Non l’avete richiesta, ma questa recensione adesso è qui. You didn’t ask for it, but now it’s here è il primo EP dei fulginati Iatagano, esplosivo trio che definire solamente post-hardcore sarebbe alquanto riduttivo. Ma non indugiamo in sciocche catalogazioni, bensì sistemiamoci il boccaglio, la ciambella alla vita, e tuffiamoci a bomba nella loro musica.
Arrivati al bordo della piscina, ci fermiamo di colpo sul limitare di essa, notando delle stranezze impossibili da trascurare: tra la folla vi sono degli alieni, e nel cielo un UFO a forma piramidale. Quando un gruppo musicale, ancor prima di suonare la prima nota della prima canzone riesce a suggestionarmi visivamente attraverso un artwork, è sacrosanto rendergliene merito. “The Great Goat Escape” dà inizio alle danze, tra ritmi sincopati ed un timbro vocale che riporta inevitabilmente alla mente quello di Jello Biafra, scuotendoci con una sezione ritmica decisa e risoluta. Il successivo brano, “Supervaxxxer”, si apre con energia a sonorità che emanano hardcore punk da tutti i pori, spronandoci a praticare il famoso ballo del two-step, prima di lanciare in acqua tutti gli alieni presenti sulle sdraio, facendoli inevitabilmente pronunciare parole a noi sconosciute, ma decisamente reminiscenti a delle blasfemie. Proseguiamo con “Metal Is 4 Beautiful People”, indubbiamente il brano più orecchiabile dell’intero lavoro, ma non per questo meno riuscito degli altri, anzi: i gorgheggi nel ritornello vi rimarranno in testa per un bel po’, ve lo posso assicurare. Una nota di merito (ma anche due) va ai testi, scanzonati, ma spassosissimi da leggere. “Homophobophile”, ad esempio, oltre ad avere una sezione ritmica che ci martellerà senza pietà tra la furia delle pelli e la pesantezza del basso, ha uno dei testi più assurdi che abbia mai letto. Questo è, a tutti gli effetti, un invito in primis ad andare a leggerselo, e, in secundis, a stringere la mano al fautore di questa perla rara. Poi, rimbalzando allegramente su un tappeto elastico, ci lasciamo schiaffeggiare dalle dissonanze chitarristiche di “Leftover Rock”, brano che fa di esse la colonna portante, assieme a dei riff di chitarra ballonzolanti. Infine l’EP va concludendosi con “GOOD BOI”, dove è il cantato ad essere nuovamente il protagonista, adagiato sopra ad una ferrea linea di basso; ecco che entra un riff di chitarra, il quale nasce post-hardcore, per morire rock ‘n’ roll. Scusate per la rima, ma era necessaria.
Si è già fatta sera, e indossando l’accappatoio, ancora fradici di divertimento, sogniamo il giorno in cui potremo immergerci nuovamente nella musica degli Iatagano, che in soli quindici minuti ci hanno dimostrato che i generi musicali non sono altro che delle convenzioni, e come ogni convenzione, è giusto metterli in discussione, infischiandosene altamente di essere incasellati in un marmoreo genere. Osare è fondamentale per portare avanti l’arte tutta, e i nostri, regalandoci un assaggio di quello che potrebbe essere la loro futura discografia, ce lo hanno rammentato.
(Autoproduzione, 2024)
1. The Great Goat Escape
2. Supervaxxxer
3. Metal Is 4 Beautiful People
4. Homophobophile
5. Leftover Rock
6. GOOD BOI7.5