Bologna in questo 2017 sta diventando capitale della musica metal in Italia. In questi primi giorni di un freddo maggio arrivano nel capoluogo emiliano e città della Musica UNESCO i paladini del djent Periphery insieme agli ottimi The Contortionist e ai nostrani Destrage. Insomma, un evento imperdibile per tutti gli amanti del metal tecnico. A causa di una lunghissima ed interminabile coda per entrare nello ZR abbiamo assistito solo alla chiusura del set degli italici Destrage; un vero peccato, ma a giudicare dalla già massiccia presenza di fan hanno suonato divinamente come sempre e rispettato le aspettative.
PERIPHERY + THE CONTORTIONIST + DESTRAGE
Zona Roveri, Bologna
06/05/2017
THE CONTORTIONIST
Puntualissimi, si impadronisco del palco i progsters americani. L’atmosfera è già frizzante, anche grazie all’esibizione dei Destrage. Il club è bello bombato di gente, tant’è che assistiamo alla performance dei Contorsionist quasi dal fondo ed è dura farsi largo sulle note di “Language I – Intuition”. Il sestetto è compatto e protagonista di una prova quasi da marziani, caratterizzata da movimenti rigidi sul palco, come se a suonare fossero sei automi. La scaletta del combo statunitense è carica di pathos, i brani sprigionano un’atmosfera sognate quasi paradisiaca. Ovviamente i Nostri non si sono dimenticati come si pesta a sangue, e lo ricordano anche a noi con un paio di brani schiaccia ossa come “Solipsis” e “Oscillator”, tratti rispettivamente dal secondo e dal primo disco, decisamente più pesanti dell’ultimo Language. Tutti sembrano apprezzare l’ottima prova dei Contorsionist, che offrono un concerto intenso e decisamente convincente; adesso tocca agli headliner.
PERIPHERY
Alle 22:20 salgono sul palco i Periphery. Il pubblico è già caldissimo con le dolci note di “A Black Minute”. Spencer Sotelo, con tanto di chioma rosa, si presenta in una forma smagliante. Il suo registro di voci è veramente un caleidoscopio di emozioni: anche in sede live si conferma la sua incredibile capacità di cambiare registro perfettamente con facilità disarmante, risultando strepitoso nell’intonare le complicate linee vocali tra voce soave, delicata, acuta, scream e growl cavernosi. La prova d’insieme della band è super compatta e carica di groove. I breakdown djent sono abrasivi come su disco; i pezzi che hanno più successo sono stati sicuramente quelli più catchy e coinvolgenti come “Marigold” e “Flatline”. Addirittura si sono visti accesi degli accendini, cosa abbastanza rara al giorno d’oggi. Segnaliamo anche un piccolo raid sul palco dei Destrage per gettarsi sul pubblico; peccato che Matteo Di Gioia non sia atterrato proprio “dolcemente.” Più della metà della scaletta è stata dedicata all’ultima opera Periphery III: Select Difficulty, lasciando qualche scampolo agli altri dischi. Emozionante l’esecuzione di “Masamune”, unica traccia pescata dal superbo Periphery II: This Time Is Personal. Prima dell’immancabile encore finale, che spetta a “Lune”, il batterista Matt Halpern scalda ancora una volta tutti i presenti con un assolo di batteria sulle note di “One More Song” urlate a squarciagola da tutti. I Periphery, insomma, sono stati protagonisti di una prova maiuscola che ha sicuramente soddisfatto i convenuti. Unica pecca è stata la mancanza di pezzi come “Scarlet”, “Make Total Destroy” o “Icarus Lives!”.