Giunge alla terza release il trio francese In Cauda Venenum, mettendo insieme un concept full length che dimostra una ragion d’essere ed un’esigenza artistica quantomai autentica. In G.O.H.E. viene esposta (nuovamente per la band) una vera compenetrazione di arti, poiché l’album trasduce in musica le vicende della vita, in particolare dell’infanzia, dello scrittore americano di romanzi noir James Ellroy, ripercorrendo dalla sua prospettiva l’assassinio della madre, avvenuto quando il giovane James aveva soltanto dieci anni. Tale crimine è tuttora rimasto irrisolto. L’ispirazione tratta da forme d’arte che collimano con la musica, viene esposta dalla band già nel precedente split/compilation Laura Palmer, Agonie à Twin Peaks (Emanations, 2016), che raccoglie le reinterpretazioni di “Laura Palmer’s Theme” (brano estratto dell’OST di Twin Peaks, realizzata da Angelo Badalamenti), realizzate, oltre che dagli In Cauda Venenum, anche dai loro connazionali Heir e Spectrale. Quindi in una rinnovata collaborazione con la band post-black metal (che viene prodotto prima dalla sub-label Emanations, poi dalla main label), Les Acteurs de l’Ombre Productions ha pubblicato G.O.H.E il 9 ottobre 2020 nei formati CD/digital e vinile 12”, impreziositi dagli artwork realizzati, olio su tela, da Jeff Grimal (The Great Old Ones).
Nei suoi esatti 44 minuti di playing, G.O.H.E. si costituisce unicamente di due tracce, suddivise in diverse sezioni che, ricalcando l’input letterario del disco, possono essere viste come capitoli facenti parte di un’unica narrazione. L’apertura dell’album è affidata all’intro di “Malédiction”, che si costituisce di un’esaustiva sezione atmosferica di tastiere, pad, sound fx, chitarra e violoncello a supporto di spoken words che spesso si presenteranno durante l’ascolto, proprio a delineare la soglia tra un capitolo e l’altro. Tale elemento rimarca, ancora una volta, la simbiosi tra musica e letteratura proposta in G.O.H.E.. L’album però non vive solo di concettualismi, piuttosto le sue ispirazioni sono sorrette da una composizione ed un riff writing di prim’ordine, che rivela la piena maturità della band, raggiunta in tre release, delle quali la più remota risale al primo full length omonimo (Emanations, 2015), sicuramente ambiziose ma finora non abbastanza mature. Le atmosfere continuano anche qui ad ammiccare alla soundtrack, sia grazie al riffing che dipinge soundscape lirici, sia grazie, come già detto, alla suddivisione in capitoli, che risulta efficace e coinvolgente, mantenendo sempre alto il livello d’attenzione, smorzando la tensione con segmenti più rarefatti in cui calzano come un guanto gli interventi di pianoforte e violoncello. Tale ricorso a strumenti legati al frangente orchestrale ma soprattutto a quello classico/romantico però non è da intendere come sinfonismo, in quanto il disco non presenta alcun elemento sinfonico o di orchestra che, stando a quanto complessivamente esposto, sarebbe risultato quantomeno fuori posto e melenso, escludendo eventuali soluzioni che avrebbero del geniale. L’uso dei suddetti strumenti nell’alchimia sviluppata dalla band band difatti è indiscutibilmente apprezzabile, poiché essi trovano impiego sia negli intermezzi, che funzionano da ponte tra un capitolo e l’altro, sia nell’effettivo corpo dei brani, per cui non sarà difficile sentire l’intervento del violoncello e del pianoforte (oltre che di pad e sound fx) durante l’esposizione di tanto ispirati quanto ampi riff post-black metal, collocabili, nello specifico, all’estetica a cui indirizzano anche altre band francesi del genere come Regarde Les Hommes Tomber, Pénitence Onirique e The Great Old Ones, stabilendo per la Francia, come evidente, un primato sul genere, che spesso passa proprio dalla power-house Les Acteurs de l’Ombre Productions. La mastermind di In Cauda Venenum è Romain Lupino a.k.a. Ictus, che in G.O.H.E. ricopre il ruolo di chitarrista, bassista e vocalist, il che fa presupporre che la band si esibisca live per mezzo di session men, o che non si esibisca del tutto. Il polistrumentista eccelle nel ruolo chitarristico (un po’ meno in quello da bassista), stagliando riff e linee dal forte pathos, che risultano poetiche e liriche, sicuramente mosse da una vera esigenza artistica, tanto quanto le vocals, che già dai primi battiti di “Malédiction” si esibiscono in uno scream dalle tinte personalissime, che vengono posizionate nel mix leggermente dietro a gli strumenti, come se fossero una voce fuori campo che, di tanto in tanto, appare ed accresce la disperazione e lo spleen (che già gli strumenti fanno ben emergere), fino ad avere delle venature vocali riprese dal depressive black metal. Il secondo tempo di G.O.H.E. è intitolato “Déliverance”, e riprende la narrazione dei capitoli precedenti, mostrando i momenti salienti del macabro racconto. Qui, nuovamente, trova impiego un ampio intro ambientale di spoken words seguito da una sezione che conferma come il trademark degli In Cauda Venenum sia l’indissolubile sinergia tra gli stilemi del migliore post-black metal, come, ad esempio, un tremolo picking ora malinconico, ora frenetico, sostenuto da blast beat e pattern di batteria intensi ed efficaci, che si uniscono ad archi, pad e pianoforte che non svolgono funzioni di solo supporto, piuttosto anch’essi diventano le fondamenta di una narrativa ben precisa, che in G.O.H.E. diventa precisamente descrittiva, plasmando di fronte all’ascoltatore le scene delle vicende legate all’assassinio della madre di James Ellroy. Tali suggestioni, anche spiccatamente noir, sono rafforzate da lyrics in francese (difficilmente intelligibili, ma ampiamente esposte) che svolgono ad un ruolo di prosa indispensabile per le finalità del disco. La produzione dell’album è curatissima e di alto livello e riesce a dar spazio alla moltitudine di elementi in gioco, che nell’atto compositivo sono sapientemente adoperati dalla band, ma che non avrebbero trovato giustizia qualora chi è stato dietro al mixer non avesse saputo magnificare adeguatamente il potenziale qui esposto, proprio come effettivamente avviene puntualmente in ogni momento del disco.
G.O.H.E. è un opera singolare, nonché un concept album da manuale, dove la musica è al centro dell’espressione tanto quanto lo sono le lyrics ed una volontà di storytelling che renderebbero quest’ultimo opus degli In Cauda Venenum un’adeguata colonna sonora da film. La release si colloca oltretutto in un panorama post-black metal francese d’eccezione, supportato dall’atelier di Les Acteurs de l’Ombre Productions, che inserisce la band nel suo habitat naturale. Il trio qui dimostra una maturità innegabile, specialmente legata ad un espressione peculiare ed autentica, così personale da rendere le scelte della band quasi inopinabili, data la funzione ben precisa di quest’ultime. Tali elementi sono assegnati a specifiche finalità narrative del racconto del trio francese che con G.O.H.E. afferma un identità che non può lasciare indifferenti.
(Les Acteurs de l’Ombre Productions, 2020)
1. Malédiction
2. Délivrance