A distanza di dieci anni esatti tornano come un fulmine a ciel sereno i Job for a Cowboy con questo Moon Healer. I Nostri ci avevano lasciato con un disco semplicemente devastante e ambizioso quale era Sun Eater e devo ammettere che sentivamo la mancanza di questo gruppo colossale nel panorama metal mondiale. Dai primi album in cui si sono distinti come paladini del deathcore, la band statunitense ha progressivamente evoluto il proprio sound verso un death metal tecnico, spesso arricchito da incursioni jazz e altri generi musicali che poco hanno a che fare con la musica estrema. Dopo questa lunga, e forse anche troppo prolungata, pausa, è con piacere che analizziamo questa nuova opera, che altro non è se non il seguito del precedente lavoro menzionato qualche riga più sopra. Si passa dal Sole alla Luna.
Il nuovo disco propone otto brani a diro poco sofisticati e intricati di puro e maligno death metal, mostrando tutta la creatività e aggressività della band dell’Arizona. Rispetto al lavoro precedente possiamo affermare che i JFAC hanno ulteriormente alzato il tiro con questo Moon Healer, infatti suona ancora più progressive e lo capiamo fin dalla prima traccia “Beyond the Chemical Doorway”. La prestazione del cantante e leader della band, Jonny Davy, è eccezionale in ogni aspetto. Il suo growl, semplicemente mostruoso, trasporta l’ascoltatore in un viaggio estremamente enigmatico, anche grazie ai testi che consentono una vasta gamma di interpretazioni. In un flusso di suoni ricchi e complessi che sono presenti in questa nuova opera, arricchiti da bellissimi fraseggi di basso, la mente si apre ad una miscellanea di suggestioni e sensazioni uditive. Qui troviamo esplosioni techno-death e accenni di fusion che rendono la composizione estremamente variegata. Nonostante i frequenti cambiamenti ritmici, c’è sempre un’armonia sottostante che tiene insieme il tutto. Brani come “A Sorrow-Filled Moon”, “The Agony Seeping Storm” o “The Forever Rot” richiamano alla mente band come Cynic e Beyond Creation.
Questo nuovo album mantiene un livello di intensità e songwriting elevato, crescendo ascolto dopo ascolto perché ogni volta si nota qualcosa di diverso, una sfumatura, un particolare nuovo. Si distacca completamente dal deathcore per cui i JFAC sono famosi, mostrando una maturità e una coerenza ineccepibile. Chi cerca difetti probabilmente si aggrappa al passato della band, ma è tempo di aprire le orecchie e lasciarsi trasportare da un album che sicuramente sarà uno dei migliori dell’anno.
(Metal Blade Records, 2024)
1. Beyond the Chemical Doorway
2. Etched in Oblivion
3. Grinding Wheels of Ophanim
4. The Sun Gave Me Ashes so I Sought Out the Moon
5. Into the Crystalline Crypts
6. A Sorrow-Filled Moon
7. The Agony Seeping Storm
8. The Forever Rot