Metaforicamente parlando il pianeta Lower Than Atlantis orbita lontano anni luce da Grind On The Road; potremmo per cui ignorarlo bellamente, oppure, con un po’ sana curiosità, darci almeno uno sguardo, dato che i quattro ragazzi inglesi realizzano il loro alternative rock, spesso dal sapore novantiano, ispirandosi a generi a noi cari come il post hardcore ed il punk.
Safe In Sound, ultima fatica del quartetto, parte bene: comparto ritmico efficiente, suoni grossi e vigorosi al servizio della voce del frontman Mike Duce, dal tono ammaliante, caldo e soul. I primi due pezzi “Had Enough” e “Dumb” sono convincenti e coinvolgenti, ma poi?
L’album parte per una deriva indie pop con pezzi radiofonici più vicini a One Republic, Bastille o alle ballate dei Green Day, tirando fuori un buonismo fastidioso e dimostrandosi un’opera sin troppo solare e priva di zone d’ombra. Intendiamoci, non c’è nulla di male nel cercare di uscire dal sottosuolo e mostrarsi al grande pubblico e di Safe In Sound possiamo criticare duramente solo lo stile e le atmosfere, perché per il resto, a livello di produzione e di composizione, siamo di fronte ad un prodotto curatissimo nei minimi dettagli, che prenderà sicuramente ottimi voti in altri lidi più consoni.
Qui, dal nostro disagiato mondo grind, possiamo solo ammettere che i ragazzi ci sanno fare e che una manciata di canzoni ci ha persuaso, ma i Lower Than Atlantis risultano ancor più lontani dai nostri mari.
(Easy Life Records, 2017)
1. Had Enough
2. Dumb
3. Long Time Coming
4. Boomerang
5. Work For It
6. Could Be Worse
7. I Would
8. Money
9. I Don’t Want To Be Here Anymore
10. A Night To Forget