Maa Antaa Yön Vaientaa si traduce in italiano con “La terra dona silenzio alla notte”, e le atmosfere enigmatiche del disco rimandano proprio all’oscurità della notte, accompagnata da ventate gelide e percezioni eteree. Il nuovo album degli Horte è uscito da poco per Pelagic Records e trasporta in un’esperienza alienante e inusuale, con il loro stile a metà tra dream pop e post-rock, con ulteriori incursioni, che attira sicuramente l’attenzione. I due generi appena citati sono indubbiamente territorio ideale per esplorazioni sonore, e la cosa riguarda anche i finlandesi, che interpretano con le loro composizioni le atmosfere sognanti e oniriche che stanno alla base dello stile dando loro connotazione più oscure e ipnotiche.
L’album non è particolarmente immediato, e va intrapreso come un viaggio man mano sempre più espressivo e accattivante, che tendenzialmente necessiterà di più ascolti per essere compreso al meglio. Le trame strumentali, governate costantemente da synth e basso, a cui si aggiunge la voce avvolgente della cantante, delineano scenari estasianti ma con venature misteriose, utili a far calare l’ascoltatore nel contesto notturno citato in apertura. Proprio come anime in contemplazione dinanzi a uno scorcio in natura che si fa inghiottire dalle tenebre notturne, ci ritroviamo in un’esperienza che è anche introspettiva, specialmente se si prendono in considerazione attimi flemmatici come il lento crescere di “Kilpemme”. Non a caso, nelle note descrittive del disco su Bandcamp, viene citato Nietzsche con le sue note parole “Quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro”; abisso che in questo caso è l’oscurità della notte, uno sguardo reciproco e catartico, di profonda riflessione. In generale, le atmosfere create dagli Horte non dispiacciono e non ricalcano eccessivamente band dalle sonorità simili, con la loro musica che ci accompagna delicatamente in un ascolto piacevole, in cui spiccano diversi momenti degni di nota. Il livello è sempre costante, e pur non avendo mai picchi ineccepibili crea un flusso continuo per tutti i sette brani, che si può vedere più come una dimostrazione di potenziale che come un effettivo punto d’arrivo. La musica appare come il sottofondo dello scenario esposto in precedenza, in cui ci troviamo liberi di interpretarlo in maniera soggettiva, considerando anche i testi i finlandesi che, per chi non predilige la lingua, permettono di non inquadrare le composizioni associandole a tematiche precise ma lasciano la libertà di intenderle liberamente, in base alle atmosfere create. Con il passare dei pezzi si fanno notare anche arrangiamenti sempre più incalzanti che finiscono per sfociare nella variegata ed eccentrica “Väisty tieltä”, dai tratti vagamente prog rock.
Dalla fredda Finlandia arriva un disco delicato ed espressivo, nel quale vengono presentate sette tracce dalle ampie vedute. L’approccio semplice ma efficace degli Horte ha permesso loro di fare un passo in avanti rispetto al già discreto debutto omonimo, implementando spunti più eterogenei che rendono i 36 minuti una continua e piacevole evoluzione sonora.
(Pelagic Records, 2021)
1. Pelko karistaa järjen
2. Ilman nurkka
3. Kilpemme
4. Valoa on liikaa
5. Kun joki haihtuu
6. Väisty tieltä
7. Konttaa, ne konttaa II