Gli australiani Kodiak Empire segnano l’inizio di un nuovo cammino sperimentale, racchiuso nelle sei tracce di Silent Bodies. L’album, introspettivo e visionario, nasce nel 2016 e solo in quest’ultimo periodo prende la giusta strada internazionale, sotto la rinomata etichetta Bird’s Robe Records, lasciando una prospettiva eccitante sulla scena progressive attuale. Il sound maturo prende vita su un dignitoso percorso fresco e originale; la band si lascia andare a melodie struggenti e si completa con una voce interessante, che trasmette punti magnetici di nicchia.
L’apertura sognante di “Ocean and Sky” mette subito in mostra il talento ricercato del vocalist Bryce Carleton, che avvolge le sue doti canore nel giro di chitarra tecnico, in chiave math rock. Poi la melodia dolce degli strumenti apre un arrangiamento emotivo in cui i riff potenti incastrano il ritornello stupendo, esplorando una vasta gamma di basse frequenze. Un brano notevole che introduce al meglio la band, su qualcosa a tratti post metal e di grande impatto armonico. Segue “Sun” e l’ingresso delle tastiere su un passaggio lento e roccioso in un’atmosfera lunare e malinconica. La distorsione della chitarra s’innalza in modo prepotente all’interno del brano, con una qualità eccezionale e un vortice corposo unico. “Paso Doble” ci porta su una dimensione parallela e una batteria ritmata, che con un cambio sospeso unisce il tappeto elettronico. Nella linea vocale troviamo un gioco intenso di melodie e una cavalcata travolgente, che si arresta nel silenzio. Con “Connochaetes” invece, veniamo trascinati da una furia estrema, che taglia come una lama sottile. L’urlo di disperazione iniziale si sposa alla perfezione con il virtuosismo cosmico e la tempistica irregolare; la band in questa traccia diventa pesante e sorprende l’ascoltatore attraverso una tematica diversa, che funziona bene e regge una grinta eccellente. Questa composizione ricorda le idee post hardcore, in stile The Dillinger Escape Plan. Verso la fine, ci soffermiamo sul tocco malinconico di “Wild Swans”: il groove teatrale della chitarra si abbandona a una sinfonia personale, che adatta l’intera produzione nel timbro solido del basso. “Hakbah”, infine, chiude l’album con una straordinaria suite strumentale e offre un’incredibile segnale aggressivo, che accoglie il delirio estremo di tutti gli strumenti, prima di risvegliare lo spazio delicato della voce e un outro di pianoforte sensibile. Una chiusura importante e creativa.
I Kodiak Empire esplorano un improvvisazione generica, verso un unico obiettivo complesso. In questo disco la mutazione sonora si completa con il talento indiscusso di questi ragazzi, che li rende speciali.
(Bird’s Robe Records, 2022)
1. Ocean and Sky
2. Sun
3. Paso Doble
4. Connochaetes
5. Wild Swans
6. Hakbah