Quello degli Hexis è un meccanismo ormai collaudato, con la band da Copenhagen che è diventata uno dei nomi più discussi nel panorama blackened hardcore internazionale. Ciò che li caratterizza è la loro instancabile attività live: nel corso degli anni, infatti, hanno tenuto tour da più mesi con addirittura due concerti nella stessa giornata in alcuni casi, suonando in giro per tutto il globo. Ma la loro energia non si vive soltanto davanti a un palco; i loro lavori in studio sono altrettanto rocciosi, e dopo un lustro di attesa è arrivato il momento di accogliere il loro terzo full length: Aeternum, in uscita per un’etichetta per cui l’oscurità è il pane quotidiano: Debemur Morti Productions.
I due precedenti album, Abalam e Tando Ashanti, sono lavori validi ma non particolarmente memorabili, incapaci di rimanere particolarmente impressi a lungo termine. Con questo nuovo capitolo però è ben chiara l’intenzione dei Nostri di fare un grande passo in avanti, modellando un’opera più complessa e angusta, in cui la loro tipica veemenza possa esprimersi al meglio e superare la mancanza di personalità che ne ha caratterizzato i primi lavori. Dopo i primi pezzi che introducono il lavoro con la sfacciataggine tipica dei danesi, “Exhaurire” è un passaggio fondamentale dell’ascolto. Si tratta, infatti, di un brano decisamente più lungo per la media dei Nostri con i suoi quasi otto minuti, e questo minutaggio viene sfruttato al meglio per massimizzare l’intensità sprigionata. Ampliando gli orizzonti della propria proposta, senza stagnarsi su offensive a testa bassa ma lasciando spazio a pezzi più sfaccettati, gli Hexis riescono ad apparire ancora più spietati del solito. In questo modo ci si ritrova in un oblio tra feroci aggressioni blackened hardcore e passaggi più abissali, tra accenni vicini a post e sludge e trame ambient tenebrose. Il vigore di Aeternum si fortifica in momenti quali il lento ed enigmatico incidere di “Vulnera” e “Amissus”, e in questo modo i pezzi più diretti non si trovano a sorreggere da soli l’intero album, giovandone nel complesso. Non a caso canzoni come “Tacet” e “Captivus” appaiono ben contestualizzate e capaci di liberare la propria rabbia senza ricadere nell’anonimato.
I tre quarti d’ora di musica sono molto profondi e non lasciano attimo di respiro, si vivono in apnea esplorando scenari avvolti nella desolazione. Degni di nota i progressi della formazione danese, i cui primi due album risaltavano maggiormente l’impatto live della proposta mettendo in secondo piano l’organico complessivo dei pezzi e la loro personalità. Con il terzo disco gli Hexis sono tornati fortificati da maggiore maturità che ha permesso loro di lavorare sull’impeto delle proprie composizioni, i cui scenari ora sono molteplici e ne valorizzano l’impatto granitico.
(Debemur Morti Productions, 2022)
1. Letum
2. Divinitas
3. Exhaurire
4. Interitus
5. Tacet
6. Accipis
7. Nunquam
8. Vulnera
9. Captivus
10. Memento
11. Amissus
12. Aeternum