Nati da un’idea di Radok, il tuttofare dietro al progetto dei Lorn (e non solo), i trentini Nordheim sono la riposta a quello che è diventato il black metal odierno, ovvero una cosa informa e mainstream, dove non si sente più Satana (cit.), e che ha dimenticato la sua vera identità. Le informazioni disponibili che si possono trovare in giro su di loro sono abbastanza striminzite, e questo dovrebbe bastare a dare l’idea del tipo di black metal al quale i Nordheim sono avvezzi… I Nostri, infatti, affondano le radici nel black metal del passato, quello più crudo, viscerale, ed efferato, quello che faceva paura, e che fu in grado di stravolgere la stantia scena del metal estremo, e che ormai è solo più un lontano ricordo, a parte piccoli ed isolati casi.
Come dicevo poco prima, la proposta dei Nordheim è un ottimo black metal che ricalca per suoni ed atmosfere i gruppi storici del genere, Darkthrone, Horna (mai abbastanza citati secondo me), Burzum, ed Emperor su tutti. All’attivo dal 2003, in tutto questo tempo i Nostri hanno pubblicato solamente un demo nel 2007 (Nordheim) ed uno split con i Strof nel 2020 (Totes Moos). Adesso, hanno deciso di ripubblicare il loro demo e di aggiungerci pure il brano (“Moos I”) che avevano registrato per lo split, il tutto impacchettato in un formato digipack limitato alle 200 copie (se siete interessati al formato fisico come il sottoscritto). Dato l’attaccamento alle radici del genere, abbiamo a che fare con una produzione scarna e gelida, ma nonostante questo ben bilanciata. I tre brani che compongono questa nuova/vecchia uscita affondano a piene mani nella storia del genere. In Nordheim ci troviamo di fronte a tre canzoni lunghe ed ipnotiche, mai troppo veloci, e con un cantato straziante e gelido che ben si accosta alla freddezza delle canzoni, dove la fiamma nera del black metal arde e brucia come non mai. Devo ammettere che questo salto nel passato mi ha convinto, e nonostante la lunghezza dei brani, il demo scorre via veloce e senza intoppi. In particolare, la conclusiva “Moos I” è forse la mia preferita, anche perché particolarmente maligna, ma soprattutto perché aggiunge nuovi elementi musicali e qualche variazione in più che non erano presenti negli altri due brani, e che danno un valore aggiunto al pezzo.
Essendo una ristampa di un demo, questo è un prodotto abbastanza di nicchia e destinato esclusivamente a chi ama e vive questo genere di musica, ma se vi piace il black metal della vecchia scuola, non lasciatevelo sfuggire perché merita.
(ATMF, 2025)
1. Spina de mùl
2. Ey de nèt
3. Moos I