Se dovessi descrivere quest’album con le stesse sensazioni che mi ha suscitato, userei parole come paura, senso di smarrimento sia fisico che mentale e di sprofondamento. Viriginia dei Great Dismall Swamp trasuda negatività da tutti i pori, durante l’ascolto è come ritrovarsi ingabbiati nelle sabbie mobili e, lentamente, essere trascinati sempre più giù, senza alcuna possibilità di salvezza. È raro ritrovarsi di fronte a ciò che può essere definita come “l’essenza” minimale e viscerale di un concetto musicale invece che da strutture chiare e nitide grazie alle quali, grossomodo, sappiamo cosa già cosa aspettarci. Lo scopo di questo disco non risiede nella creazione di melodie, armonie e ritmi capaci di svilupparsi ed evolversi durante le tracce, anzi sono i suoni a farla da padrone. I peggiori incubi e traumi si trasformano in pattern ossessivi e vocals spettrali: non c’è speranza dietro le sonorità malvage e profondamente “creepy” create dalla band statunitense.
Chiarissimi sono i riferimenti al drone metal dei Sunn O))) e degli Earth ed ai suoni più vicini all’Industrial del versante Godflesh e The Body, senza però mai così toccare gli stessi picchi evocativi e generativi dei gruppi a cui gli stessi Great Dismall Swamp, si ispirano. Il singolo che anticipa l’uscita del full length “I Saw The Future” è probabilmente anche il migliore dell’intero lotto e questo sicuramente non lascia, ad un ascolto di quasi un’ora, la stessa godibilità di album categorizzabili all’interno dello stesso genere come Black One e Monoliths and Dimensions dei già citati Sunn O))). La principale pecca del disco è la poca incisività di chitarre e batteria, che fanno più che altro da contorno alla componente vocale, ed un mix che non sempre esalta nel migliore dei modi il mood e le immagini oscure che il duo statunitense tende a creare. La lunga durata ed il poco dinamismo degli ambienti sempre statici ed a volte troppo simili, inoltre, non aiutano a far cogliere ciò che la band si pone come obiettivo primario. Al contrario però, le vocals in spoken word dai toni infernali e dalla grana polverosa e distorta, sono una scelta oltremodo vincente: riescono a mettersi in primo piano e creano il collante necessario alla componente strumentale formando un vero e proprio muro di suono, rivelandosi la migliore trovata e linea conduttrice dell’album.
I Great Dismall Swamp sono sperimentali quanto diretti: non hanno bisogno di molti ascolti per intuire dove vogliono andare a parare. Virginia è un vero e proprio viaggio nei meandri più remoti delle paure umane, in un futuro distopico in cui non la sanità mentale ha cessato d’esistere, in un luogo in cui regna solo la più nera oscurità. Un buon disco per il duo statunitense che, a tratti, riesce nell’intento di creare atmosfere nichiliste e dense di angoscia, paura e negatività, amplificate dall’attuale periodo storico in cui viviamo nonché coincidente con la nascita del progetto.
(Trepanation Recordings, 2021)
1. Alpha Drone
2. Ritual for Cleansing the Forsaken and the Mire They Inhabit
3. I Saw The Future
4. The Earth is an Animal
5. Lucifer, Son of the Mourning
6. To Drown, To Sink
7. The Cityscape in Which My Nightmares Dwell
8. Finally, The Machine Dies