(Autoproduzione, 2015)
1. Preludio
2. Drown Into Perdition
3. Sea of Illusions
4. Flesh Script
5. Buried Inside Your Mental Walls
6. Eternal Realms
7. No Solution
8. Impulsive Whisperings
9. Ascending Mourning
10. Abstract Vortex
I Necrosy sono un quintetto originario di Venezia qui alla prima pubblicazione sulla lunga distanza dopo il breve EP datato 2013; nonostante ciò, i nostri hanno già alle spalle una serie di eventi live di tutto rispetto, potendosi vantare di aver condiviso il palco con nomi impressi a fuoco nel panorama internazionale quali Hour of Penance, Fleshgod Apocalypse, The Monolith Deathcult ed i meno noti ma sicuramente validi Logic of Denial.
La formazione nostrana è dedita ad un death metal cupo e frenetico, saldamente ancorato alla decisione di appropriarsi di elementi atmosferici e melodie con il chiaro intento di fabbricare un sound se non unico quantomeno personale. In ciò condivide con i primi due nomi succitati non solo la terra natia: è infatti evidente l’ispirazione tratta a livello generale e di sound dalle due divinità nate nel bel paese.
Se da una parte dopo tale considerazione è logico pensare ad un lavoro con i piedi ben piantati per terra, a suo agio in un riffing tagliente coadiuvato da un’ottima tecnica strumentale, dall’altra è giusto aspettarsi qualcosa di più; i Necrosy concretizzano queste aspettative in un songwriting basato su un ruolo essenziale della melodia affiancato però alla necessità di raggiungere vette ben definite di violenza sonora. Per la maggior parte del tempo Perdition mette in primo piano una doppia cassa a velocità esasperanti intenta a sospingere chitarre dalla lodevole precisione in concomitanza ad un growl cavernoso ed espressivo che ben si addice alla miscela complessiva; il basso risulta ben udibile, aggiungendo quell’apprezzabile consistenza low end che una produzione forse non troppo organica manca di garantire al resto della strumentazione. A ciò si aggiungono interessanti passaggi d’atmosfera che ricordano immaginari alter ego degli Ulcerate dai fumi meno densi e sulfurei, così come sezioni dai ritmi più cadenzati in cui il groove la fa da padrone.
Se il crafting di un suono personale (e meno stereotipato di quanto ci si potrebbe aspettare da un debutto) fatto obiettivo primo dai Necrosy può dirsi raggiunto, vanno al contrario ricercati alcuni difetti per quanto riguarda la varietà del platter a livello globale. Infatti, nonostante il minutaggio totale tutto sommato adeguato, i brani alla lunga sembrano fare uso costante delle medesime soluzioni; ciò a simbolo che il confine tra coerenza ed imitazione di se stessi è spesso labile. C’è poco da imputare ai veneziani invece per quanto riguarda contenuto ed espressione: Perdition, tolti i prevedibili difetti, è un disco piacevole e ben adatto a dimostrare le potenzialità della band.
7.0