delirio di negazione, la sindrome di Cotard che ci dà l’illusione di essere morti, svuotati di ogni organo vitale, durante l’ascolto dell’album.
Approfondiamo la piacevole conoscenza degli Zolfo e del loro album in questa intervista. Buona lettura!
Ciao ragazzi e benvenuti su Grind on the Road. Iniziamo dal principio, vogliamo conoscervi a fondo! Perché Zolfo? Avevate un altro nome in passato? Raccontateci un po’ la nascita di questo progetto.
Un saluto a tutta la redazione di Grind on the Road! Gli Zolfo nascono ufficiosamente agli inizi del 2016, da una idea di Dave (voce), Saverio (basso) e Fabrizio (chitarra) tradottasi nel breve in una serie di jam session, che vedevano Dave nel ruolo di bassista e Saverio in quello di “batterista”. Il progetto diventa ufficiale con l’ingresso di Nicolò (chitarra) e Piero (batteria), con i quali si stabilisce una direzione artistica più definita, gettando le basi per le prime composizioni inedite. “Zolfo” è stato da sempre il nostro moniker, scelto all’unanimità, poiché eravamo alla ricerca di un nome riconoscibile, breve e diretto, che rappresentasse a pieno l’atmosfera della nostra musica.
Quali sono le esperienze pregresse o parallele che ha o ha avuto ognuno di voi in campo musicale e come influenzano gli Zolfo?
Precedentemente all’esperienza Zolfo, alcuni di noi hanno portato avanti diversi progetti non più esistenti, tra cui Tales of Deliria (Saverio), Semtex (Fabrizio/Dave), Nomura (Dave), Human Devastation (Fabrizio/Nicolò) e Control Unit (Piero). Attualmente fanno parte di progetti attivi solo Dave con gli Unwilling Breath e Saverio con i Dewfall. Ognuno di noi ha portato sicuramente all’interno del calderone degli Zolfo il proprio background artistico che spazia dal death/black metal al noise, favorendo il tentativo di una proposta personale e non canonica all’interno del panorama doom/sludge.
Continuando a parlare di influenze, quali sono gli ascolti che hanno determinato la nascita e la crescita degli Zolfo?
Sicuramente potremmo citare tra gli ascolti più influenti i nomi più classici come Yob, Ufomammut ed Electric Wizard per la componente più psichedelica fino a Primitive Man, Ahab e Conan per quella più estrema e pesante. Ma sintetizzare la vastità di influenze che hanno segnato cinque differenti soggetti in una vita di ascolti in continua evoluzione sarebbe riduttivo. Preferiamo pensare che la crescita artistica degli Zolfo sia costantemente influenzata da tutti quelli che sono gli input derivanti dalla ricerca, scoperta e scambi interni di nuova musica.
Dai vostri social emerge un grande interesse per la strumentazione a 360 gradi. Ho notato, se non sbaglio, anche dell’effettistica Zolfo signature. Come gestite la scelta della strumentazione tra di voi e quanto è determinante per la vostra identità di band?
Quella per la strumentazione è una malattia, se non addirittura una vera e propria ossessione. La ricerca di nuovi elementi che possano portare ad una evoluzione del nostro sound sia in sala prove che in studio è di fondamentale importanza. Generalmente, ognuno di noi è sempre stato consapevole nell’inserimento di un nuovo effetto di modulazione o nell’acquisto di un nuovo amplificatore. Ciò non toglie che questo comporti parecchie notti insonni, ore di consultazioni interne e di infinite prove sul campo al fine di verificare l’efficacia del nuovo gear. La nostra Gear Acquisition Syndrome ci ha portato nel corso degli anni alla necessità di nuova strumentazione fatta su misura per le nostre esigenze, come nel caso del Rebis costruito da Andrea Lenoci del Molotov Recording o della DI box Fire Over Matter costruita da Saint Pedals.
L’unica occasione, che ad oggi mi viene da definire preziosa, di vedervi live è stata per me al Frantic Fest 2019. Il live mi è piaciuto molto, una vostra caratteristica che ho apprezzato è la coesione che avete tra di voi e che riuscite a trasmettere. Sapreste dirmi un vostro pregio e un vostro difetto come band?
Un pregio che potremmo citare è la coesione derivata certamente da un legame di amicizia e rispetto reciproco ormai più che decennale e ci fa molto piacere che questa caratteristica venga percepita dall’esterno come nel tuo caso. Parlando di difetti, sicuramente l’eccessiva pignoleria che ci porta ad allungare le tempistiche sulle tabelle di marcia su diversi aspetti come la composizione e le relative fasi di produzione.
