La leggendaria band scozzese Mogwai si riaffaccia sulle scene con l’undicesimo album in studio. La trentennale carriera dei Nostri ha avuto grande influenza su tutta la scena underground a tinte post-rock già dagli anni Novanta e in ogni lavoro pubblicato Stuart Braithwaite e compagni hanno sempre inserito nuova linfa vitale, realizzando produzioni eccellent, che hanno fatto del gruppo una delle realtà più importanti del genere. Il precedente disco As The Love Continues ci metteva davanti a un bivio e al continuo reinventarsi nonostante tutti questi anni senza risultare mai banali. Con questo tanto atteso The Bad Fire, prodotto dalla label casalinga Rock Action Records, la band torna a compiere un viaggio stupendo e caratteristico fatto di suoni spaziali che squarciano l’atmosfera e narrano di periodi delicati e personali, mettendo sempre in primo piano un’energia vitale per un cupo e malinconico traguardo interiore.
Una scintilla carica di tensione avvia l’apertura di “God Gets You Back” e un giro ripetuto di sintetizzatori culla le sensazioni in una accogliente struttura, che pian piano inserisce la tempistica del vocoder e delle percussioni alla conquista di un segnale perduto nella mente. Una canzone moderna e raffinata che dà il via a qualcosa di importante e prezioso. Segue la melodia dolce in “Hi Chaos” e la solita vena artistica leggera che ci prepara al colpo energico delle distorsioni furiose, per trascinare il brano in un limbo sospeso e devastante. Una traccia stupenda e potente con un imperiosa scrittura. “What Kind Of Mix Is This?” conduce i nostri pensieri in un tappeto elettronico con note leggere che a rilento si svegliano da un tumultuoso sogno, portando alla luce un groove sensazionale di basso e batteria. Sul singolo “Fanzine Made Of Flesh” facciamo un deciso balzo in avanti trascinati dalle parole robotiche, che armonizzano il percorso melodico e sul finale esplosioni caotiche completano una composizione stupenda. “Pale Vegan Hip Pain” rallenta gli animi in un momento toccante; la melodia straziante unisce il sound coinvolgente a un brano semplice e completo. Il discorso cambia su “If You Find This World Bad, You Should See Some Of The Others” con notevoli sfumature prima estenuanti, che si dirigono verso una situazione tragica e poi si lasciano andare in una schiacciante opera, la migliore in assoluto. Dopo questa emozione assurda e commovente ci avviciniamo al gran finale con la delicata “18 Volcanoes”. Stuart qui ci invita a una soffice ballata dai toni minimal e il ritornello confusionario si fa strada nell’oscurità attuale, trovando la giusta speranza e una luce migliore. Il trittico finale inizia con il loop di batteria danzante in “Hammer Room” e tocca lidi musicali diversi dagli standard Mogwai per una canzone quasi pop, passando nell’eruzione violenta di “Lion Rumpus”. Una canzone graffiante con il solito vocoder criptico collegato a una stridente raccolta di distorsioni furiose, un assolo di chitarra bizzarro e un caos conclusivo, per un’emozionante produzione geniale. Il disco infine si conclude con “Fact Boy” intrecciando una monumentale opera da brividi dove meravigliosi elementi cadono dolcemente in un paradiso elegante e si aggiunge anche un delizioso violino, per una sensazionale chiusura ad effetto.
Con The Bad Fire i Nostri danno un’ulteriore conferma eccellente alla loro carriera, esplorando un lavoro attento e grandioso che immerge l’ascoltatore fino all’ultima nota di un amorevole racconto speciale e gratificante.
(Rock Action Records, 2025)
1. God Gets You Back
2. Hi Chaos
3. What Kind Of Mix Is This?
4. Fanzine Made Of Flesh
5. Pale Vegan Hip Pain
6. If You Find This World Bad, You Should See Some Of The Others
7. 18 Volcanoes
8. Hammer Room
9. Lion Rumpus
10. Fact Boy