La sofferenza bussa alle nostre porte, viene a porgere il proprio vangelo: non c’è scampo o rimedio al dolore, siamo fatti per rimanere soli e soffrire. Una lancinante morbosità mi trascina con forza nel mondo malato dei mastodontici Primitive Man, irreprensibili registi di un estremissimo doom/sludge intriso di black, noise e di altre varie sfumature che, con questo nuovo full length intitolato Caustic, il secondo nella loro carriera, confermano ancora una volta come si può essere estremi fino al midollo senza raggiungere obbligatoriamente velocità disumane.
La nuova fatica, uscita nell’ottobre 2017 per Relapse Records, non muta la belluina concezione musicale e ideologica (leggete con calma le barbare liriche) dei ragazzi di Denver, sempre in prima linea a diffondere il verbo della repulsione contro tutto e tutti. Si nota invece un ulteriore passo in avanti per quanto riguarda sia l’aspetto compositivo che quello tecnico/esecutivo, simbolo di una sudata maturazione in questi anni. In più colpisce la spiccata componente black: se prima era un contorno, adesso possiamo quasi dire che è radicata bene nelle soluzioni dei vari pezzi. L’egregio lavoro di produzione rende i dodici brani unitari e puliti ma il gusto fangoso e sporco tipico appunto della loro discografia rimane inalterato: il clima malsano che si respira in questi circa ottanta minuti di ascolto è forte come non mai. Ammirevole è la prova dei tre musicisti: basso e batteria si sposano perfettamente e seguono in modo impeccabile, con una prova intensa e maiuscola, il loro corpulento condottiero. Ethan Lee McCarthy conduce le danze e ci intrattiene con un’ineccepibile prestazione vocale e chitarristica: le sue vocals sono infernali, pesanti, ricche di passione e i suoi riff sono allo stesso tempo famelici, rabbiosi e onirici, ti catturano e non ti lasciano andare più via.
Scorrendo la tracklist, composta da episodi che possiedono tutti una spiccata identità, l’oblio auditivo prende forma: i primi tre brani, ovvero “My Will”, “Victim” e l’intermezzo noise “Caustic” intorpidiscono i metronomi e sprigionano tutto il potenziale del combo. Il successivo “Commerce” è asfissia pura: il riff portante, ripetitivo e buio, è di derivazione doom e mette a dura prova la forza mentale di chi ascolta: dodici minuti di intensa angoscia non sono facili da reggere. “There’s not enough smoke in the world to help me bury the last 33 years…” recita “Tepid”, nel quale le quotidiane lotte personali con i propri demoni risalgono in superficie e non lasciano momenti di tregua. Dopo il secondo intermezzo noise (“Ash”) gli americani danno un leggero colpo di acceleratore con “Serenity”, brano che potrebbe far parte di un lavoro dei Vermin Womb, altra creatura del massiccio Ethan. “Sugar Hole” è l’ennesima macelleria auricolare che, pur non brillando per originalità, continua a tenere il livello alto il livello del songwriting. Dopo il terzo omicida intermezzo noise, intitolato “The Weight”, entriamo nel trittico finale, composto da “Disfigured”, “Inevitable” e “Absolutes”. I primi due sono la logica continuazione di quanto sentito fino ad ora, brani disarmanti che non fanno altro che indicarci la via a copi di intenso sludge. “Absolutes” invece è un inquietante e particolare brano strumentale, sempre dal sapore noise, che lascia basiti: un pezzo pauroso, in senso strettamente letterale.
In definitiva, per essere sintetici, Caustic brilla nella splendente discografia dei Nostri. È il manifesto dell’astio più puro, che si tratti delle proprie guerre o della rabbia contro il mondo morto che ci circonda non fa differenza, il succo è lo sempre lo stesso: siamo soli, lo siamo sempre stati e finiremo per schiacciare noi stessi e i nostri simili. Sarebbe infruttuoso continuare a scrivere ancora o analizzare nei minimi dettagli questo album perché questa opera va ascoltata con pazienza, bisogna viverla e farsi sedurre da quello che vuole raccontarci.
(Relapse Records, 2017)
1. My Will
2. Victim
3. Caustic
4. Commerce
5. Tepid
6. Ash
7. Sterility
8. Sugar Hole
9. The Weight
10. Disfigured
11. Inevitable
12. Absolutes