Dai monti svizzeri arrivano gli Herod, band dai sapori progressive misti a sludge, grind e chi più ne ha più ne metta. Il loro nuovo lavoro si intitola Sombre Dessein composto da sette brani uno più interessante dell’altro – ah quasi dimenticavo, questi loschi figuri escono dalla sempre prolifica e attenta Pelagic Records. Purtroppo arriviamo alla recensione di questo disco con colpevole ritardo, ma come si dice meglio tardi che mai.
In certi dischi prog è sempre alto il rischio di imbattersi in qualcosa di sconclusionato e piatto, ma non è questo il caso fortunatamente. In Sombre Dessein si trova di tutto, cavalcate prog, breakdown mastodontici, suoni ambient e beat malati. Tutto questo parte con la doppietta iniziale fortemente collegate, infatti il titolo è praticamente lo stesso: “Fork Tongue (Intro)” e “Fork Tongue”. La produzione, che è passata sotto le sapienti mani dell’ingegnere Julien Felmann, è molto calda, acida nei punti giusti e una batteria martellante nelle cuffie. Tutto questo si più riassumere in una parola: dinamicità, caratteristica che purtroppo spesso latita in molto band simile agli Herod. I Nostri non rischiano mai nemmeno di essere schiacciati dal loro sound in tutto l’intero lotto. Il cantante e chitarrista Mike Pilat (ex-The Ocean) scatena la sua furia cieca in ogni canzone e questo è sinonimo di qualità. In “SilentTruth” è possibile ascoltare delle ottime poliritmie, sezione introspettive e quando serve una sferragliata hardcore.
Sombre Desseinè un disco con la D maiuscola, da rimanere a bocca aperta. Ci sentiamo di consigliarlo a tutti gli amanti di The Ocean, Meshuggah, Neurosis e Cult Of Luna. Un tesoro che va scoperto.
(Pelagic Records, 2019)
01. Fork Tongue (Intro)
02. Fork Tongue
03. Reckoning
04. Don’t Speak Last
05. Silent Truth
06. Mourning Grounds
07. There Will Be Gods