
Il sound malinconico e sofisticato dei Les Dunes, trio post-rock norvegese, esprime al meglio le proprie qualità in questo secondo full length From Etne To The Edge Of Space per la label tedesca Kapitan Platte. In questo lavoro, rispetto al precedente, i Nostri aprono un mondo cinematografico e introspettivo, lasciando un senso di incompiuto e una quiete silenziosa che si nutre di linfa vitale fino all’ultimo secondo per un ascolto unico e indimenticabile.
Il brano d’apertura “Pax” culla dolcemente una sensazione leggera e riflessiva con un arpeggio di chitarra morbido che scandisce colpi sensazionali ed esplora un dramma interiore. Il basso apre un’immagine riflessa di colori delicati e la ritmica al rilento abbraccia la struttura stupenda, che si snoda come un ricordo magico nel gioco splendido e vibrato delle chitarre. Una canzone decisa e importante che dà il giusto inizio a questo disco. Segue il singolo “Lost Signals From Utsira”, dove lo scricchiolio slow core delle distorsioni apre al vortice di sfumature sognanti, che si calma a tratti sopra un tappeto evocativo pochi istanti prima di esplodere nel ritornello rabbioso e in un crescendo potente. Una composizione perfetta e travolgente dove il gruppo mette in mostra un bagaglio sonoro impeccabile. “AGF” invece inizia sul giro ipnotico di basso, coccolato da una litania quasi infantile che dà quel tocco sensibile alla traccia; le percussioni poi aumentano di spessore creando una sensazione drammatica, accompagnati sempre dal solito vibrato di chitarra che si conclude fino al vuoto finale. Su “Den Hopsack” si concentra tutta l’atmosfera di questo album con una cavalcata incendiaria carica di tensione, che compie un balzo decisivo verso sfumature in stile Godspeed You! Black Emperor e una scintilla eterea che trascina l’ascoltatore in un viaggio interstellare dai risvolti melodici e una poesia amorevole, il brano più completo dell’intero lotto. Arriviamo adesso al trittico conclusivo sull’organo/synth espresso in “Koens Theme”, una canzone quasi jazz con un arrangiamento strumentale da brividi; qui il giro di chitarra ripete all’unisono una melodia triste dal grande gusto tecnico che porta in un stato di trance sensibile. Arriviamo poi all’opera più lunga, “Vangen”: qui si innalza un vero e proprio racconto spaziale dove paesaggi sonori si aprono a una nuova luce, dopo la prima parte al rilento il passaggio di chitarre frenetiche e dissonanti dà il via a una corsa lunare e complessa, con la batteria che si lascia andare al suo virtuosismo reggendo l’urto di un ritornello enorme e una meravigliosa esecuzione. Chiudiamo con la title-track “From Etne To The Edge Of Space” e un’esperienza visiva che racchiude tutto il mondo camaleontico dei Les Dunes per una rilassante e godibile traccia romantica, con il sound roccioso che non perde mai il filo logico in ogni memorabile cambio e colpo di scena, lasciando un ricordo prezioso.
From Etne To The Edge Of Space è un buon disco che non lascia niente di nuovo sulla sua strada, ma che con la sua grande e audace scrittura mette davanti agli occhi di tutti un lavoro preciso da gustare in silenzio e con la giusta atmosfera.
(Kapitan Platte, 2025)
1. Pax
2. Lost Signals From Utsira
3. AGF
4. Den Hopsack
5. Koens Theme
6. Vangen
7. From Etne To The Edge Of Space


