In piena pandemia, nonostante non avessi mai smesso di lavorare, il tempo libero non mancava di certo. Uscire non era possibile, quindi sono state settimane prolifiche in fatto di ascolti, andando a recuperare un botto di dischi che avevo smarrito col passare del tempo, oltre a rinvenire robetta nuova e interessante. Misanthropic Breed degli svedesi LIK in particolare mi regalò parecchie soddisfazioni, essendo un bel disco di death metal classico suonato bene, prodotto altrettanto. Per pigrizia non avevo indagato, pensavo fosse un debutto, pensavo fosse una band di giovani devoti al sacro verbo del metal estremo. Arghhhh, mi sono sentito proprio uno stolto nel scoprire che la band era al terzo album in studio, dopo Mass Funeral Evocation del 2015 e Carnage del 2018 e che, soprattutto era, ed è tutt’ora formata da musicisti navigati e noti al grande pubblico: Tomas Åkvik, chitarra e voce, e Joakim Antman, basso, militano nei Bloodbath; l’altro chitarrista, Niklas “Nille” Sandin, da ben tre lustri suona il basso nei Katatonia; chiudendo con Chris Barkensjö, un batterista che ha suonato con svariati gruppi, tra i quali Witchery, General Surgery, Face Down (mi fermo qui, la lista è davvero lunghissima).
Colmata questa mia pozza di ignoranza, ho gioito nel sapere di questo nuovo album, fiondandomi all’ascolto dopo aver ammirato la bellissima copertina, opera di Jens Olsson, tattoo artist in quel di Stoccolma (andate a cercarlo in rete, fa lavori pazzeschi!). Che dire? Necro, questo il sobrio ed ottimista titolo scelto dai Nostri, è un ottimo lavoro di un death metal che più classico non si può, ugualmente suonato con perizia (scontato, dati i musicisti coinvolti) e composto con una freschezza che non è modernità ingannevole, che non vuole stupire con trovate fuori luogo, che non risulta posticcia bensì, la freschezza dicevo, che risulta una spinta ulteriore per apprezzare il disco. La Metal Blade Records si coccola questi LIK, producendo alla grande il disco, con una resa sonora finale che non è plastica asettica – tranquilli, le canzoni suonano calde, torbide, opprimenti – riuscendo a valorizzare ogni strumento. Altro fattore da sottolineare è che, nonostante le mille band alle spalle dei quattro, la proposta dei LIK è sufficientemente originale, brilla di luce propria, ha una sua valenza, si regge sulle proprie gambe. Avendo apprezzato il precedente lavoro in studio, sono ben felice di constatare quanto la band sia cresciuta ed abbia realmente trovato una sua dimensione, smussando quelle asperità che costellavano i precedenti dischi. Non che fossero brutti, penso che i LIK non siano in grado di scrivere materiale scadente; non che fossero derivativi o, peggio ancora, copie carbone di roba già sentita. È indubbio che l’asticella si sa alzata, il death dei Nostri offre alcune sfaccettature interessanti come l’utilizzo ragionato di midtempo e una proficua ricerca melodica che sì, questa lo ammetto, può ricordare alcune cose dei Dismember più in palla.
E quindi, a conti fatti, Necro non celebra il cadavere dei LIK. Questi, con merito, continuano a pisciare sulle tombe altrui.
(Metal Blade Records, 2025)
1. Deceased
2. War Praise
3. They
4. Worms Inside
5. Morgue Rat
6. Shred into Pieces
7. In Ruins
8. The Stockholm Massacre
9. Fields of Death
10. Rotten Inferno