Quasi trent’anni di carriera (che ricorrono nel 2018), dieci dischi incluso il presente, un’etichetta – la Holy Terror – attiva a fasi alterne, le arti visive: questo è il mondo degli Integrity, cult band dell’hardcore mondiale, e del suo mastermind Dwid Hellion, unico membro permanente del gruppo, oggi affiancato dai due nuovi innesti Domenic Romeo (padrone della minacciosa A-389 Recordings) e Joshy Bretell.
Non è facile maneggiare un gruppo come gli Integrity, da sempre all’avanguardia, uno dei pochi davvero seminali dell’ultimo trentennio. Ma una cosa si può dire di questo Howling, for the Nightmare Shall Consume: siamo di fronte ad un disco strepitoso, uno degli apici di questo 2017. Sulla “consueta” base di hardcore ottantiano ed oscurità apocalittica, gli Integrity innestano con stupefacente naturalezza gli elementi più vari: grind, sfuriate proto-black, e persino hard rock e melodie ammalianti. Tutti questi ingredienti sono ben condensati già in “Blood Sermon”, ma la poliedricità che la band ha voluto infondere in questa decima fatica in studio è ben distribuita: c’è la crustosa ed anthemica “Die With Your Boots On”, e la magnifica “Serpent of the Crossroads” – forse l’acme del disco – che è una quasi-ballad (!) hard-rock, ma come avrebbero potuto suonarla gli High On Fire, specie per il timbro vocale di un funambolico Hellion e il magnifico assolo finale, degno di un guitar hero anni Ottanta, ma senza essere fine a se stesso. Ecco, gli assoli: sono dappertutto, e non te li aspetteresti da una delle band più iconiche della storia dell’hc; soprattutto non ti aspetteresti che siano pensati con tanto gusto, ed inseriti alla perfezione nel contesto delle singole canzoni, sempre funzionali all’espressione melodica del pezzo e mai all’onanistica rappresentazione delle abilità del musicista. In “Unholy Salvation of Sabbatai Zevi” c’è tutto questo, ma senza mai far venire meno la veemenza hardcore propria della band. L’eclettismo del disco tocca forse la sua sommità in “String Up My Teeth”, con i coretti gospel che ad un vecchio poser come lo scrivente hanno ricordato nientemento che “I Don’t Like The Drugs… But The Drugs Like Me” di Marilyn Manson (i più anziani ricorderanno).
Le conclusioni si tirano facilmente: siamo dinanzi ad un disco praticamente perfetto, equilibrato in tutte le sue componenti, che suona Integrity al cento per cento eppure presenta numerosi elementi di evoluzione. Ascolto dopo ascolto, Howling… non perde un briciolo della sua potenza e della sua freschezza, e si è infatti meritatamente guadagnato posto nel catalogo della Relapse, colosso della musica estrema. Dopo il discreto Suicide Black Snake, davvero un ritorno eccezionale per gli Integrity, che dimostrano di aver ancora molto da dire.
(Relapse Records, 2017)
1. Fallen to Destroy
2. Blood Sermon
3. Hymn for the Children of the Black Flame
4. I Am the Spell
5. Die with Your Boots On
6. Serpent of the Crossroads
7. Unholy Salvation of Sabbatai Zevi
8. 7 Reece Mews
9. Burning Beneath the Devil’s Cross
10. String up My Teeth
11. Howling, for the Nightmare Shall Consume