Il trio tedesco OK WAIT continua la sua lunga scalata all’interno del suo percorso strumentale e personale, iniziato nel 2022 con l’album di debutto Well, nel quale si mettevano in luce orizzonti spaziali e viaggianti prettamente post-rock. Con questo nuovo lavoro dal titolo Signal, prodotto per l’etichetta Golden Antenna Records, le sonorità sensibili e leggere sono ormai un vecchio ricordo e i Nostri intraprendono in modo significativo una strada diversa, che marcia su tematiche più dure e feroci, rivelando poi un tassello fragile e emblematico racchiuso in nove tracce dinamiche e ben strutturate.
L’iniziale “Escape” si lancia in un vortice ruvido e graffiante, con un basso magnetico che si fa strada tra le sfuriate stupende delle distorsioni creando un autentico brano caldo e potente che accelera nel cambio finale in modo spietato. Il sound è di stampo post-metal e si avvale di un gusto ricercato affine ai primi Long Distance Calling, altra band tedesca di rilievo in questo genere. La seguente “Letter” prende una direzione ben precisa e si regge sull’impatto deciso della batteria, che cambia d’intensità nella parte centrale e scandisce colpi importanti e caotici alla struttura fino a stravolgere il cammino in un qualcosa di aggressivo e macchinoso. “Damage” e “Return” sono invece due opere lunghe con una dose massiccia di carisma e personalità; il noise di fondo innalza un’atmosfera inquietante che si basa su una ritmica lenta e mastodontica. Negli attimi finali poi, dopo tanta oscurità, torna una luce accecante e riflessiva che sposta gli equilibri verso qualcosa di emotivo e geniale con l’aiuto di un tappeto rumoroso a tinte black metal. Con “Horses” la distorsione furiosa esplora un riverbero ovattato e rimane su una tensione costante, senza mai evolvere a dovere. Nonostante questo la canzone fa un lavoro incredibile e gustoso. “Switch” fa da trampolino di lancio verso una vibrazione corposa, con una sfumatura più tecnica e un riff portante che trasmette un’emozione differente. Una buona composizione che si dissolve in modo minaccioso. Ci avviciniamo alla conclusione con il brano più lungo e introspettivo, il migliore del disco: “Sirens” è un’opera suggestiva e stupenda che, su un tiro morbido delle percussioni, pian piano avvia un racconto drammatico e incastra una sensazione teatrale da pelle d’oca. Ancora un’ultima emozione prestigiosa sul tocco magico di “Mantra”, una traccia struggente che si piazza come la ballata sentimentale di questo lavoro, unendo l’attimo finale dell’album con “Dejavu” e un breve segnale criptico e celebrativo.
Signal è un viaggio trascendentale, pesante e malinconico, da affrontare ad occhi chiusi assaporando la sua incantevole bellezza.
(Golden Antenna Records, 2023)
1. Escape
2. Letter
3. Damage
4. Return
5. Horses
6. Switch
7. Sirens
8. Mantra
9. Dejavu