Nel florido panorama metal estremo greco un nome che si sta facendo conoscere negli ultimi anni è quello dei Prometheus, band con membri già attivi nella scena locale che sta facendo strada con una proposta perfettamente a metà tra black metal e death metal. Il precedente Resonant Echoes from Cosmos of Old si può ritenere una buona espressione dello stile dei Nostri, ma non al punto di farlo eccellere, con il legame tra i due generi non ancora consolidato al meglio. A due anni di distanza, e con l’ingresso di Meleager alla voce (già cantante dei Archemoron), viene pubblicato dalla nostrana I, Voidhanger Records Aornos, che punta proprio a perfezionare il sound dei precedenti lavori.
Spiccano subito le connotazioni occulte che caratterizzano l’ascolto, con l’intro “Epiclesis” che fa salire la tensione prima della scarica rabbiosa di “The Devouring Chasm”. I riff sono amalgamati al meglio, succedono con un’impeccabile disinvoltura rendendo molto più facile da seguire la successione tra i vari brani, chiarendo immediatamente i passi in avanti compiuti. Il sound infernale proposto si lega molto bene con lo scenario su cui si reggono le fondamenta di Aornos, che riguardano proprio gli Inferi della mitologia greca. Il personaggio raffigurato nella copertina è Caronte, che non si trova nell’Acheronte, fiume solitamente associato alla sua figura, bensì nel Lete, fiume dell’oblio, e proprio nell’oblio più arcano trasportano i pezzi. Questo viaggio negli angoli più remoti degli inferi è caratterizzato da un death metal possente e angusto, che può ricordare nomi classici come i Morbid Angel così come più recenti come Krypts e Tomb Mold, a cui si aggiungono influenze black dal forte aspetto evocativo, con sentori della scena locale che non si nascondono. Proprio queste ultime atmosfere vengono rafforzate dall’aggiunta di sontuosi sintetizzatori che rendono il tutto ancora più arcano e immenso. I primi brani sono taglienti, e fanno salire al meglio la tensione fino ad arrivare a “Mnemosyne”, posto saggiamente a metà ascolto essendo il pezzo più rappresentativo del disco. Nel primo minuto le acque si calmano, con l’utilizzo di strumenti tipici della cultura greca che crea un’intrigante introduzione, ma in breve tempo si viene travolti da un’ondata maligna, inizialmente particolarmente grezza, ma con l’evolversi della canzone sempre più avvolgente. Il sound infernale continua la sua avanzata a testa bassa anche con gli ultimi tre pezzi, con una particolare attenzione per le influenze black metal e il lato più atmosferico dei brani. Tra aperture sinfoniche, riff più cadenzati e attimi decadenti, gli ultimi momenti del disco non accettano compromessi, e terminano in bellezza la lunga e ossessiva “The Alpha and the Omega Revealed – Part 2”, che fa giungere al termine questo viaggio infernale.
Con il loro terzo album i Prometheus sono riusciti a trovare la giusta congiunzione tra le due anime principali del loro stile: le atmosfere tipiche del black metal e i riff serrati del death metal. Nei sette brani non ci sono momenti morti, la fluidità dell’ascolto è sempre in primo piano e fa notare con piacere la dimostrazione di maturità degli ellenici. Un lavoro da tenere in considerazione per chi ascolta metal estremo e apprezza lavori costellati da scenari impervi.
(I, Voidhanger Records, 2022)
1. Epiclesis
2. The Devouring Chasm
3. Slithering Tongue of Lethe
4. Mnemosyne
5. Vessel of Empiricism
6. The Alpha and the Omega Revealed – Part 1
7. The Alpha and the Omega Revealed – Part 2