La macchina Napalm Death, datata 1981, sforna il suo sedicesimo lavoro, Throes of Joy in the Jaws of Defeatjsm, con la storica casa discografica Century Media Records. Ultima fatica della band inglese che pubblica nel disgraziato 2020 un album che ci dimostra come anche a 50 anni suonati, nel grindcore, si possa ancora rimanere saldi su sonorità estreme senza forzare assolutamente nulla. Grinta e colpi su corde e rullanti ancora mossi dalla genuina voglia di fare musica.
La prima traccia “Fuck the Factoid” non si fa attendere, sin da subito il respiro diventa corto, giro di chitarra a vuoto e il disco parte senza freni alcuni. Il quartetto britannico unisce alla loro caratteristica denuncia sociale contro inuguaglianze e violenze di un sistema visto con gli occhi del grindcore, dei suoni nitidi che trovano equilibrio fra sfuriate punk con tempi e riff decisamente death metal.
Sarà la quarta traccia, “Contagion”, a destare sospetto, altri giri di chitarra a vuoto per un idea compositiva che può sembrare scontata, ma subito l’ascolto porta un nuovo giro che si intreccia con il suono del basso, da postura cifotica, dello storico Shane Embury, e si ritorna subito nella frenesia ricercata. Le linee vocali che si incontrano durante l’ascolto di tutte le tracce sono sempre marchio Barney Greenway, ispiratore di una generazione di strillatori estremi, ma nei due singoli “Amoral” e “A Bellyful of salt and Spleen” i riflettori puntano sulla melodia che Greenway propone, il tappeto strumentale è più sofferto e trascinato, ed è qui che la voce va oltre il cantano estremo e porta l’album ad avere parti cantate con un’intenzione più musicale. Ma alla fine sempre strilla, ottime strilla, rimangono. I due singoli sono corredati da video, entrambi quasi del tutto in bianco e nero, che ci piace tanto.
Il lavoro proposto quindi non va che a confermare come i Napalm Death sono stati, e sono tuttora, un riferimento per gli amanti del genere, ma anche un pezzo di storia con i loro quarant’anni di attività. Una certezza, andando a colpo sicuro, se si vuole ascoltare del sano abuso sonoro, ma in aggiunta non mancano evoluzioni compositive più mature che si compenetrano con suoni più nitidi, rimanendo pur sempre ancorati alle loro origini.
(Century Media Records, 2020)
1. Fuck the Factoid
2. Backlash Just Because
3. That Curse of Being in Trhall
4. Contagion
5. Joie De Ne Pas Vivre
6. Invigorating Clutch
7. Zero Gravitas Chamber
8. Fluxing the Muscle
9. Amoral
10. Acting in Gouged Faith
11. A Bellyful of Salt and Spleen