LIVE CODING – L’ARTE DI PROGRAMMARE
Oggi siamo qui per parlare di live coding, ovvero di questa tipologia di scrittura che crea musica. “Cos’è il live coding?” è stata la prima domanda che mi sono fatto quando mi sono imbattuto in una registrazione di un live di nonmateria.com, musicista che pratica questo tipo di scrittura, colpito dai suoni brillanti di quell’esecuzione. Per la precisione questa: https://lightitem.bandcamp.com/album/nonmateria-com-zona-warpa
Il live coding sostanzialmente è una tecnica che rende l’attività di programmazione parte portante dentro un programma già attivo, difatti viene usato in tantissimi modi: per controllare un sistema di illuminazione per esempio, o per creare un sottofondo per danze o poesie ed ovviamente ci si fa la computer music, proiettando su schermo queste scritte indecifrabili che sono le sorgenti di quel che accade come potete vedere in questo live di Toplap Italia:
Facciamo uno step chiarificatorio, cos’è Toplap? Una community di appassionati e spesso preparatissimi musicisti che condividono la passione del live coding e già questo ci riporta al romanticismo di vivere la musica condividendola. È nata nel 2004 ed ha un manifesto che è una dichiarazione di intenti; una delle postille di questo è che i performer dovrebbero per trasparenza della performance far vedere al pubblico lo schermo del pc e questo crea già di per sè un aspetto multimediale dal mio punto di vista molto interessante: una performance di live coding diventa subito qualcosa di visivo oltre che uditivo. Ho chiesto a Toplap Italia e a chi volesse di rispondere a qualche domanda per avere diverse voci sull’argomento, questo è quanto ne è venuto fuori. Prima però per piacere di cronaca vi lascio un bellissimo tutorial di Pure Data (software gratuito) condotto da Tommaso Rosati, musicista che ha scritto Suono elettronico. Manuale per studenti di tecnologie musicali e altri esploratori di suoni, uno dei pochi libri in lingua italiana di semplice comprensione per chi volesse affacciarsi al mondo della musica elettronica:
Ciao. La prima domanda di rito è, musicalmente parlando, da dove venite?
NONMATERIA.COM: A livello musicale vengo da un miscuglio di situazioni, nella mia adolescenza (siamo nel 2024, si sta parlando di quasi una ventina di anni fa) suonavo le tastiere in varie band di Caserta. Ad una certa presi spiccata predilezione per i suoni sintetizzati e derivazioni industrialoidi. Successivamente frequentai dei corsi di composizione al conservatorio di Napoli, mentre nel frattempo scrivevo principalmente musica elettronica più o meno IDM. Ad un certo punto raggiunsi un livello di autocritica così distruttivo che non riuscii più a comporre, mollai la musica per darmi alla programmazione (avevo già fatto un paio di anni di informatica all’università, quindi avevo un po’ di basi). Per una decina di anni ho usato la programmazione applicandola a vari campi artistici (installazioni, performance teatrali, visuals, etc etc) prima di sentirmela di nuovo di ricominciare a suonare.
GAMBIT: Ciao e grazie per l’interesse e l’intervista. Toplap è un’organizzazione fondata nel 2004 per promuovere la pratica del live coding sia musicale che visuale, la cui sezione italiana è nata nel 2019 in occasione di un laboratorio di Alexandra Cardenas. Durante il periodo del covid in Italia abbiamo iniziato a costruire un po’ comunità ed eventi attorno a questa pratica, prevalentemente su Telegram e Discord, organizzando incontri quando possibile. Chi si avvicina al mondo del LC può venire dalle più disparate direzioni: chi dalla musica strumentale, chi dalla programmazione, chi dal mondo dei synth e delle “macchinette”, o semplicemente curios_ che vedono in questa forma di produzione una possibilità di ibridare pratiche diverse.
ETOL: La community Toplap Italia è un posto dove artisti diversi, che usano il codice per esprimersi ed il live coding come tecnica, si ritrovano per condividere e organizzare eventi, workshop e quant’altro.
La seconda domanda è come vi siete avvicinati al live coding?
