GueRRRa, sì, un nome programmatico scritto con tre ‘R’, tipo ‘ruspa’, ‘rancore’ e ‘randellate’, un nome che promette bene come l’uomo nudo che si libra in volo in un ‘double-jump carpiato’ (citazione per intenditori) disarticolato, il corpo esile e nervoso come quello dei soggetti di Schiele, spigoloso e angolare come la musica che lo scuote e scaraventa per aria.
Duo poco ortodosso, questo di Terni, dedito ad una musica angolosa tutta incentrata sul freddo manico d’alluminio di una Kramer, pelli di diversa misura e una sequela di personaggi storici e non celebrati nei titoli delle otto tracce sprovviste di voce. Soprusi si basa su questo equilibrio. Tale proposta minimale e diretta potrebbe suscitare aspettative e dubbi a scatola chiusa, perché non molti duo sanno tenere desta l’attenzione e le palpebre del pubblico aperte, ma se c’è qualcosa che di sicuro alla band non manca sono la frenesia e l’energia con cui assale i nervi dell’ascoltatore: aggiungete il vostro nome alla tracklist ed ecco compiersi il nono ‘sopruso’ non scritto dai GueRRRa. “Ipazia D’Alessandria” parte con un arpeggio in sordina ma spiazza quasi subito gettando le fondamenta del disco a venire: chitarra e batteria a braccetto in una balbuzie che scoppia in improperi distorti (2’02’’) ma che acquista poi la forma di un dialogo strutturato col farsi della canzone. “Filoteo Alberini” e “Giordano Bruno” seguono con passo zoppicante e si riassestano l’una su un 5/4 prima di contorcersi e l’altra su stop & go e seguente cassa dritta. A parte i rumorismi semi-sconnessi di “Alan Turing”, che si ripiglia da una crisi epilettica solo al minuto 4’30’’ per scatenarsi in una danza spastica, il disco riprende la precedente rotta di collisione con le scariche elettriche di “Nikola Tesla”, i tribalismi sull’intro di “La Scimmia” che si evolvono in riff di 6/4 e 7/4 allungati o tagliati, e l’ottimo finale regolare di “Max Stirner”, che dopo due brevi sfuriate proto-grindcore chiude il disco riesumando quel pizzico di melodia fino a questo momento rimasto semisommerso dalle bordate compresse degli altri pezzi e condendolo con un bel sax in solo simil-free.
Musicalmente si potrebbe dire che i GueRRRa suonano un math-rock squilibrato, asciutto e tagliente, e si collocano tra Yowie e Grand Ulena ultra-addomesticati (mancano le stramberie simil-cartoonistiche dei primi e i momenti di impro radicale dei secondi), certe strutture martellanti tanto care a Pneu e Papaye e infine – va detto – un compiaciuto onanismo che solo chi suona musica strumentale conosce e può apprezzare, ma che in quanto tale, se non orientato al superamento di se stesso, genera solo piacere personale e zero prole.
Cervellotico questo Soprusi, forse un po’ difficile sulla lunga distanza, eppure portatore di un gene sincero e, speriamo, futuribile. La GueRRRa non è poi così brutta come la si dipinge.
(Cave Canem D.I.Y, Kaspar House, 2015)
01. Ipazia d’Alessandria
02. Filoteo Alberini
03. Giordano Bruno
04. Alan Turing
05. Nikola Tesla
06. La Scimmia
07. Pippa Bacca
08. Max Stirner