Dopo il primo assaggio del 2015, con l’album Cult, avevamo già intuito cosa poteva essere la forma di questa creatura nata da due costole degli Omega Massif. La sostanza, uno sludge/post metal nero come la pece, è in gran parte la stessa, ma Sundown Pleasures raggiunge nuove vette compositive rispetto al suo predecessore. L’album è pesante, asfissiante e opprimente,un ottimo manifesto di negatività espressa in musica. I Phantom Winter non hanno pietà per nessuno, e si dimostrano dei maestri nel trascinare gli ascoltatori con loro in fondo al baratro (si veda in particolare la spettrale “The Darkest Clan”). Un baratro fatto solo di oscurità, nel quale qualsiasi forma di luce viene spenta dal male e dalle strazianti vocals, davvero toccanti. Monologhi, campionatori, feedback stridenti, noise, tutti questi ingredienti si infilano tra le chitarre motoseghe dettando cadenze lente e pesanti, riuscendo così ad ammutolire ogni pensiero e consumare ogni forma di vita.
I tempi non sono mai particolarmente veloci e serrati ma è proprio su questo che i tedeschi puntano, perché hanno capito che il male interiore è lento, proprio come un carcinoma che giorno dopo giorno, silenziosamente, cresce, si nutre e poi inaspettatamente ti annienta. La lunga “Black Space” è decisamente esemplificativa in questo senso.
Sundown Pleasures è un album che necessita di svariati ascolti per essere assimilato nel pieno della sua malattia e che può regalare piacevoli momenti in questo mondo musicale oberato da troppe band che suonano la stessa roba producendo solo noia. Non è il caso dei Phantom Winter, che, con solo due album, si confermano tra i nomi che davvero contano in ambito sludge/post metal.
(Golden Antenna Record 2016)
1.Sundown Pleasures
2.The Darkest Clan
3.Bombing the Witches
4.Wraith War
5.Black Hole Scum
6.Black Space