MARIA CHIARA DI MARTINO: Il mio primo approccio è è avvenuta grazie a Rafael Bresciani, un artista eccezionale e una persona straordinaria, che mi ha illustrato il funzionamento di questo mondo e mi ha introdotto alla comunità. Con il suo aiuto ho esplorato Strudel REPL, risorsa online gratuit che consente di cimentarsi con la programmazione musicale in tempo reale. In seguito, ho partecipato a workshop condotti da Daniele (Gambit) su FoxDot e da Lorenzo Antei su Hydra. Queste esperienze mi hanno permesso di collaborare nell’organizzazione di vari eventi che si sono svolti nell’area tra Pisa e La Spezia.
Cosa differenzia il live coding da altre tipologie di approcci musicali?
LIXT: Secondo me è un modo di pensare diverso e flessibile. Uno per suonare lo strumento deve imparare quelle informazioni specifiche, mentre con il live coding puoi suonare anche senza saper musica. E poi, se sai un poco di questo e un poco di quello impari ad applicare queste conoscenze e tutto questo risulta nel modo in cui usi il codice.
GIOVANNI: lo differenzia dalle altre pratiche musicali il fatto che per la prima volta il corpo di chi suona non è materialmente coinvolto nella produzione sonora dal vivo. Il ritmo, così come il suono, viene organizzato e percepito da tutt_ quell_ coinvolt_ nell’evento e prodotto attraverso processi mentali che si sviluppano in tempo reale. Un approccio totalmente nuovo e rivoluzionario alla performance, possibile grazie a nuove modalità di interazione tra musicista e macchina, chi pensa e chi esegue la performance.
RETURN_NIHIL: Direi tre fattori: 1) Il rapporto intrinseco con l’errore, che generalmente non viene vissuto come una problematica ma come possibilità integrante della performance; 2) l’attenzione esplicita al processo, in quanto è possibile seguire passo dopo passo le scelte musicali attraverso la proiezione degli schermi; 3) l’attitudine della community all’inclusione e alla condivisione spontanea di conoscenza, che per me rappresenta un gesto politico molto forte e di grande valore.
Qual’è la cosa che trovi più interessante di questa pratica performativa?
NONMATERIA.COM: Devo dire che in effetti più che essere interessato al live coding sono interessato ad Orca, è il linguaggio giusto per esprimere le idee musicali che più mi va di esplorare, quali l’uso di pattern sia melodici che ritmici in qualche maniera “intrecciati” (è un po’ difficile da descrivere senza una dimostrazione pratica), un’evoluzione lenta dei pattern e l’uso di accordature microtonali diatoniche. Orca è inoltre l’unico linguaggio di live coding dove ogni lettera è piazzata su una griglia bidimensionale e quindi per scrivere del codice compatto è anche essenziale “incastrarlo” bene, insomma è una forma di puzzle. Potete dare un occhiata ad alcune schermate di Orca qui: http://nonmateria.com/orca_demos.html; inoltre ecco un link di rito alla pagina del linguaggio: https://100r.co/site/orca.html
LIXT: Trovo interessante essere capace di percepire come ragiona il musicista in tempo reale mentre suona. Non vedi solo il risultato, ma anche il percorso mentale del musicista.
GAMBIT: Innanzitutto il LC mi consente di approcciare la musica con un linguaggio che personalmente mi torna comodo, che è quello della programmazione (nel mio caso il Python). Ma la cosa interessante secondo me è che il LC ti permette di fare musica a partire dalle strutture più elementari, dai mattoncini, o come si dice in informatica, “dal basso livello”. Questo significa che puoi codificare i suoni stessi che poi utilizzi a partire dagli oscillatori e i filtri coinvolti, puoi scrivere il comportamento specifico che assumono nella traccia o andare a cambiare i parametri del suono in uscita, oppure semplicemente divertirti a scaricare i codici di altre persone dal web e giocarci. Ovviamente queste sono cose che eventualmente puoi fare anche con altri strumenti, infatti si tratta solo di un ulteriore modalità per farlo.
Perché hai scelto la programmazione come via creativa?
NONMATERIA.COM: L’idea stessa del software e dei linguaggi di programmazione è meravigliosa, una scrittura fatta di possibilità eseguita ad una velocità incredibile. Purtroppo l’idea del software nell’iperuranio non corrisponde alla realtà del mondo fisico in cui viviamo, quindi non mi fiderei dell’affidabilità dell’informatica per nulla di più necessario dei videogiochi o della musica.
