Siamo riusciti a raggiungere e scambiare due parole con – R -, uno dei due membri della temibile band giapponese Legion Of Andromeda, che con il full-length di debutto Iron Scorn, disco minimale e scarno fino all’osso, è riuscita a colpirci nel profondo e metterci in ginocchio. Nell’intervista che segue ci vengono spiegate le motivazioni di questo puro, primitivo e agghiacciante, sfogo bestiale messo in musica.
Chi sono i Legion Of Andromeda?
Le nostre mogli (abitiamo tutti a Tokyo) sono colleghe e un giorno hanno scoperto che i loro mariti ascoltano la stessa musica. Rottesi il cazzo di ascoltare ogni giorno quella roba orrenda hanno deciso di presentarci, confidando che avremmo organizzato sessioni d’ascolto finalmente da soli: ovviamente le abbiamo continuamente coinvolte, se non altro per esprimere gratitudine per il fortuito incontro, con loro sommo dispiacere. -M- in seguito mi ha proposto di fare qualcosa insieme ed io ho accettato.
Iron Scorn ha volutamente un suono scarno, primitivo e privo di virtuosismi. Tutto appare molto ostile e brutale nel suo essere quanto più reale possibile. Cos’ha determinato questa scelta? E che tipo di reazioni ha suscitato e sta suscitando un sound cosi distante dalle attuali tendenze?
Il raggiungimento di stati alterati di coscienza attraverso la ripetizione di determinate strutture sonore è l’obiettivo ultimo che i Legion Of Andromeda si pongono. Musica significa disintegrazione, trascendenza, corrosione. È un gigantesco raggio cosmico, sublimazione dei sensi, catarsi cognitiva. E il minimalismo è l’approccio che prediligiamo per raggiungere tutto questo. Voglio dire, la musica è reazione, è brutale, conflittuale, non può essere pulita, raffinata, bella. È puro e primitivo sfogo bestiale, non c’è spazio per virtuosismi e raffinatezze di merda. La feccia intellettualoide è nostra nemica: viva l’ottusità, l’odio, la sodomia mentale. Il mondo è uno schifo di latrina popolata da topi di fogna: come può quindi la musica essere raffinata e virtuosa in una simile situazione? Ma allo stesso tempo ripetitività all’estremo e primitivismo cavernicolo sono paradossalmente il frutto di un processo mentale, di un progetto. Di un progetto di destrutturazione: prendi quello che c’è, fallo a pezzi, rimontalo come un arnese rudimentale e con quello tortura all’infinito.
Le reazioni sono state in gran parte e sorprendentemente positive, dato che la nostra, come dici tu, è roba che sta distante da tutto. Altri, ovviamente, si sono chiesti che cazzo fosse ‘sta roba, definendola non musica… il che ci fa in un certo senso piacere.
Per creare questo suono devastante e minimale, che strizza un po’ l’occhio al mondo underground degli anni 90 (Godflesh su tutti), che tipo di strumentazione avete usato?
Ridotta all’osso: chitarra / drum machine / voce.
Come nasce un brano dei Legion of Andromeda?
Nasce dal riff, che prima nasce dalle nostre teste… sui riff si innesta poi la voce. Il pattern di drum machine è sempre lo stesso, cambia solo il tempo. La scelta di utilizzare un solo pattern, scarno e ripetitivo, è voluta e imprescindibile: non avrebbe senso aggiungere rullate, cambi o merda simile. Quel pattern è la base dove tutto si poggia: LOA non esisterebbe senza di esso. Dobbiamo davvero molto a quella vecchia drum machine rubata da -M- ad una festa scolastica più di venti anni fa.
Cosa cercate di comunicare con la vostra musica e quali sono le vostre fonti di ispirazione?
ODIO.
VON, Ildjarn, Big Black, Swans ecc., sono primarie fonti di ispirazione, ma credo siano più inconsce che sostanziali, dato che il nostro suono viene principalmente da noi stessi, da come intendiamo l’esistenza e il mondo che ci circonda…è la logica conseguenza, il naturale risultato della nostra persona.
Avete collaborato con il guru Steve Albini. Raccontateci come sono andate le cose e in che modo si è svolto il lavoro insieme a lui.
È stata un’esperienza incredibile, grandiosa. Registrare all’Electrical Audio a Chicago, dove puoi ancora respirare la gloria di Touch & Go e delle straordinarie band che ne hanno fatto parte (lo studio è pieno di poster dell’epoca) e dove hanno a loro volta registrato Neurosis, High On Fire e decine di altri è qualcosa di pazzesco. Albini è un genio, un vero artigiano del suono, la sua intelligenza è una cosa preziosa. Non è un produttore nel senso che non mette bocca sulla tua musica né la giudica o ti dice come dovrebbe suonare questa o quella parte. È invece un puro tecnico del suono nell’accezione più nobile del termine: è colui che forgia il suono, che lo fa uscire e lo mette su nastro nel miglior modo possibile. E in questo senso ha il più totale rispetto della tua musica: non la intende come sua dato che è perfettamente conscio che essa appartiene solo ed esclusivamente a chi la crea. Non entra nemmeno di un millimetro nel tuo processo creativo, ma anzi ti guida con la sua conoscenza immensa ad un livello più tecnico, aiutandoti a sviluppare al meglio le tue idee. Di conseguenza una band che ha registrato con Steve può essere eccezionale o far schifo a livello musicale, ma il suo album suonerà sempre divinamente.
Avete date in previsione dell’uscita del vostro album di debutto? Nel caso, passerete anche dall’Italia?
Abbiamo un mini tour qui in Giappone per promuovere l’album. E stiamo lavorando per poter venire all’estero, ma niente ancora di preciso.
L’incidente di Fukushima vi ha coinvolti personalmente e musicalmente?
Abbiamo assorbito dosi tali di radiazioni che siamo diventati più forti di Godzilla. E sono cazzi.
Grazie per la vostra disponibilità, salutate i lettori di Grind On The Road come preferite.
LIVE TO HATE. COSMO HAMMER MASTER OF THE UNIVERSE.