Minotaurus è un album catartico, nato dal genio del polistrumentista Jason Kohnen (ex The Kilimanjaro Darkjazz Ensemble e The Mount Fuji Doomjazz Corporation), di Dimitry El-Demerdashi (ex Phurpa) e dalla vocalist Martina Hórvath. Forti della precedente pubblicazione, Karma, i Mansur progrediscono ancora, nonostante le proprie carriere soliste già in precedenza fossero tutto fuorché anonime, pubblicando il secondo full length a distanza di un solo anno dal predecessore. Tutto in questo disco richiama il Medio Oriente: a volte sembra addirittura di poter percepire gli odori del luogo, di guardare in lontananza una città sperduta nel deserto o di girare nel bel mezzo di un mercato di paese con gli occhi addosso, fissi ed attenti, di un predatore. Minotaurus è ossessivo e claustrofobico nei suoni e nelle ambientazioni, riprende sonorità ed attitudini musicali tipici della cultura mediorientale pur non focalizzandosi essenzialmente sugli strumenti messi in gioco e sulla componente elettronica, quanto alla specificità dell’emozione e del paesaggio che si propone di delineare.
Jason Koehnen e compagni hanno realizzato un soundscape efficace, che trasporta l’ascoltatore in territori desolati e colmi di rischi nascosti tra le zone desertiche dell’Asia occidentale, raffinato e prodotto alla perfezione. La voce di Martina Hórvath è incredibile ed azzeccatissima: quando arriva ruba la scena con il suo timbro cupo ed avvolgente. È il fulcro dell’atmosfera eterea dell’album. Minotaurus è un disco da ascoltare con gli occhi chiusi, lasciandosi conquistare e trasportare dall’avvolgente mixing e da suoni che sono propri della cultura mediorentale sia per via delle successioni di note scelte, che per via degli strumenti tipici come l’oud di Dimitry El-Demerdashi che, uniti alla componente elettronica, fanno di questo disco un vero e proprio gioiello.
I Mansur si confermano un gruppo clamoroso con due album che si attestano tra i migliori che mi siano capitati a tiro nel genere, sia per via del sentore da colonna sonora che si portano dietro (chi ha visto il recente e meraviglioso Dune o abbia mai giocato ad Uncharted 3 oppure a MGS 4 e V mi capirà al volo), che per le scelte stilistiche che denotano enorme capacità compositiva e coesione tra i brani. Non posso, infine, non citare “Aegeus” come miglior pezzo dell’intero lotto per i brividi che mi ha provocato per tutti i quasi 6 minuti di brano. Minotaurus è uno dei dischi più belli di questo 2021.
(Denovali Records, 2021)
1 Pasiphae (04:44)
2. Minos (06:37)
3. Daedalus (08:13)
4. Theseus (03:46)
5. Ariadne (07:40)
6. Aegeus (05:51)