3×2 il tempo passato, 2+2 i dischi all’attivo e 3+5 i membri attuali. Più o meno sono questi gli unici calcoli concessi nell’approcciarsi ad un lavoro del genere, perché, nonostante l’inusitato carattere fortemente strutturato di Cast The First Stone, ricomporre i pezzi del puzzle è compito non semplice fin dall’inizio. Perlomeno musicalmente.
Con l’aggressione di “Burdens” si tagliano (o ricongiungono, che dir si voglia) i legami con quel che fu sei anni fa; rabbia mathcore dritta alla gola, ritmata da una batteria propellente fautrice di caos ma mai caotica, riffing duro, tagliente e granitico, una performance vocale sopra le righe (o che, meglio, di righe e dettami ne sconvolge e disordina parecchi) ed eccezionale per violenza ed espressività. Dissonanza, ma dissonanza disciplinata. Perché non si tratta di caos fine a sé stesso, quanto una diretta espressione del fatto che gli Ion Dissonance sono tornati e non tergiversano. Fa da testimone all’assunto precedente la natura stranamente “ordinata” (termine da prendere con le pinze) di Cast the First Stone tutto: un assalto senza compromessi, certo, ma dai passaggi ben definiti e che mai si lascia andare a deliri insensati col mero intento di confondere e/o disorientare.
Grande impatto hanno due fattori che contribuiscono fortemente al successo di Cast the First Stone: il primo dei quali è la coerenza, spesso, spessissimo sacrificata nei dischi mathcore in un tentativo di emulazione dei The Dillinger Escape Plan che diventa traduzione di caos dalla musica (ancora accettabile) all’esecuzione, la struttura, l’LP stesso, la band. Ed anche in un genere simile sappiamo bene come ciò possa portare, da parte dell’ascoltatore, ad una bocciatura istantanea causa confusione. In questo si sono fatti decisi passi in avanti dal precedente Cursed. Secondo fattore: la produzione. Veramente eccellente, permette ad ogni spigolo del disco di scintillare di propria luce metallica; fredda quanto basta per accentuare tecnicismi e secchi passaggi di batteria, avvolgente a sufficienza per lasciar percepire all’ascoltatore la spiccata vena hardcore di un progetto genuinamente autentico e rinnovato.
Ed anche grazie a questa creatività, sintomo di evidente ispirazione nel “dietro le quinte” dei Nostri, Cast the First Stone si guadagna una decisa promozione. Lungi dall’essere un ricalcare le scene fine a sé stesso, il ritorno degli Ion Dissonance prova che di carne al fuoco n’è stata buttata parecchia e si ha diritto di attenderne altra. Od anche, a considerare la band stessa come ciò che è tutt’ora: una lama ancora affilata. Come prima, più di prima.
(Good Fight Music, 2016)
1. Burdens
2. The Truth Will Set You Free
3. To Expiate
4. To Lift The Dead Hand of The Past
5. Untitled II
6. Suffering: The Art of Letting Go
7. Ill Will
8. (D.a.b.d.a.) State of Discomposure
9. Threading On Thin Ice
10. Virtue
11. Perpetually Doomed: The Sysyphean Task