Passiamo adesso a Delusion of Negation, il vostro primo full length. È senz’altro una creatura di una certa pesantezza e densità direi, che a mio avviso rispecchia appieno un ottimo punto di maturità. Da quali idee e con quali intenzioni nascono i brani? Credete di averle messe tutte in atto in questo disco?
Innanzitutto, Delusion of Negation nasce come concept album, per cui tutto il materiale è stato scritto per dare forma al concept stesso che per noi viene espresso in maniera esaustiva. Musica e lyrics sono state composte intenzionalmente in maniera contemporanea, in modo tale da potersi influenzare a vicenda, con l’idea di creare all’interno del disco un mood omogeneo e che potesse rappresentare all’orecchio dell’ascoltatore un percorso di discesa e risalita.
Delusion of Negation riporta un nome decisamente importante sotto la voce mastering, quello di Chris Fielding. Com’è stato lavorare con Chris? Rifareste la stessa scelta?
E’ stato molto soddisfacente aver avuto la possibilità di collaborare con un nome importante come Chris dei Conan, il quale è stato competente e professionale inquadrando sin da subito quella che era la nostra concezione di sound finale. Rifaremmo la medesima scelta senza ombra di dubbio!
L’artwork in copertina invece è opera di Inchiostro Lisergico, anche questo un nome molto interessante stavolta del panorama underground italiano. Qual è il concetto che sta alla base di quest’artwork? Rispecchia in qualche modo il titolo del disco?
Più che pensare ad un artwork che rappresentasse il titolo del nostro lavoro in maniera “letterale”, abbiamo preferito optare per un qualcosa che rimandasse all’atmosfera caustica del concept, scegliendo appositamente una cover minimale tale da lasciar libera interpretazione all’ascoltatore.
Uno dei punti forti di Delusion of Negation è senz’altro la voce affilata e pungente di Dave. Quali sono i temi trattati nei testi e cosa vogliono comunicare?
Il concept alla base di Delusion of Negation è legato alla relativa sindrome psichiatrica chiamata Sindrome di Cotard o, appunto Delirio di Negazione, in cui il paziente affetto sostiene con convinzione di essere morto e di non possedere più alcuni organi interni. Le lyrics trattano di una personale immedesimazione e interpretazione, anche in maniera allegorica, della malattia. Il percorso è da intendersi come una parabola discendente della vita, dall’iniziale scoperta del buio che alberga in ognuno di noi, che porta poi inevitabilmente alla consapevolezza e accettazione della propria condizione ma, in questo caso, facendolo nella maniera più estrema. Per cui da essere inizialmente solo convinti di esser morti, si finisce per esserlo davvero.
Sicuramente non è stato un anno fortunato per quasi nessuno nell’ambito musicale, eppure voi avete avuto la fortuna, seppur breve, di portare sul palco la vostra nuova creatura. Avevate qualcosa di particolare in programma che avete dovuto, purtroppo, annullare? Spoileratecelo!
Come molti altri avevamo in programma diversi show sparsi su tutto il territorio italiano a cui abbiamo dovuto rinunciare per motivi a tutti noi ben noti. Certamente è stata una fortuna poter suonare quattro concerti di presentazione al nuovo disco tra i quali anche un secret show super underground a Catania sul finire dell’estate, ma appena ci sarà concesso proveremo a recuperare tutte le tappe del nostro tour o quanto meno la maggior parte di esse. Con la speranza di incontrare una scena ancora più agguerrita di prima dopo questa fame di musica collettiva che stiamo patendo.
Nella vostra città, Bari, com’è (o com’era, purtroppo) la situazione concerti? Ci sono spazi a sufficienza? Siete personalmente coinvolti nell’organizzazione dei live?
La scena barese è sempre stata molto attiva all’interno dell’underground, e pur non potendo contare su una quantità elevata di location, quelle disponibili si sono sempre rivelate delle carte vincenti, tra le quali figurano anche realtà autogestite. Per quanto riguarda l’organizzazione attiva di concerti, Saverio collabora con il collettivo Metal Symposium, ma anche a livello di band abbiamo sempre cercato nel nostro piccolo di tirar su situazioni sia che ci potessero includere direttamente, sia di supporto a band forestiere e locali.
Per quanto in questo momento sia una condizione abbastanza incerta, che programmi avete per il futuro?
In attesa di una ripartenza della musica live, siamo concentrati sulla stesura dei brani che andranno a comporre il nostro secondo full, ma contemporaneamente affiliamo le armi in attesa di poter portare in giro Delusion of Negation così come avremmo voluto fare nel corso del 2020.
Abbiamo finito, grazie mille per la vostra disponibilità. Avete uno spazio per concludere come preferite. A presto!
Un saluto a tutta la redazione di GOTR e un grazie per lo spazio concessoci. Alla prossima! Con la speranza di poterci incontrare il prima possibile sotto palco!