Quest’anno realizzeremo un sogno che coviamo da lungo tempo: partecipare al Roadburn, in poche parole il festival definitivo per eclettici, insaziabili maniaci musicali quali siamo. Nel momento in cui questo articolo viene pubblicato saremo già in viaggio, e ovviamente non mancheremo di condividere con voi la nostra esperienza al ritorno in Italia. Nel frattempo vogliamo presentarvi, in maniera necessariamente parziale, il programma della prestigiosa kermesse olandese: un po’ per fare invidia a quanti di voi non potranno esserci, certo, ma un po’ anche per aggiornarvi sulle indicazioni che inevitabilmente un festival influente come il Roadburn fornisce per l’interpretazione dei movimenti dell’underground internazionale. Inoltre, con questa presentazione vogliamo anche ripassare con voi alcuni album degli artisti presenti a Tilburg, dischi vecchi e nuovi che stazioneranno nella nostra autoradio mentre, com’è nostro stile, staremo macinando chilometri sulla strada per l’Olanda.
Informazioni generali
Il Roadburn è un festival annuale, giunto nel 2016 alla sua ventunesima edizione, ospitata come sempre nella città di Tilburg, nella regione del Brabante Settentrionale (Paesi Bassi). Da sempre il locale di riferimento è lo 013, vero e proprio ombelico d’Europa per quanto riguarda la musica live e sede di numerosi festival di questo tipo, se non più grandi. Ogni anno lo staff del Roadburn nomina un curatore esterno a stilare parte del programma: quest’anno si tratta di Sua Maestà Lee Dorrian, mente dietro ai primi Napalm Death e ai Cathedral. Altra tradizione è quella dell’Artist in Residence, un musicista che in diverse vesti fornisce una precisa impronta alle varie giornate del festival; per intenderci, nelle ultime edizioni Justin K Broadrick, Neige o Ivar Bjørnson hanno presenziato a tutte le giornate del festival con un progetto diverso. Quest’anno la scelta, un po’ in controtendenza, è ricaduta sui Misþyrming, atipica black metal band islandese attorno alla quale si sta sviluppando un interessante underground nazionale, ben rappresentato nei primi tre giorni del Roadburn. La scelta di una band, diciamo così, di “seconda fascia” è probabilmente motivata anche dal consistente numero di grandi nomi presenti in programma, che vi andremo a presentare a breve. Per chiudere con le informazioni generali, le esibizioni si svolgeranno (con comprensibili ma non eccessive sovrapposizioni) in cinque diverse locations. In primis lo 013, composto da Main Stage e Green Room (per i “vecchi” avventori: la terza sala è stata eliminata per ingrandire le altre). Sulla stessa via troveremo il Patronaat, luogo di culto sconsacrato dal fascino assicurato. I gruppi cosiddetti minori si esibiranno in due piccoli club posti a scarsissima distanza, l’Extase e il Cul De Sac. Andiamo ora ad analizzare più nel dettaglio il programma.
Giovedì 14 aprile
Il benvenuto non è male: ad aprire il festival ci penseranno i Cult Of Luna, in giro a suonare per intero Somewhere Along The Highway a dieci anni dalla sua pubblicazione. Possiamo discutere finché volete sull’opportunità di celebrare in tal modo il disco più debole nella discografia dei presunti nuovi tenutari della fiaccola del post metal, ma siamo comunque curiosi di rivedere gli svedesi all’opera. Certo è che l’annunciata pausa di riflessione post-Vertikal è durata davvero poco: sta per uscire pure il disco in collaborazione con Julie Christmas… A seguire The Skull, nuova incarnazione degli storici Trouble (il cui materiale verrà suonato dagli stessi il giorno dopo), e poi gli Hexvessel: When We Are Death non ci ha convinto come l’ottimo No Holier Temple, ma non abbiamo ancora avuto modo di testare l’affidabilità live della band neo-folk formata da Matthew McNerney in seguito al suo trasferimento in Finlandia. L’appuntamento successivo è per noi davvero imperdibile: i Converge suoneranno, per la prima volta, tutto Jane Doe, il disco che più di tutti ha cambiato il modo di intendere metal e hardcore nel Terzo Millennio, un autentico capolavoro, uscito (solo?) quindici anni fa che ha segnato le vite di molti di noi. La giornata della nostalgia non finisce così: poco dopo torneremo indietro di altri dieci anni, con i Paradise Lost che suoneranno per intero Gothic, disco eponimo di tutto un genere che ha influenzato pesantemente gli anni Novanta. Tanto per chiudere il cerchio la band inglese suonerà anche alcuni pezzi dell’ultimo The Plague Within, disco dal grande spirito vintage già finito nella nostra Top Ten del 2015. La maratona sul Main Stage terminerà con i Black Mountain, freschi della pubblicazione di IV: il loro psych rock alleggerirà sicuramente le nostre orecchie stanche.
E giovedì le nostre orecchie saranno parecchio stanche, perché nelle pause tra queste esibizioni di grande richiamo non potremo evitare di compiere alcune incursioni nella Green Room. Qui la giornata sarà aperta dai due nuovi “cavalli” doom(death) di casa Relapse, Usnea e Inverloch. Questi ultimi in particolare, formati da Paul Mazziotta e Matthew Skarajew dei Disembowelment sono usciti recentemente con Distance | Collapsed, un discone che sta girando parecchio in redazione. Altra accoppiata bestiale prevista nella Green Room è quella formata da Full of Hell e The Body, protagonisti recentemente dell’esaltante album condiviso One Day You Will Ache Like I Ache. Per quanto riguarda il programma al Patronaat segnaliamo Der Blutharsch And The Infinite Church Of The Leading Hand, nuova versione più prettamente rock del noto progetto neofolk di Albin Julius, gli Oranssi Pazuzu, dei quali stiamo ancora studiando il sorprendente Värähtelijä, e la prima esibizione dei Misþyrming, che proporranno in anteprima il nuovo album Algleymi. Al Cul De Sac potrebbe incuriosirci il rock spaziale e psichedelico dei New Keepers Of The Water Towers e il postcore dei Moloken.
