Il 2017 del death metal italiano è iniziato col botto: basti pensare a Cast the First Stone dei romanacci Hour of Penance; ma il death metal è, fin dalle sue primigenie intenzioni, pompato dalla linfa dell’underground e l’omonimo album d’esordio dei veneto-colombiani Restos Humanos ne è ennesima conferma e testimonianza.
Old school death metal. Grind. Tupa-tupa nervosi. Breaks sulfurei. Sample da vecchi horror b-movies nostrani e non solo. Sì, in loro c’è la summa d’un’attitudine e d’una tradizione decisamente consolidata: per molti, fra provocazione e convinzione, i tempi per darci un taglio potrebbero essere arrivati. E invece no.
Per l’occasione, è stato pronto a dimostrarcelo il cantante-chitarrista della band, Julian, un ragazzo di origine colombiana, intelligente, entusiasta della propria musica e pieno di voglia di portarla in giro il più possibile.
Enjoy!
Ciao Julian! Come vanno le cose? Ci sono novità fresche, vista l’altrettanto fresca uscita del vostro disco?
JULIAN_Sì, ora come ora non poteva andare meglio di cosi, sia dal punto di vista personale, sia da quello “professionale”; ovviamente l’uscita del nostro album “RESTOS HUMANOS” è di fatto un traguardo che abbiamo appena raggiunto, perciò siamo molto contenti ed entusiasti.
“Restos Humanos” mi è piaciuto: ha un mood oscuro e catacombale, presente da sempre nel vostro sound, ma che si esalta molto di più in questo contesto. Quando una band decide di dare il proprio nome anche a una propria uscita discografica ci sono sempre intenzioni speciali e un affetto particolare da parte dei musicisti: qual è stata la vostra esperienza in sede di registrazione e preparazione del disco?
JULIAN_Sono contento che tu abbia apprezzato. L’assegnare il nome omonimo è stato quasi una scelta naturale: in realtà dopo qualche demo, split 7”, live album, EP, questo è in realtà il nostro primo full length album, quindi dare il nome di “restos humanos” è stato assai naturale.
Avete registrato presso lo studio Mal de Testa, in cui è operativo il vostro batterista: come mai questa scelta? In passato vi siete avvalsi di altri studi di registrazione? Cosa ne pensate della situazione italiana in merito alle proposte e alle potenzialità di questo tipo di locali che dovrebbero garantire preparazione e professionalità? E invece cosa pensate di chi si lancia sul D.I.Y. in maniera quasi cieca, diretta, per forza di cose?
JULIAN_Noi conosciamo Mal De Testa da molto tempo, non solo per ovvie ragioni, dal momento in cui Matteo, il nostro batterista, ci lavora: di fatto, quando suonavo nei Gelo (gruppo crust del Nord-Est italico; n.d.R.), abbiamo avuto la possibilità di registrare là e ci siamo trovati davvero bene. Loro lavorano ottimamente e sono sempre disponibili, cercano ogni volta migliorare i suoni di ogni strumento, facendo delle scelte e sperimentazioni consapevoli, che, non credo altri studi non farebbero, semplicemente perché queste scelte portano via tempo e hanno dietro tanto lavoro, ecco… Loro lo fanno perché ci tengono e per questo credo siano un grande studio di registrazione. Per quel che riguarda la registrazione D.I.Y., ognuno può sperimentare ma è imperativo aver almeno delle nozioni minime per quel che riguarda registrare: non va bene giocare con l’udito altrui. Hehehe!
Benché non ne abbia volutamente parlato in sede di recensione, credo che in voi, molto di più rispetto alle precedenti uscite, salti fuori in modo prepotente l’influenza dei Machetazo: cosa ne pensi di questo gruppo? Immagino tu sia un grande loro fan, eheh!
JULIAN_Per noi è un grande complemento! Sono un grande fan dei Machetazo e per me sono stati una grande inspirazione: credo che loro abbiamo creato uno stile unico nella musica estrema; li conosco da molto tempo, ancora prima di MySpace, e, in generale, internet. Ricordo che prendevo il loro album alla “cieca” via posta: addirittura pensavo fossero messicani (in verità sono spagnoli; n.d.R.), ahahah! Insomma: una volta c’era una vena maggiore di mistero attorno ai gruppi rispetto ad oggi; poi, ovviamente, il culmine è stato per noi e per me come fan quando abbiamo avuto la possibilità di aprire due loro concerti a Padova e Milano con gli Haemophagus. Sono davvero dispiaciuto che si siano sciolti: una grande perdita.
“Restos Humanos”, come ho già detto prima, malgrado la violenza tipica del genere che proponete, è forte d’un mood ariosamente dark e gloomy: visto l’impegno alla voce della vostra Sara nei doomsters Messa, non avete mai pensato di impegnarla vocalmente, anche solo come un’apparizione sporadica, in qualche vostra canzone? In molti vostri break dilatati e ariosi, a mio modesto parere, la sua voce calzerebbe piuttosto bene…
JULIAN_Ci stai dando delle idee non da poco, ahahah! Sono personalmente contento di come sta andando con i Messa: sono un grande gruppo e hanno quella marcia in più; in effetti Sara ha una grande voce e… perché no? Ci pensiamo, dai, per una prossima uscita!
