A distanza di ben quattro anni dal monolitico esordio targato Relapse Records, Cloak of Ash, gli Hope Drone tornano alla ribalta con Void Lustre. Quest’ultimo, stando alle parole della band, sarebbe stato forgiato dal dubbio, dalla disperazione e dal lutto. I brani avrebbero inoltre subito un fine processo di cesellatura attraverso varie riscritture, al fine di veicolare una tanto agognata catarsi. Un simile messaggio sembrerebbe pervadere l’essenziale artwork caratterizzante la release: una figura amorfa – quasi una fiamma inestinguibile, a simboleggiare la vorticosa natura caotica del dolore – sovrasta una formazione rocciosa, su uno sfondo nero pece, simile ad un vasto cielo brullo, del tutto privo di astri. Ci troviamo quindi, senz’ombra di dubbio, dinanzi ad una formazione che fa della musica anzitutto uno strumento d’espressione, in cui le movenze congiunte di black metal, post-rock e sludge rappresentano la tavolozza plumbea attraverso la quale gli australiani tratteggiano, con pennellate robuste e veementi, i contorni della propria creatura. Il muro sonoro, generato dalle cinque tracce che compongono il lavoro, beneficia inoltre di una produzione potente ed efficace ad opera di Mell Dettmer (Earth, SunnO))), Wolves in The Throne Room); le premesse sembrerebbero dunque le più invitanti possibili.
I sessanta minuti e più lungo i quali si dipana Void Lustre offrono soluzioni che qualsiasi appassionato del genere si aspetterebbe di trovarvi: blast beat rabbiosi, costellati da tremolo picking laceranti, allentamenti atmosferici in cui chitarre e tastiere esplorano le più abissali tonalità emotive, brani lunghi ed articolati, quasi ci trovassimo dinanzi una suite a più movimenti. Tra le composizioni spiccano in particolare “In Floods Dephts”, recante le armonizzazioni più accattivanti del platter -sembrerebbe quasi di trovarsi al cospetto dei più ispirati Downfall Of Gaia– nonché “This Body Will Be Ash”, che ci regala suggestivi intrecci tra vocals melanconiche e un riffing in tremolo picking aggraziato ed intrigante.
Anziché vivere di vita propria, tuttavia, i vari brani sembrano esser parte di un unico imponente brano, tale è l’omogeneità che possiamo ravvisare nella struttura dei vari episodi che si avvicendano nel platter. Se, da un lato, tale peculiarità rappresenta un punto di forza, dando coesione e maggior forza all’insieme, dall’altro rende Void Lustre eccessivamente monolitico, e privo del mordente e dell’originalità che potrebbero condurre gli Hope Drone a primeggiare su formazioni ben note, fautrici di proposte molto simili. Pur potendo facilmente appagare chiunque non abbia ben esplorato il lascito di pionieri quali Altar of Plagues e Wolves in the Throne Room, gli Hope Drone avranno un inevitabile sapore di già sentito per i veterani del genere. Se ne consiglia dunque l’ascolto tanto agli irriducibili fan del post black quanto a chi voglia saggiarne per curiosità la proposta, tenendone bene a mente tanto i pregi quanto i limiti.
(Moment of Collapse, Sludgelord Records, 2019)
1.Being into Nothingness
2. Forged by the Tide
3. In Floods & Depths
4. This Body Will Be Ash
5. In Shifting Lights