Let This Rope Cross All The Lands dall’inizio alla fine dell’ascolto mi ha fatto pensare molto, specie al motivo per cui i My Own Private Alaska abbiano voluto sostituire, in generi come lo screamo/post-hardcore, la chitarra ed il basso al pianoforte e, sinceramente, non ho ancora trovato una spiegazione ragionevole. Per quanto le canzoni siano ben scritte ed articolate, abbiano un bel mood e trasudino una forte emotività di fondo, nel mix c’è una forte mancanza di suoni che vadano a riempire alcune frequenze dando ancora più potenza ai brani. Faccio una precisazione, non sto dicendo che il piano non dovrebbe esserci mai in contesti come questo, anzi potrebbe essere un elemento fortemente caratterizzante per rendere ancora più originale una proposta musicale di questo tipo. Non è vincente, purtroppo, il modo in cui il piano viene utilizzato dal quartetto francese: esiste la chitarra ed esiste il pianoforte, sono due strumenti diversi con forti caratteristiche distintive, sostituire uno dei due facendo in modo che l’altro possa farne le veci, non va ad aggiungere pressoché nulla al disco.
L’album nel complesso funziona molto bene, le tracce, come già detto, sono ben scritte, la voce è straziante e tecnicamente molto precisa, il suono, le armonie e le melodie del pianoforte sono validissime e la batteria fa benissimo il suo lavoro. Il punto è che quando tutto va ad unirsi sotto lo stesso denominatore lascia un po’ l’amaro in bocca: una formazione così atipica deve osare molto di più. Se i brani fossero stati concepiti per dar vita ad un nuovo modo di intendere i generi a cui fanno riferimento staremmo parlando di un disco di successo planetario, un capolavoro dal quale prendere spunto negli anni a venire ma purtroppo, con i sé e con i ma non si fa la storia.
Ognuno dei cinque brani di Let This Rope Cross All The Lands rimane piacevolmente impresso nell’ascoltatore. Parliamo, se non si fosse inteso, di un EP oggettivamente valido, che va prendere spunto dagli Envy nelle intenzioni e non pecca affatto di personalità. Sarebbe stato bello sentire maggiore innovazione in una line-up del genere, chissà che in futuro i My Own Private Alaska non trovino le giuste convinzioni per creare una propria versione più originale e memorabile del post-hardcore e non ho dubbi sul fatto che abbiano le capacità adatte per poterci riuscire.
(AWAL, 2021)
1. Your Shelter
2. There Will Be No One
3. Red
4. Speak To Me
5. Ego Zero (b-side version)