Un leitmotiv che sicuramente accompagna il metal fin dai suoi albori risiede nella ricerca dell’estremo, del trasgressivo e dello scandaloso, espresso attraverso diverse iterazioni rappresentanti la musica estrema che, in quel dato periodo storico, ha osato, nella sua forsennata ricerca del primordiale e del recondito, sdoganare dei dati tabù mettendoli in musica. E questo iter si costituisce di corsi e ricorsi storici, tutti accomunati dalla medesima intenzione. Basti pensare ad Alice Cooper con il suo teatrale shock rock ed ai Kiss, successivamente ai Venom, Mayhem ed ancora Cannibal Corpse, Napalm Death, ed a gli altri nomi illustrissimi di cui le sopracitate band rappresentano solo la punta dell’iceberg di coloro che nel proprio contesto storico e musicale hanno contribuito a shockare e scandalizzare, alzando di volta in volta l’asticella metaforica del panorama musicale estremo, dunque man mano ridefinendo il limite e magari fornendone una nuova interpretazione. Oggi difficilmente un ascoltatore di metal verrebbe scandalizzato o turbato da un disco dei Mayhem o dei Venom, come sarebbe assolutamente impensabile uno shock (come quello avvenuto tra ’70 e ’80) di fronte ad un disco dei Kiss. Dunque cos’è nel 2019 shockante, ineluttabilmente scandaloso e soprattutto musicalmente estremo? È un importante quesito a cui il concept full-length Imminent Horror del duo internazionale (formato tra USA e Svezia) Miscarriage risponde a gran voce, impartendo una lezione di (dis)gusto sulla musica estrema, non solo ricordando fin dove ci si sia spinti finora in materia di annichilimento sonoro, ma riuscendo nel monumentale compito di spingersi addirittura oltre tale limite e ridefinendo ancora una volta, realizzando una commistione del tutto singolare e temibile, il termine “estremo”.
La pila putrescente di abomini disumani quale è Imminent Horror è stata rilasciata il 22 febbraio 2019 dalla label californiana Sentient Ruin Laboratories, acquisendo nel proprio catalogo una release non solo pertinente al resto di quanto proposto dal proprio roster, ma arricchendo con quest’opus di innominabile orrore la sua già vasta offerta, che sulla musica estrema, sperimentale e svincolata dai limiti ha sviluppato le sue solide fondamenta, fregiandosi di alcune tra le migliori release del suo (decisamente singolare) ambito. L’album è stato reso disponibile sia in formato tape che in digital download. I contenuti qui esposti, nonostante risultino in un profondo caos ai limiti della comprensione, si prestano ad essere analizzati da una ristretta cerchia di ascoltatori, i quali ne riconosceranno le ispirazioni, in cui la depravazione sonica di Imminent Horror affonda i propri marcescenti artigli, attingendo a gli elementi più putridi del death/sludge dei Primitive Man, a gli abissi perpetui dei Corrupted, al putridume disturbante dei Pissgrave e riformulando gli elementi in un intenzione post-Carcass che viene espressa nel risultante sludge/noisecore/goregrind su cui matura il frutto miserevole colto dai Miscarriage. Eppure, antiteticamente, la magnificenza decadente di questa release si evince, come nei migliori casi, dalla volontà, perpetrata, di volersi svincolare dai generi, che potrebbe fare rientrare l’opera semplicemente nella definizione di totale sfregio sonoro. La bassezza etica di questo full-length viene esplicata fin dalla prima traccia “I”, diventando un crimine reiterato fraudolentemente per tutte le sette tracce della release, nominate progressivamente con numerazione romana, mettendo in piedi un costrutto abominevole il cui minutaggio di 1:00:05 minerà la sanità mentale dell’ascoltatore, puntando dritto a scomodare gli incubi atavici più oscuri che albergano nelle regioni remote, che fanno inevitabilmente parte, dell’animo umano. La sezione sezione ritmica fornita da Ulf Nylin si giostra tra l’imprevedibilità ed il coma farmacologico e scandisce con solerzia e disprezzo un riffing disumano e tormentato a cavallo tra death, slam e sludge, rimarcando sapientemente le orme lasciate dalla band