Chi non muore si rivede. È proprio il caso di dirlo, visto che dopo ben sette anni dal loro ultimo lavoro in studio si ripresentano al mondo i Manes, norvegesi di natura e di ottima ispirazione come sempre. Per chi non li conoscesse, basti sapere che questi ragazzi hanno seguito un percorso accostabile a quello dei connazionali Ulver, seppur su coordinate abbastanza diverse ma sempre partendo dal black metal per poi sperimentare a più non posso, sconfinando felicemente oltre i dettami del metal.
Sia ben inteso fin da ora che di metal anche per stavolta non v’è neanche la minima traccia in questo Be All, End All, che anzi si muove sinuoso ed elegante tra sofferenze trip hop, echi electro / ambient, derive art rock e molte altre influenze che a nominarle tutte non si finirebbe mai. Stavolta la soluzione adottata dai nostri è giocare su atmosfere rilassate e su toni molto delicati senza mai strafare da una parte o dall’altra, gli elementi sono tutti in perfetto equilibrio man mano che si procede nell’ascolto. Non si può comunque dire che il risultato sia particolarmente catchy, anzi, a differenza di How The World Came To An End, loro precedente lavoro, questo nuovo album risulta decisamente più ostico se preso nel suo insieme.
Tra i brani che spiccano c’è senza dubbio la prima traccia “A Deathpact Most Imminent”, che ricorda alla lontana una ballata dei Pink Floyd, pur con una buona dose di inventiva ed un coro particolarmente azzeccato alla fine. La casa vi consiglia poi “Blanket Of Ashes”, brano assolutamente atipico ed originale, dotato di un motivetto cantato inizialmente dal cantante di turno (la band si affida a turnisti per la voce e vi anticipo che uno possiede una timbrica molto “Osbourniana”) che rimane fisso in testa e non si schioda più. Si fanno infine notare le ultime due tracce, la prima delle quali si distingue per l’assoluta finezza della composizione, accompagnata da una voce calda e rilassante e splendidi arpeggi sullo sfondo, mentre la seconda è un’ottima summa di tutti gli elementi con tanto di saliscendi emozionali che forniscono a Be All, End All un’assoluta formula vincente.
Ai Manes vanno i nostri complimenti per essere stati in grado anche stavolta di sorprenderci e di renderci l’ascolto non immediato, obbligandoci a sforzarci di capire che lavoro abbiamo tra le mani (e non è da tutti oggigiorno). Il lavoro è ostico ma le soddisfazioni nello sviscerarlo altrettante, e se siete cultori dell’apertura musicale tout-court allora sarebbe bene che ci facciate un pensierino.
(Debemur Morti Productions, 2014)
1. A Deathpact Most Imminent
2. Ars Moriendi (The Lower Crown)
3. A Safe Place In The Unsafe4. Blanket Of Ashes
5. Broken Fire
6. Free As In Free To Leave
7. Name The Serpent
8. The Nature And Function Of Sacrifice
9. Turn The Streams
8.0