Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento di band dedite al metal estremo che hanno spinto la propria cifra stilistica in territori sempre più tecnici, complessi, quasi elitari. Gruppi che hanno fatto della tecnica sopraffina il proprio vanto, andando spesso a perdere di vista l’insieme delle cose che vanno a costituire un brano, un disco, uno stile. Dischi che da interessanti si sono poi rivelati pesanti da digerire, perché poliritmie, dissonanze e compagnia ipertecnica, senza un’idea di struttura, di architettura musicale, di buon gusto in sostanza, ecco che vanno ad ingolfarsi, a tamponarsi l’uno con l’altra, diventando così dei polpettoni senza arte né parte. Alle volte basterebbe avere un approccio più ignorante, suonare diretti, senza fronzoli, mantenendo viva la pacca che dai, ribadiamolo, certi dischi non potranno mai avercene data la loro asettica freddezza, per risultare finalmente convincenti e, perché no, anche divertenti. I francesi Mortuaire sembrano aver capito dove soffiare i propri miasmi musicali e con questo solido debutto dimostrano di avere le carte giuste per dire la propria in un settore musicale, quello del death e del doom, assai inflazionato e intasato di uscite non sempre epocali. La band nasce sostanzialmente dalle ceneri dei Monarch, che suonavano un death/doom molto soporifero, al limite del funeral, con brani lunghi, se non lunghissimi. A Benjamin Sablon (batteria), Stéphane Miollan (chitarra) e Shiran Kaïdine (chitarra, anche con i Year Of No Light) si sono aggiunti Heddy Omer (voce) e Xavier Godart (basso, ex-The Great Old Ones); in pochi mesi pubblicano un demo di tre pezzi (2022, sotto la World Eater Records) ed ora siamo qui a gustarci il loro primo lavoro in studio, MONDE VIDE.
L’album presenta cinque brani, dura 35 minuti ed è un ottimo compromesso tra il death metal classico, il doom tenebroso e privo di qualsiasi luce di speranza, e persino un protoblack becero quanto basta per crogiolarsi dentro sfumature nero pece che davvero poco ossigeno fanno entrare. Le influenze, mai invadenti, sono chiare: Obituary, Bolt Thrower, Incantation, Asphyx, In The Woods…,Coffins. I francesi sono abili nel cucirsi addosso un vestito comodo, lo sanno portare con eleganza, non risultano mai forzati o fuori luogo. Tutti i brani sono ben scritti: “Mauvais Présage” ha il compito di aprire il disco con il suo death lento, dal suono “vecchio”, sospinto da un basso cicciottoso, un growl profondo, dinamiche rarefatte. La produzione è minimale ma rende giustizia a tutti gli strumenti e al cantato, anche quando questo sfocia nello scream tipicamente black metal. “Pyramide d’Or” non fa che accentuare quanto appena descritto, raddoppiando sulle ritmiche di chitarre, sempre pachidermiche, che girano attorno ad una sezione ritmica precisa, quadrata, martellante. Il break a metà traccia lascia presagire la tempesta imminente, con quel finale a tutto caos. Al giro di boa ecco la title-track, quasi dieci minuti di durata, l’apice indiscusso dell’album, capace di raccogliere tutti gli stilemi che vanno a costituire lo stile della band di Bordeaux. Il letargismo doom, con vocals urlate che rimandano alla memoria gli In The Woods… di Strange in Stereo, è di classe sopraffina. I cinque riescono a declinare il genere sfruttandone tutte le pieghe del nero mantello, andando a regalarci una suite opprimente, catartica, polverizzante. “Tranchant” è un torbido midtempo con spire circolari di chitarra che aumentano la sensazione di soffocamento. C’è qualcosa che subdolamente si attorciglia attorno a noi e gli accenni – minimi – di dissonanze moderne paiono farfalle danzanti alla vista di un condannato che non ha più accesso all’ossigeno. MONDE VIVE si conclude con un manifesto total doom; “Octogone de Fer” è indolente, si trascina, spazza via le poche spore death dei primi minuti, fino al caos finale, dove le chitarre si lasciano sedurre dal noise e dall’hardcore di stampo nordeuropeo.
Nonostante una proposta musicale assolutamente non propensa all’ottimismo, alla luce, al sole, al giorno che nasce, i Mortuaire riescono a centrare il bersaglio fin da subito, con un debutto che, non me ne vogliano, lascia ben sperare per il futuro.
(World Eater Records, 2025)
1. Mauvais Présage
2. Pyramide d’Or
3. Monde Vide
4. Tranchant
5. Octogone de Fer