A quattro anni dal loro debutto (Monarchs of Decay, che potete scaricare gratis su Bandcamp), tornano alla carica gli svedesi Obstruktion con la loro nuova fatica intitolata The End Takes Form. Non sono mai stato un fan accanito del classico hardcore, soprattutto per la marea di gruppi tutti uguali che copiano i soliti nomi, ma se me lo imbastardite per bene con dei suoni belli grezzi ed ignoranti, quasi death metal, e se ci aggiungete pure un cantante che ci mette passione e pathos alla Cocciante, allora la questione si fa interessante. E questo è quello che fanno i Nostri: un hardcore contaminatissimo, molto spesso fuori dai canoni stessi del genere, quindi molto interessante e parecchio stimolante, e soprattutto per niente noioso. Tra l’altro, viste queste premesse, credo sarebbe bellissimo vedere gli Obstruktion dal vivo, in un posto piccolo piccolo, che cola sangue e sudore, dove o poghi o muori, o muori pogando.
The End Takes Form è un album ben suonato, con riff diretti e violentissimi, composto da nove canzoni che vanno dritte al sodo e che farebbero tappare la vena e salire la violenza pure ad una suora. Tra l’altro scorre pure bene e veloce, anche grazie anche ad un minutaggio contenuto. Il disco parte subito con schiaffi alla Bud Spencer fortissimi, grazie alla direttissima “The End Takes Form” (titolo molto suggestivo tra l’altro). Ma non avrete nemmeno il tempo di riprendere fiato e leccarvi le ferite che arriva sparata “Death Comes Near”: brano molto ispirato, con un bellissimo e pachidermico break nel mezzo. “Sow Fear” è altrettanto ispirata, forse la traccia più bella dell’intera posta, con un finale apertissimo (che per una ragione oscura mi ricorda un po’ gli Amenra), a cavallo tra la violenza più pura e cristallina e la disperazione più nera. Ma l’intero disco si muove su queste coordinate, ed infatti un altro paio di canzoni che vi masticheranno per poi sputare sono “Machinery of Delusion” e “Grotesque Order”, che partono pesanti e finiscono pesantissime. A chiudere l’album troviamo “Born of Contempt”, che per suoni ed incipt lento ma incalzante, mi ricorda nuovamente gli Amenra. Brano finale interessantissimo, a partire dal minutaggio (dieci minuti di canzone, mentre le altre tracce quasi mai superano i tre minuti) che cresce e lievita, fino a scoppiare in violenza, ma in maniera controllata e quasi chirurgica. In altre parole, un finale perfetto per un album che ha pochissimi difetti (praticamente nessuno, ad essere onesti).
In conclusione, un disco da ascoltare a volumi da denuncia, soprattutto quandoi vi girano i coglioni e volete continuare a farveli girare, perché a volte – spesso – è l’unico modo per riuscire a tirare avanti in questo mondo infame.
(Suicide Records, 2025)
1. The End Takes Form
2. Death Comes Near
3. The Final Hour
4. Sow fear
5. Machinery of Delusion
6. Grotesque Order
7. Touched by the Void
8. Only in Death
9. Born of Contempt