Capita a tutti di svegliarsi un giorno con la sensazione di aver dimenticato qualcosa, ed è esattamente quello che è successo in redazione all’epifania di non aver recensito l’ultimo album dei Nothing, uscito l’anno scorso quando le foglie iniziavano ad ingiallirsi. Nel momento in cui scrivo invece tutto fuori dalla finestra è in fiore, e dopo qualche discussione sull’opportunità di recensire The Great Dismal con ritardo notevole siamo arrivati alla decisione che i lettori avrebbero apprezzato nonostante i mesi passati. Non che l’ultima fatica dei Nothing sia un capolavoro, sarebbe stato ancora più grave la dimenticanza, ma è un album che pensiamo debba assolutamente apparire nella nostra amata webzine, soprattutto ora che il nostro magazine si è musicalmente evoluto. Dopotutto si è evoluto notevolmente anche il catalogo Relapse Records, dando spazio a gruppi meno brutali e più ponderati come nel caso del post-punk dei Cerimony o al post-rock delicato dei Nothing.
The Great Dismal è appunto un album post-rock dalle atmosfere novantiane, abbraccia i suoni del grunge, ruvidi e sporchi ma al contempo romantici e decadenti. Possiede una intelaiatura decisamente melodica che si sostiene grazie alla voce eterea e lasciva di Domenic Palermo che cerca spazio attraverso una coltre rumorosa generata dalle chitarre muscolari e da suoni elettronici che seguono ritmi semplici ma ficcanti. Parliamo di uno stile e di un suono di cui il brano “In Bluebarry Memory” è il il portavoce: suoni impetuosi che richiamano fortemente White Pony dei Deftones, ma che hanno anche una forte intesa con il post-hardcore dalla forte carica emozionale dei Quicksand. Nei brani più ricercati e struggenti sembrano ricercare l’attitudine dei Mad Season, non esplodono mai violentemente ma cullano l’ascoltatore in un viaggio psichedelico, vedi anche “Blue Mecca”, forse il migliore pezzo dell’album.
The Great Dismal è quindi un’opera trasversale, una stele di babele musicale che i Nothing, come bravi archeologi, hanno saputo tradurre, dando vita ad un alternative rock variegato che siamo sicuri i nostri lettori apprezzeranno, e per rispondere alla domanda iniziale: sì, valeva assolutamente la pena recensirlo.
(Relapse Records, 2020)
1. A Fabricated Life
2. Say Less
3. April Ha Ha
4. Catch A Fade
5. Famine Asylum
6. Bernie Sanders
7. In Blueberry Memories
8. Blue Mecca
9. Just A Story
10. Ask The Rust