Il percorso intenso e corposo dei post rocker Noorvik si immerge nella mitologia greca, basata su una narrazione lucida e dettagliata. Dopo le tematiche desolate e fredde dei primi due album, la band tedesca torna alla ribalta con questo nuovo capitolo dalle sonorità progressive d’impatto. Hamartia si spoglia in una luce nuova e racconta in chiave metaforica l’oscurità e la presunzione dell’uomo, verso un mondo spento e in continuo declino; in questo regno meticoloso, l’egoismo spazza via la bellezza. L’album poi presenta ancora una volta una tecnica geniale e ritmiche incendiarie che tolgono il respiro. Infine viene distribuito e prodotto dall’etichetta indipendente Tonzonen Records, ormai una garanzia sul genere post-metal.
“Tantalos” apre le danze di questo disco, con un emblema moderno di questa società, alla continua ricerca di tecnologie avanzate e di spessore. La sua storia si proietta all’interno di un viaggio epico musicale, dal tiro lento e macchinoso. Nelle melodie del basso, poi, si incastrano gli arpeggi soffusi e la rabbia infernale delle distorsioni. Un brano stupendo, con una dose enorme di sludge metal. Segue la malinconia di “Hybris”, con un giro di chitarra infantile e uno stile quasi storico, che gioca con la qualità disarmante delle percussioni e il ruggito corposo dei riff, su una timbrica drammatica. Sulla durata lunga della traccia poi prendono vita varie sfumature aggressive che vanno ad inoltrarsi in un solo mistico di chitarra, che conclude il brano. “Omonoia” invece è un breve passaggio nel silenzio con note sensibili in lontananza, che uniscono l’orchestrale “Ambrosia”, una cavalcata violenta e martellante con influenze sonore simili ai primi Pelican; una grande composizione che trasmette una catastrofe di emozioni represse e un insieme di chitarre furiose. Il cammino prosegue su uno dei brani più completi di questo lavoro: “The Feast” è una suite lunga e audace, che si spinge oltre nuovi orizzonti, sempre con un forte timbro caotico e rumoroso. Qui si sfiora un sound travolgente a tratti djent e un susseguirsi di cambi irregolari e complessi. Verso la fine ci soffermiamo sulle vibrazioni magiche di “Aeon” e il suo vortice sperimentale, che ci attrae nel suo nascondiglio. “Atreides” invece è un groviglio di strutture sospese su un tempo malato e disturbante, con il passaggio finale che sfiora la follia. L’album si chiude sulle atmosfere personali di “Tartaros”, un altro brano prezioso che crea una sensazione nervosa, carica di adrenalina in un atto finale da ricordare.
I Noorvik riflettono su una disperazione ricercata e un cambiamento ricco di speranza, per una generazione confusa che si ritrova in questo poema poetico da brividi.
(Tonzonen Records, 2022)
1. Tantalos
2. Hybris
3. Omonoia
4. Ambrosia
5. The Feast
6. Aeon
7. Atreides
8. Tartaros