con la precedente trilogia Homicidal Mania (2018) di stampo chiaramente brutal/grind, rielaborando con questa la loro nuova uscita la violenza sonora precedentemente esposta in maniera assolutamente brillante, mantenendo il marchio della sua oscurità criptica, riuscendo dunque anche nell’arduo obiettivo di reinterpretare i propri contenuti estremi da un frangente all’altro con totale nonchalance. Le vocals sono sviluppate con un intreccio tessiturale di guttural, growl e versi disumani, mixati egregiamente tra il resto dei suoni (dai quali si evince una produzione di alto livello), utilizzando riverberi e delay che rendono le linee vocali ai limiti dell’indecifrabile, ora facendo ascoltare i versi del sadico boia dalla stanza accanto alla camera delle torture, ora venendo trascinati in essa e guardando l’orrore dritto negli occhi. Sicuramente l’ascolto è quanto di più lontano dal casual, rivolgendosi esclusivamente a chi vuole affrontare una via crucis di fustigazione sonica, nonché a coloro che hanno già un pregresso e cospicuo bagaglio di ascolti inerenti alla musica estrema, negando l’ingresso a coloro che non hanno già approcciato tale espressione musicale, riservando il piacere perverso e decadente di questa release solamente ad un ristretto pubblico di connaisseur. Toccando corde della natura umana tanto fragili quanto ataviche e risonanti Imminent Horror si qualifica come un ascolto dedicato a specifici momenti ad esso dedicato, nondimeno essendo sviluppato nella forma di concept album, bisogna consumarlo dal primo all’ultimo brano in un flusso continuo truculente ed allucinogeno. Tale ascolto potrebbe risultare estenuante per un orecchio ed una mente non idonei, ma al contrario potrebbe rappresentare il piacere intimamente perverso di un banchetto gargantuesco che sfamerebbe anche gli appetiti più tirannici. Se nella propria ingordigia grottesca l’ascoltatore non solo arriverà alla fine del disco, ma lo farà in maniera recidiva, potrà assaporare nuovi dettagli e scorci orrorifici che difficilmente potranno essere svelati al primo ascolto, in quanto la prima reazione può solo che essere quella di smarrimento, oppressione e magari lo spiazzamento riguardante il dubbio del come e del perché la mente umana abbia potuto concepire un tale orrore. Nello specifico tali ricompense sono rappresentate dalle subliminali lead di chitarra di Jon Paxton (anche vocals della band) che, multiforme, ora si avvale di ampie suggestioni doom caratterizzate da lunghe sequenze ipnotiche, ora esibisce un chugging esemplare, in cui è presente dell’evidente maestria death, che brilla, oltre che per violenza, anche per originalità del suono, sia riguardo l’immagine stereofonica applicata sia per quanto concerne il suono di chitarra in sé, che sembra contenere molti elementi diversi tra loro, ma coesistenti al fine di formare con ognuno di essi una lingua della disciplina che andrà a flagellare l’animo dell’ascoltatore fino al tracollo totale.
Quanto proposto dai Miscarriage con quest’ultima release è associabile ad un prontuario dell’estremo e della totale perversione sonora che lascia atterriti fin dai primi momenti e che innegabilmente si fregia del merito di avere realizzato una commistione esemplare e di altissimo livello tra gli stilemi più atroci ed oscuri dei generi estremi a cui fa riferimento, estrapolando solo il meglio da ognuno di essi. Ciò ricorda all’intero panorama musicale estremo mondiale quanto in basso ci si possa spingere ed, in un ossimoro, ancora una volta, si è potuto assistere all’innalzamento inesorabile dell’asticella dell’estremo in musica, portando quest’ultima a sublimare il concetto di generi, e relativamente anche di musica stessa, scardinando ed annientando ancora una volta le vecchie convinzioni e gettando l’ombra minacciosa di un ricorso musicale che potrebbe essere già in atto e che potrebbe avere delle conseguenze tanto imprevedibili quanto splendidamente orride. Traccia preferita: “VII”
(Sentient Ruin Laboratories, 2019)
1. I
2. II
3.III
4.IV
5.V
6. VI
7. VII