La band stoner rock italiana Isaak, dopo un assenza molto lunga, si riconferma sul mondo discografico con grande personalità e adrenalina da vendere. Il loro percorso ricco di vibrazioni ricercate e riff supersonici continua in questo terzo lavoro in studio, il degno successore di Sermonize, autentico album psichedelico del 2015. La nuova fatica si intitola Hey, come a voler richiamare con attenzione tutto il panorama underground del momento, per lasciare ancora una presenza forte nonostante il silenzio durato sette anni. Anche questo disco è prodotto dalla label Heavy Psych Sounds, che continua a sfornare realtà eccellenti nel suo roster. Le undici tracce si fondono in atmosfere di stoner classico, esplorando poi attimi psichedelici su uno stile moderno e potente. Il risultato è un viaggio carismatico, che mette a nudo la parte interiore e fragile del gruppo, caricandosi a dovere in un piccolo spiraglio di luce e forza.
Il brano d’apertura “Miracle B” si avvia in un monologo distorto e amplificato, per poi lanciarsi in un segnale duro e pesante della distorsione; il giro di chitarra sensoriale incastra la ritmica oscura, lasciando una sensazione aggressiva. Segue la title-track “Hey”, una canzone incisiva che riprende il percorso interrotto nel precedente lavoro: qui si sveglia l’atmosfera di un deserto caldo e frenetico, spingendo forte sul groove gonfio di energia. Il resto della struttura appare stravolto e interessante su un limbo garage punk notevole. “OBG” è un’altra cavalcata rumorosa e spedita, che avvolge la linea vocale armonica in un implacabile contorno psichedelico mentre il sound fuzz acido della chitarra si agita con una qualità decisa e soffocante, per un brano travolgente. Le successive “Except” e “Rotten” cambiano il mood al disco, aumentando le sfumature sensuali, con ritornelli personali e tempistiche lineari, che giocano su un tiro più morbido. Una miscela autentica di stoner metal, su percorsi tortuosi e le urla di odio verso un vuoto perduto. “Over the Edge” è una traccia delirante che si spalma sulla tecnica sopraffina del chitarrista e l’assolo ovattato, fino ad incontrare i cambi di tempo della batteria, guidati con maestria dal basso roccioso. Lo stesso discorso vale per “Dormouse”, una graffiante composizione in stile Fu Manchu, con un appiglio melodico e originale. Altri brani da tenere d’occhio sono le note malinconiche in “Fake It Until You Make It”, in cui si esplora un’avventura eccellente e una gradita emozione che tocca l’anima; il misterioso orizzonte lunare su “Taste 2.0”; il disordine represso che si materializza con un’adrenalina massiccia in “Sleepwalker” e la chiusura soffice di “Goodbyes Are Always Very Sad”, una sinfonia che trasmette una sincera e entusiasmante idea preziosa.
La band genovese torna con il botto, dando alla luce un album grandioso, suonato a volumi eccessivi per trascinarci dentro un sogno speciale e meraviglioso.
(Heavy Psych Sounds, 2023)
1. Miracle B
2. Hey
3. OBG
4. Except
5. Rotten
6. Over The Edge
7. Dormouse
8. Fake It Till You Make It
9. Taste 2.0
10. Sleepwalker
11. Goodbyes Are Always Very Sad