1. Arcane And Obscure
2. Core Confinemente
3. Shadows That Vibrate
Gli Hyperborean, band death metal da Cesena in cerca di etichetta, citano testualmente come maggiori ispirazioni “Ulcerate, Meshuggah and Decapitated”. Dopo i Nero di Marte, chiunque citi gli Ulcerate come fonte d’ispirazione rischia di passare attraverso scomodi paragoni con la band italiana, da qualche tempo ritenuta la risposta europea ai neo – zelandesi (senza dimenticarsi i padri del “genere”, quei ragazzi canadesi che rispondono al nome di Gorguts). Per fortuna degli stessi Hyperborean sarebbe pressoché inutile avanzare paragoni tra le band, grazie soprattutto all’originalità della formula offerta dai romagnoli.
Il loro EP si presenta come un ottimo amalgama di soluzioni che pescano a piene mani dal sound dei tre mostri sacri citati tra le loro influenze, con anche un’aggiunta di certi passaggi che si spingono verso lidi formalmente post metal. Le sonorità di Meshuggah, Ulcerate e Decapitated si uniscono dunque nella soddisfacente prova di forza ed intelletto che rende onore a Ste (chitarra), Fede (basso) e Guido (batteria), musicisti consapevoli delle proprie capacità che sfruttano la loro evidente fervida vena compositiva fornendoci tre tracce di death metal a cavallo tra le sue correnti più moderne, tra le quali spiccano la propensione meramente “moderna” del sound caratterizzato da tempi dispari, groove, blast e tecnica nella giusta misura, senza correre il rischio di alienare troppo l’ascoltatore (pecca questa che purtroppo gli Ulcerate si portano appresso spesso e volentieri) e la componente “post” che fa il suo ingresso a partire dalla prestazione vocale di Sara.
L’ascolto risulta particolarmente gradevole, grazie soprattutto alla facilità (nonché l’abilità) con la quale questi ragazzi dimostrano di essere in grado di unire con mani sapienti le veloci partiture della loro anima death con stacchi posizionati nel punto giusto per ogni canzone, così da non appesantire la proposta e riuscire oltretutto a variarla aggiungendo quelle atmosfere che ricordano un po’ alla lontana gli Allochiria (nuova “promessa” greca del post), sia per la voce sia per quel retrogusto sludge che impregna gli arpeggi usati proprio per staccare le differenti sezioni delle canzoni. Gli Hyperborean si presentano dunque volenterosi e capaci, gli manca solo un’etichetta per compiere un passo in avanti e ottenere anche una meritata visibilità su un panorama in continua crescita in cui i ragazzi sarebbero facilmente in grado di farsi notare. Promossi.
7.5