Dalla malata colonna vertebrale degli originali Iron Monkey – quella degli anni novanta con il defunto Johnny Morrow alla voce – si stacca il midollo spinale formato dai due membri storici rimasti, che fa prendere forma a questo nuovo 9-13 dopo circa diciannove anni di silenzio tombale dall’ultimo full length Our Problem.
9-13 è composto da nove brani dentro ai quali è ben riconoscibile il timbro della band, uno sludge sporco, sgraziato e slabbrato che però qui evidenzia anche un’affinità con il suono di New Orleans (vedi Acid Bath, Crowbar, Down, Eyehategod). La band genera delle nere metastasi maligne che si annidano nel fegato dell’ascoltatore, proprio come avveniva ai tempi dei due album precedenti, e riesce a fare male con brani di forte impatto come le veloci “Destroyer” , “Toadcrucifier R.I.P” e “Mortarhex”, oppure la convulsa “Omegamangler” e la sabbathiana “The Rope”.
Una miscela di feedback spigolosi, caos e hardcore/sludge, fatta di nichilismo e paranoia, travolge tutto: non c’è spazio per ritornelli o ruffianate perché qui si parla di qualcosa di deviato e malsano fin dalla nascita del progetto. 9-13 è un album che appaga pienamente le aspettative e regala all’ascoltatore un gradito ritorno di una band che, ai tempi, si è guadagnata un posto tra i pesi massimi dello sludge, quello che contava e che, possiamo dire, conta tutt’ora. Rispetto assoluto per gli Iron Monkey che hanno saputo rimettersi in piedi nonostante le vicissitudini di merda della vita, la pessima esperienza con la Earache Records e la tragedia che li ha colpiti.
(Relapse Records 2017)
1.Crown Of Electrodes
2.OmegaMangler
3.9-13
4.Toadcrucifier
5.Destroyer
6.Mortarhex
7.The Rope
8.Doomsday Impulse Multiplier
9.Moreland St. Hammervortex
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