Venerdì 15 aprile
Sul Main Stage comincia la programmazione curata da Lee Dorrian, protagonista anche con la sua nuova band With The Dead. Ospiti d’onore saranno in particolare i Pentagram, impegnati in una sorta di “best of” set, e Diamanda Galàs, ultimamente in giro per l’Europa a proporre uno show chiamato “Death will come and will have your eyes”, evidentemente ispirato ai versi di Cesare Pavese. Per compensare con un po’ di sana ignoranza troviamo i Repulsion e la prima, storica esibizione europea dell’hardcore band giapponese G.I.S.M.
Diciamo pure senza vergogna, però, che la nostra tenda venerdì sarà piantata per lo più al Patronaat: qui si parte con uno show collaborativo di Hexvessel e Arktau Eos (presenti anche singolarmente il giorno prima all’Extase), arricchito ai visuals di Costin Chioreanu, presenza costante nelle grafiche del Roadburn e anche come visual artist per i concerti di Hexvessel e Paradise Lost del giorno precedente. Subito dopo suoneranno in veste solista Scott Kelly e Steve Von Till: se il primo è una presenza abbastanza familiare in Europa, per quanto riguarda il secondo non vediamo l’ora di sentire dal vivo i brani dell’ultimo A Life Unto Itself. A seguire CHVE, dietro la cui sigla i più attenti noteranno le iniziali di Colin degli Amenra, e Of The Wand And The Moon, il noto progetto neofolk del danese Kim Larsen. Visti i Dark Buddha Rising, sui quali speriamo di non spendere troppi sbadigli, la chiusura sarà affidata a Úlfsmessa, sorta di rituale collettivo imbastito in speciali occasioni dai Misþyrming insieme a vari compagni di marachelle della scena islandese.
Tra le altre esibizioni segnaliamo nella Green Room i Lychgate di Greg Chandler (Esoteric), che proporranno per intero l’ultimo An Antidote for the Glass Pill con tanto di organo on stage, al Cul De Sac Akerdeel con Gnaw Their Tongues e all’Extase, oltre agli sciamani nostrani Nibiru, i Terzij De Horde. Il loro Self non sarà stato un debutto così esaltante, ma i ragazzi in Olanda giocano in casa: quale occasione migliore per testarne le effettive qualità?
Sabato 16 aprile
Sabato la nostra attenzione sarà tutta concentrata sul primo dei due concerti che i Neurosis terranno per celebrare i trent’anni dalla formazione, con una setlist che per due serate andrà a pescare da tutta (tutta) la loro discografia. Il cammino di avvicinamento comincerà con gli Skepticism, che proporranno una scaletta decisa dai fans, i Brothers Of The Sonic Cloth, la nuova band del famosissimo “macellaio di Seattle” Tad, e i Tau Cross, la band post-punk (e molto altro) formata da Rob Miller (Amebix) e Michel Langevin (Voivod). Poi sul Main Stage saliranno ancora una volta i Converge, con uno show speciale chiamato “Blood Moon”, nel quale i ragazzi di Salem proporranno versioni rielaborate del loro materiale più “lento”, con la partecipazione di Steve Von Till, Ben Chisholm, Chelsea Wolfe e Steven Brodsky (che ultimamente col compagno di merende Ben Koller sta facendo un paio di cosine interessanti…). A preparare il terreno agli headliner ci penseranno gli Amenra: due concerti anche per loro al Roadburn 2016, in quello di sabato proporranno solo materiale acustico.
Nonostante l’abbondanza di eventi sul palco principale faremo sicuramente un salto all’Extase. Qui dopo i Naðra, uno dei tanti progetti gravitanti in orbita Misþyrming, suoneranno i Chaos Echoes, autori di uno dei dischi più affascinanti del 2015. Stiamo parlando di Transient, stupefacente affresco multicolore a metà strada tra drone, elettronica, jazz e death/black metal. Altro nome segnato sul nostro taccuino è quello della band post rock/metal islandese Kontinuum: se apprezzate i Sόlstafir o i Sigur Ròs recuperate Earth Blood Magic e l’ultimo Kyrr.
Domenica 17 aprile
La domenica al Roadburn è tradizionalmente il giorno meno denso di eventi, ma noi probabilmente troveremo comunque poco tempo per respirare. Nella Green Room si comincia con Mirrors For Psychic Warfare, il nuovo progetto di Scott Kelly e del guru Sanford Parker, ultimamente molto attivo sia come produttore che come musicista (Minsk). Riusciremo a fare solo un assaggio però, perché quasi contemporaneamente sul Main Stage saranno di scena i norvegesi Green Carnation, impegnati nel riproporre per intero il loro capolavoro Light of Day, Day of Darkness. Dopo un rapido ritorno nella Green Room per assistere al ritorno degli storici “fulminati” Blind Idiot God torneremo nella sala principale per goderci il post rock degli australiani Jakob, autori del magistrale Sines. In serata assisteremo al secondo show celebrativo dei Neurosis, preceduto da un concerto “regolare” degli Amenra e seguito dai Buried At Sea. Stiamo parlando della prima band di Sanford Parker, convenientemente tornata sulle scene in pieno boom-post (o forse anche un pelo in ritardo…) ma che ai tempi era nota per essere una delle band più lente e pesanti in circolazione. Una vera chicca per chiudere al meglio questa edizione del Roadburn Festival, che si preannuncia davvero spettacolare.