A metà agosto del 2019 è arrivata, del tutto all’improvviso, la notizia che molti fan dei Mr. Bungle sognavano da anni ma che non hanno mai considerato realistica: il ritorno della band. Non la chiameremo “reunion” perché sono Patton e soci stessi a non considerarla tale, sia perché la band ufficialmente non ha mai dichiarato lo scioglimento, sia perché, come vedremo, la formazione prevede due new entry. Attraverso i canali social e il sito della Ipecac è stato infatti annunciato il ritorno sulle scene con una formazione che vede, accanto al trio storico composto da Mike Patton (voce), Trevor Dunn (basso) e Trey Spruance (chitarra), l’aggiunta di due figure storiche del thrash metal: Dave Lombardo (batteria) e Scott Ian (chitarra), il primo notissimo come batterista degli Slayer, il secondo come chitarrista degli Anthrax. Contestualmente la band ha annunciato anche un mini tour di tre date negli USA a febbraio del 2020 che ha effettivamente svolto e in cui ha suonato per intero The Raging Wrath of the Easter Bunny, la primissima demo dei Mr. Bungle, con l’aggiunta di un paio di cover e qualche pezzo inedito.
Concluso il minitour, di lì a poco, la band ha annunciato una nuova registrazione e riedizione della demo di cui sopra, intitolata semplicemente The Raging Wrath of the Easter Bunny Demo, oggetto della presente recensione.
I tre concerti tenuti negli USA, i video pubblicati e i primi singoli rilasciati, hanno generato tra i fan aspettative deluse per alcuni ed eccitazione per altri: chi si è approcciato a questi “nuovi” Mr. Bungle avendo in mente la band dei tre capolavori pubblicati tra il 1991 e il 1999 è rimasto probabilmente deluso, chi invece conosceva anche i primi lavori usciti solo come demo nella seconda metà degli anni Ottanta, ha avuto quantomeno una conferma delle aspettative.
Nel 1986, anno della pubblicazione della demo, il nucleo principale di quella prima versione della band era già formato dal trio Patton, Spruance e Dunn, che all’epoca frequentavano ancora il liceo in quel di Eureka (California). Formarono i Mr. Bungle avendo come fari guida il death e il thrash metal, con l’obiettivo di suonare il più veloce possibile, come tante altre band provavano a fare all’epoca. Tale premessa è fondamentale per capire la genesi e la natura di questo “nuovo” album, che altro non è che una nuova registrazione di quella demo. La nuova uscita è composta da dodici brani, sette dei quali già presenti nella demo del 1986 (composta allora da otto tracce), con l’aggiunta di due cover e tre pezzi mai pubblicati in precedenza. Sostanzialmente ci troviamo, quindi, di fronte ad un disco thrash metal, con importanti venature death e un’attitudine a tratti hardcore.
“Grizzly Adams” introduce al disco con un arpeggio pulito, quasi free jazz di Spruance e potrebbe essere fuorviante (anche se non è certo il primo caso di un disco thrash che inizia con un intro acustico o con chitarra elettrica in clean), ma bastano pochi secondi per passare alla successiva “Anarchy Up Your Anus” dove accelerano le chitarre affilate di Spruance e Ian ed esplode la doppia cassa di Lombardo, in uno sviluppo thrash abbastanza lineare, ma infuocato. Più o meno stessa storia in “Raping Your Mind”, primo singolo uscito con videoclip molto fedele all’uso delle immagini che i Mr. Bungle usavano nei video amatoriali del primo disco ufficiale omonimo. “Hypocrites”, che dal thrash iniziale si chiude con un divertente ed inaspettato interludio sulle note de “La Cucaracha”, introduce “Habla Español O Muere”, cover con titolo e ritornello riadattato di “Speak English or Die” degli S.O.D..
“Bungle Grind” potrebbe essere una dichiarazione d’intenti: grind nella ricetta dei Mr. Bungle. Patton offre una prestazione monstre districandosi con impressionante abilità tra passaggi in growl gutturale e scream taglienti di gola. “Methematics” è il primo dei pezzi non presenti nella vecchia demo (ma, pare, comunque composto all’epoca). A parere di chi scrive si tratta di uno dei migliori pezzi del disco, con continui cambi di ritmo e alcuni passaggi technical thrash che richiamano i Megadeth, oltre al riff da cui è nata poi la traccia “Love is a Fist” dell’esordio ufficiale.
“Eracist” (termine che starebbe ad indicare l’odio di ogni vecchia generazione per quella nuova), a detta della band unico nuovo pezzo composto per l’uscita di questo lavoro, è anche l’unico che si distanzia dal thrash/death e si avvicina a territori non troppo lontani da quelli presidiati dai Faith No More. Da “Spreading The Thighs of Death” in poi, la ricetta è invece quella dei primi pezzi: thrash, death, hardcore. Da segnalare la cover di “Loss For Words” dei Corrosion Of Conformity, con Trevor Dunn sugli scudi. L’album si chiude con “Sudden Death”, forse il miglior pezzo del disco insieme a “Methematics”, anche questo una montagna russa di ritmi e variazioni di tempo, con rasoiate incendiarie di Spruance e Ian.
L’album convince, è una bomba a mano dall’inizio alla fine, non ammette cedimenti e tutti i musicisti contribuiscono in maniera fenomenale. Alta scuola. Per chi segue il thrash metal, non possono certo stupire le performance di Lombardo e Ian, così come non stupiscono troppo quelle di Patton e Dunn. Chi forse rappresenta la vera sorpresa su questo disco è invece Trey Spruance, chitarrista straordinario che ha avuto sicuramente meno fama di quella che meriterebbe. Se si guardano i live della band impressiona la facilità con cui Spruance macina riff e assoli, tanto che uno che non conosca i suoi trascorsi potrebbe credere di trovarsi di fronte ad un veterano del thrash metal. Impressiona ancora di più vedendo come invece Ian, pur standogli dietro, sembri fare più fatica – in un’intervista ha anche dichiarato di essersi infiammato una falange per imparare i pezzi di questo disco, a testimoniare anche l’abilità di Spruance nel suonare questi riff quando praticamente era ancora minorenne.
Una nota di merito va anche alla produzione, il mix è equilibrato, ogni strumento si sente con la giusta potenza e con buona trasparenza. Nel master si è rispettata sufficientemente la dinamica, anche se forse da questo punto di vista si poteva avere più coraggio, facendo un disco con i valori di dinamica che si avevano negli anni Ottanta, ma comunque il risultato è più che accettabile.
Per concludere e per riprendere la diatriba che si è accesa tra i fan: ha senso che i Mr. Bungle si riformassero con una formazione in parte diversa, riprendessero una demo registrata da adolescenti risuonandola e registrandola nuovamente, per far uscire quello che alla fine è un album thrash metal? A parere di chi scrive assolutamente sì, perché il risultato è un album godibilissimo per chi ama queste sonorità, suonato magistralmente da musicisti enormi, due dei quali autentici maestri del genere. E soprattutto ha senso se consideriamo che i Mr. Bungle non hanno mai fatto nulla per accontentare chicchessia: anche questo capitolo rientra pienamente nella (a)normalità di questa band.
(Ipecac Recordings, 2020)
1. Grizzly Adams
2. Anarchy Up Your Ass
3. Raping Your Mind
4. Hypocrites / Habla Español O Muere
5. Bungle Grind
6. Methematics
7. Eracist
8. Spreading the Thighs of Death
9. Loss For Words
10. Glutton for Punishment
11. Sudden Death