Quando si fa musica strumentale spesso la chiave dell’ascolto sta nel saper rimpiazzare la rilevanza delle parti vocali nello scenario sonoro in qualche modo, che sia più dinamismo, un lavoro melodico accurato o qualsiasi caratteristica che si unisca al lavoro degli strumenti col compito di non farlo apparire sterile. In questo contesto cercano di dire la loro gli Hemelbestormer, formazione belga che propone un post metal dalle ampie vedute e dalle svariate influenze che riesce a sopperire alla mancanza della voce. Alle porte dei dieci anni di attività sono tornati con loro terzo album (quarto se si considera anche la collaborazione con Vanessa Van Basten), Collide & Merge, con cui cercano la continuità e magari qualche passo in avanti rispetto al passato, consolidando il sodalizio con Ván Records.
La musica dei Nostri ha sempre gestito e amalgamato sensazioni eteree miste a momenti monolitici e oscuri, che in questo lavoro vengono prediletti. Ci si ritrova spesso disconnessi in un’estasi misteriosa, le cui fondamenta ergono sulla possente centralità del post e del doom metal, che sono corpo e anima dei sette pezzi, anche se nell’ascolto si trovano svariati riferimenti esterni. Per mantenere alto l’interesse e la varietà, infatti, sono diversi i momenti più concitati e vicini a un black metal che rimane in ogni caso cadenzato e altri passaggi che tra post rock e sfumature ambient donano attimi di contemplazione e riflessione. L’inizio, va detto, non è dei migliori: l’opener “Collapsar” non riesce a spiccare ed è inoltre penalizzata dalla lunghezza di 18 minuti, in questo caso non gestita nel migliore dei modi. La durata media notevole dei pezzi non è una novità per la formazione belga, ma una caratteristica immutata nel tempo che con la sua delicatezza risulta un’arma a doppio taglio sulle composizioni. Ci sono altri momenti in cui i minutaggi copiosi non influiscono negativamente nei pezzi, e si possono incontrare prevalentemente nella parte centrale dell’album, in cui i sentori doom e un lavoro melodico avveduto fanno la loro sporca figura. Interessante anche la title-track, una sorta di intermezzo da quattro minuti in cui spicca un arpeggio in pulito melanconico accompagnato dal cantato che per l’unica volta fa capolino nell’ascolto grazie al timbro soave di Michelle Nocon (Of Blood and Mercury, ex Bathsheba), che non sfigura tra due monoliti come “Quasar” e “Void”, i quali si potrebbero considerare i brani migliori del lotto. Si giunge alla conclusione dell’ascolto dopo quasi un’ora e un quarto non eccessiva ma nemmeno memorabile in tutti i suoi settori. Gli Hemelbestormer con questo album hanno fatto il passo più lungo della gamba, non riuscendo a far spiccare ogni valore della loro musica, evocativa tra fascino e oscurità, ma che avrebbe reso meglio in forma più contratta, con anche la conclusione che appare protratta un po’ troppo per le lunghe.
Luci e ombre dominano Collide & Merge, con l’interesse che purtroppo non regge alla prova del tempo, ma dei meriti vanno comunque conferiti ai quattro musicisti. Più si ascoltano i sette capitoli che compongono questo disco, più ci si rende conto di come la formazione possa alzare ancora di più l’asticella e cercare di smuoversi dall’attuale posizione in secondo piano nel panorama post metal. Sperando che il futuro porti gli Hemelbestormer a perfezionare la propria proposta, un ascolto di questo loro nuovo lavoro è comunque consigliato, dato che nasconde dei momenti piacevoli e la ridondanza di alcuni frangenti non incide molto a primo impatto.
(Ván Records, 2021)
1. Collapsar
2. In Praise of Sun
3. Quasar
4. Collide and Merge
5. Void
6. Decoding the Light Vault
7. Portals IIII