Gli Oberst provengono da Oslo e sono alla seconda prova sulla lunga distanza, Toil, che esce per la connazionale Indie Recordings. Il 12” segue di quasi quattro anni l’LP di debutto, Paradise, ma ad onor del vero la band aveva esordito con un buon EP già 10 anni fa. Nel press kit citano influenze che spaziano dal metal all’hardcore, passando dallo sludge al black, nominando band quali Mastodon, Baroness, Converge e Cult of Luna. Il tasso di originalità non sembra quindi altissimo, e per mescolare adeguatamente tutte queste influenze occorre saper dosare sapientemente ed intelligentemente tutti gli ingredienti. Il risultato all’ascolto? Direi buono, il quartetto dimostra di tener fede alle premesse e di saperci fare: il drumming è consistente e serrato, e sostiene il riffing della chitarra, mentre la voce, spesso uno screaming tirato, non concede né si concede soste.
In canzoni come “Invisible Hands” e “The Bends” ci sono anche dei cori a sostenere i ritornelli più “melodici”, ma non fatevi ingannare, la musica rimane cadenzata e tesa, senza cadute verso la noia. C’è anche l’ospitata del cantante dei Kvelertak in “Mules on a Mountain”, e devo dire che il suo stile non si discosta molto da quello del cantante titolare, dimostrando che le due band hanno più di un punto in comune. Le 10 tracce viaggiano tutte attorno ai cinque minuti e, pur essendo abbastanza omogenee, non si scade mai nella noia grazie ai cambi di ritmo e alla voce mai monotona del cantante. A livello di liriche, come succede spesso con le band nordiche, si parla di natura selvaggia ed incontaminata, trasmettendo un che di senso di panico legato alla maestosità della natura.
Per il sottoscritto promossi, ora non rimane che attendere la release ufficiale, attesa per il 26 aprile. L’album sarà disponibile in vinile nero confezionato in copertina apribile.
(Indie Recordings, 2024)
1. Chroma
2. Repugnaissance
3. A Breath and a Sigh
4. Lifeline
5. Invisible Hands
6. Mules on a Mountain
7. The Bends
8. Bad Run
9. Taxed and Brittle
10. Toil