Non solo Sara è l’unica ad essere impegnata in un altro gruppo: tutti voi siete attivi con altre band. Come riuscite a convivere pacificamente, soprattutto a livello di impegni? Ci sono mai state gelosie? Ci sono news particolari da tutti i vostri altri progetti?
JULIAN_È vero, ognuno di noi ha altri gruppi, ovvero: Hobos, Messa, Askesis, La pazzia, Corporation of Consumption. Non abbiamo mai avuto episodi di “gelosie”: anzi, devo dire che c’è stato sempre uno spirito di collaborazione; i problemi si sono verificati qualche volta, quando gli impegni live si sono incrociati con altre date in cantiere. Purtroppo non sempre è possibile soddisfare tutte le richieste live.
La vostra musica è molto trasversale: può piacere tanto ai metallari, quanto ai punk. Voi in quali contesti vi trovate maggiormente a vostro agio? Per quali ragioni?
JULIAN_In realtà abbiamo trovato, specie in Germania, delle situazioni che raccoglievano il meglio di ogni “scena”: ad esempio, concerti metal completamente autogestiti! Perciò, a questo punto, non vogliamo distinguere due contesti ma crediamo che questi possano convivere.
A gennaio, nel cuore dell’inverno, avete valicato Alpi e Pirenei, suonando con gli Haemophagus in Francia e in Spagna: grandissimi! Com’è stata l’organizzazione del tour? Era la prima volta che vi lanciavate in un’esperienza simile? Vi siete divertiti? Avete aneddoti memorabili?
JULIAN_Sì, è vero: non è stato molto facile organizzare! Di fatto noi personalmente come Restos non avevamo mai avuto la possibilità di andare in Francia e Spagna. Tutto è andato per il meglio: ci siamo trovati molto bene con i nostri amici Haemophagus; ci sono state molte situazioni divertenti. Gli Haemophagus sono delle persone stupende e ci andrei subito di nuovo se potessi! Non immaginavo che ci fosse un Paese più caro dell’Italia quanto i costi di autostrada e benzina! È stato l’unica cosa veramente negativa, del resto è stata una esperienza indimenticabile.
Acculturiamo i lettori di GOTR: fra i tuoi ascolti più recenti, tre band straniere e tre band italiane che ti hanno particolarmente colpito e perché?
JULIAN_Colombia, i Chulo, gruppo powerviolence con molto carattere che ogni uscita che fa si consolida come una realtà assoluta. USA, gli Acephalix, gruppo che riesce a fondere in modo migliore il death metal e il crust. Spagna, Cruz, suono potente, in your face. Napoli, Naga: abbiamo suonato all’Evil Fest ad Alvignano e sono rimasto particolarmente colpito. Trieste, Grime: abbiamo suonato qualche volta insieme e rivederli ancora è come vederli per la prima volta. Grandi. Bassano del Grappa, Glincolti: l’ultimo loro album è fenomenale, da ascoltare assolutamente.
Acculturiamo i lettori di GOTR – pt. 2: quali libri ci sono attualmente sul tuo comodino e perché?
JULIAN_Spezzando ogni cuore, Giuseppe Mantovani. Ho iniziato da poco ma mi è piaciuto molto l’approccio storico: alla fine la storia deve essere funzionale al presente per cambiare il futuro. Mantovani fino ad ora è riuscito a farmi indagare sulle mancanze e gli errori del passato delle società Latine. Abbiamo imparato dal passato? Ummmmm…
Il vangelo secondo Gesù, José Saramago. Finito da poco. Saramago è riuscito con questo romanzo a dare voce a chi non l’ha mai avuta, ribattere e la cosa più importante; questa lettura ci dimostra che non possiamo limitarci alla storia che ci vogliono far credere, sia in campo religioso, sia in quello politico.
Aboliamo le prigioni?, Angela Davis. Una donna attivista con tanto coraggio, ci dimostra che in qualche caso specifico e in qualche regione del globo il sistema penitenziario è fallito, forma di punizione controproducente. Penso come secoli fa Beccaria trovava ingiusta la pena di morte, oggi è forse ora d’interrogarci sulle prigioni.
Grazie per il tuo tempo e la tua disponibilità, Julian! Open mic: spazio finale per saluti, baci, schiaffi e insulti! Keep it real, keep it brutal!
JULIAN_Grazie ai lettori di GOTR! Ascoltate il nostro nuovo album, appoggiate sempre i gruppi, leggete qualche buon libro e, se dovesse arrivare la guerra, sappiate che in Colombia c’è sempre spazio per tutti.