Tornano in pista i veneti Hobos, tra i principali alfieri della sempre florida scena hardcore/crust della regione. Il secondo album dei pezzenti si intitola Nell’Era dell’Apparenza, e già il titolo rappresenta una dichiarazione d’intenti e quella necessaria dose di critica sociale che in un contesto punk non può mancare.
In realtà, gli Hobos vanno qui ben oltre l’hardcore-punk sfociando volentieri, nei venticinque furibondi minuti dell’album, in territori prossimi al death’n’roll (quello degli Entombed di metà anni Novanta) e al death scandinavo tout-court (pensate agli ultimi Hierophant); talvolta, quando premono sull’acceleratore, gli Hobos si avvicinano al grind à la Cripple Bastards. Queste le coordinate fondamentali del disco, difficile da scomporre nei singoli pezzi ma da gustare (o subire) tutto d’un fiato, trainato dal growl del vocalist Fabione, incazzato come non mai, e dalle doti tecniche non indifferenti della parte strumentale (in particolare le chitarre).
Gli Hobos hanno tirato fuori un prodotto che non brilla per originalità (ma nemmeno vi ambisce), ma che è dotato di indubbia personalità e che sarà capace di farsi apprezzare anche al di fuori dei confini italiani. La classe non è acqua (in questo caso, piuttosto, vino in cartone).
(Spikerot Records, 2019)
1. L’incubo della Follia
2. Uno di Troppo
3. Prega per Te
4.Fino alla Fine
5. La Fine dei Sogni
6. Brucia Dentro
7. L’era dell’apparenza
8. Generazione Testa Bassa
9. Ora d’aria
10. Essi Vivono