Una delle più assurde band del panorama musicale estremo torna a farci visita con un nuovo freschissimo album. Stiamo parlando degli americani Iwrestledabearonce: già il nome è esaustivo. La loro formula è letteralmente fuori di testa, un autentico calderone di generi, con loro è facile passare dal deathcore più duro al jazz in un baleno, a volte in maniera veramente sorprendente. La loro non è assolutamente una musica di facile assimilazione, è talmente assurda che a volte viene da ridere; nel mondo del cinema potrebbe essere paragonata ad un film come Machete o ad un’altra pellicola particolarmente trash, per intenderci.
I rumors iniziali su di un loro passaggio “al lato oscuro” della loro formula malata sono stati confermati con Hail Mary. In questa nuova fatica gli americani risultano molto meno prolissi: il deathcore è il protagonista principale, e ciò garantisce una maggiore solidità e compattezza all’ascolto. I riff palesano sempre un eccellente mix di velocità e difficoltà pazzesche, ma come accennato in precedenza le apertura melodiche sono state drasticamente diminuite e quando sono presenti sembrano pure fuori luogo. I brani che manifestano maggiormente questo cambiamento sonoro sono senza dubbio le aggressive “Green Eyes”, “Remain Calm” e “Man Of Virtue”. Ciò che non cambia è la sempre furiosa voce della ragazzaccia Courtney LaPlante e la perizia dei chitarristi: alcuni fraseggi solisti che emergono tra il marasma ricordano per stile e metodo quelli dei Rings Of Saturn.
In ogni caso questo lavoro si rivela una sorpresa. Per gli standard della band si può considerare un album “normale” e più concreto, ed è una notizia. I cambiamenti in fase di songwriting ha portato gli Iwrestledabearonce ad abbandonare la strada intrapresa tempo fa insieme a band altrettanto pazze come i The Number Twelve Looks Like You o i The Tony Tapdance Extravaganza per uno stile più vicino ai War From A Harlots Mouth. Il risultato è un disco che scorre via piuttosto rapidamente e si ascolta più che volentieri, ma l’impoverimento del vulcano di idee al quale i IWABO attingevano fa perdere originalità alla formula che tanto apprezzavamo. Speriamo non facciano la fine delle band sopracitate: li vogliamo vedere ancora combattere con gli orsi!
6.0
(Artery Recordings, 2015)
01. Gift Of Death
02. Remai Clam
03. Green Eyes
04. Erase It All
05. Curse The Spot
06. Doomed To Fail Pt. 1
07. Doomed To Fail Pt. 2
08. Killed To Death
09. Trips
10. Man Of Virtue
11. Carbon Copy
12. Wade In The Water
13. We All Float Down Here
14. Your God Is Too Small