RETURN_NIHIL: Sono sempre molto interessato all’esplorazione di ecosistemi sonori e dei loro constraints. In questo contesto, il live coding mi ha regalato una prospettiva nuova sulla struttura musicale e sul tempo performativo, in un contesto estemporaneo per me del tutto inedito a metà tra l’improvvisazione e la composizione.
MARIA CHIARA DI MARTINO: L’aspetto più affascinante è senza dubbio la comunità che si forma attorno a questa pratica. La cultura di condivisione e inclusione che caratterizza questo ambiente è veramente notevole. Questo spirito si riflette anche nelle frasi emblematiche di questa pratica: “show your screen” (mostra il tuo schermo) e “embrace the error” (abbraccia l’errore), evidenziando l’importanza dell’apertura e condivisione e dell’accettazione degli errori come parte del processo creativo.
Quanto è presente la componente dell’improvvisazione nei tuoi live?
NONMATERIA.COM: Sto ancora decidendo riguardo a questo, prima avevo dei “pezzi” che erano delle schermate di sequencers già prestabiliti, quando uscivo da un pezzo entravo direttamente nell’altro, le sezioni e le sequenze erano prestabilite per ogni pezzo ma l’arrangiamento era fatto in tempo reale.
RETURN_NIHIL: Direi un solido 95%. Personalmente, abbraccio la scuola “from scratch”: parto da una pagina vuota e cancello tutto il codice alla fine delle performance. In genere, sviluppo la performance a partire da un’idea iniziale, anche solo in termini di macrostruttura, o da qualche piccola cellula musicale preparata, anche se capita spesso che dopo qualche minuto sia gia’ finito da tutt’altra parte. Ciò si riflette in un’estetica musicale abbastanza scarna, specialmente in termini formali, anche se cerco di delegare molto alla macchina in modo da ottenere variazioni un minimo interessanti.
Cosa usi per suonare dal vivo?
GAMBIT: Ho usato prevalentemente FoxDot con SuperCollider, due programmi che funzionano in comunicazione tra loro e permettono di usare synth e samples scrivendo in Python. Un’altra cosa da considerare è che essendo spesso software open source, i tools di LC sono creati e mantenuti da una larga comunità di persone che spesso creano fork, cioè diverse versioni dello stesso strumento. Recentemente è uscita una nuova versione di FoxDot, Renardo, che implementa molte novità interessanti. Ho anche provato in passato TidalCycles e Sonic Pi, che sono tra i programmi più utilizzati. La scelta del software dipende da molti fattori: linguaggio preferito, genere musicale che si vuole prediligere, notazione e altro. L’importante è mettersi lì e iniziare a smanettare…
MARIA CHIARA DI MARTINO: Utilizzo prevalentemente FoxDot per le mie performance, ma non esito a passare a Strudel REPL a seconda di come si sviluppa l’esibizione.
Ci consiglieresti qualche brano di live coding o performance da ascoltare/vedere?
GAMBIT: Io spesso seguo il canale di Crash Server, un duo francese che usa FoxDot e ha anche implementato molte novità all’interno del programma. Ci sono nomi riconosciuti nel panorama LC, come appunto Cardenas, ma credo che la cosa più interessante sia andare su Youtube e cercare video di persone a caso che caricano le loro produzioni, questo ti fa scoprire combinazioni generative che prima non avresti mai pensato, così come ibridazioni tra LC e altri strumenti, digitali e non.
MARIA CHIARA DI MARTINO: Raccomando vivamente di esplorare le performance di Rafael Bresciani, artista di fama internazionale. Nel campo musicale si distingue per il genere drone, mentre a livello visivo caratterizza le sue performance manipolando testate giornalistiche online su cui enfatizza determinate parole per conferire alle sue opere un forte messaggio socio-politico.
GIOVANNI: consiglio senz’altro un giro sul canale Youtube di DJ_Dave, una live coder newyorkese che fa una musica dance molto orecchiabile e carina, in stile che ricorda gli anni Novanta.
LIXT: Anche la playlist dei Tidal Nightstream (Eulerroom) dove ci sono tutti quelli che hanno partecipato all’evento. Secondo me è un buon punto di partenza per vedere la diversità.
ETOL: Alexandra Cardenas, Renick Bell.