La discografia dei Great Falls è costellata da numerose uscite, pubblicate nella finestra temporale che va dal 2009 a oggi, ma è solo nell’ultimo periodo che il nome della formazione statunitense si sta diffondendo maggiormente, specialmente con l’ultimo Objects Without Pain, debutto dei Nostri con Neurot Recordings. Dopo un breve periodo di silenzio iniziato nel 2019, il trio è tornato più carico che mai, con l’ingresso nella formazione del nuovo batterista Nickolis Parks e la successiva pubblicazione di un EP, uno split e questo album nel giro di pochi mesi, andando ad ampliare ulteriormente le trame contorte del proprio sound. Alle fondamenta tra sludge e post-hardcore praticamente onnipresenti nei numerosi lavori del gruppo si sono aggiunti in varie situazioni dei richiami mathcore e soprattutto noise rock a rendere il tutto ulteriormente sferzante, e quest’ultimo disco non è da meno, potendo vantare lo stile più arzigogolato e irruente raggiunto col tempo dalla band.
Elemento chiave dell’ascolto è l’intensità, sprigionata da sensazioni opprimenti che ci fanno sentire il fiato sul collo già dall’opener “Dragged Home Alive”. Il brano sfrutta pienamente la sua lunga durata, strutturato come un crescendo che travolge con presagi sempre più inquieti, che prendono forma in un intreccio quanto più abrasivo possibile tra noise rock e post-hardcore. Il marasma sonoro che ne viene fuori assume una forma imponente con pause repentine, un cantato angosciante e dei suoni che fanno spiccare ogni strumento in tutta la sua potenza; questo sodalizio tra tutte le parti è solo un antipasto dell’imponenza del lavoro, dato che ognuno degli otto brani che lo compongono contribuisce al risultato finale. Un’onda d’urto, quella di Objects Without Pain, che entra in testa come se fosse una voce interiore che, una ad una, prende tutte le nostre certezze e le sgretola, lasciandoci in balia alla precarietà. Per un impatto del genere ci vuole consapevolezza su come gestire la dinamicità dell’ascolto, e i Great Falls dimostrano quanto appreso e successivamente affinato durante la loro lunga carriera, mantenendo inalterata l’efficacia delle loro composizioni. Nei 53 minuti di durata dell’album sono tendenzialmente due le tipologie di brani ad alternarsi: le taglienti sfuriate dall’attitudine hardcore (senza dimenticarsi i riff aggressivi dello sludge) di composizioni come “Trap Feeding” e “Ceiling Inch Closer” e i pezzi in cui ci si concentra su elementi disturbanti e asfissianti, quale “Old Words Worn Thin”. Sarebbe comunque sbagliato ritenere rigida questa distinzione, dato che in più casi all’interno degli stessi brani ci sono mutamenti repentini, che ne alimentano la natura angosciante e tortuosa.
Magari non sarà ancora prolifica come in passato, ma la Neurot Recordings ci vede sempre lungo quando si parla di sludge, post-hardcore e sonorità affini e questa ne è l’ennesima dimostrazione. Con questo album i Great Falls compiono un passo in avanti di spessore per la loro carriera, amalgamando con maturità quanto prodotto in oltre un decennio di musica: il risultato è devastante, tanto travolgente quanto oppressivo nella sua veemenza.
(Neurot Recordings, 2023)
1. Dragged Home Alive
2. Trap Feeding
3. Born As An Argument
4. Old Words Worn Thin
5. Spill Into The Aisle
6. Ceilings Inch Closer
7. The Starveling
8. Thrown Against The Waves