Sebbene non si avessero notizie di uscite discografiche già da qualche tempo, il power-trio veneto-colombiano dei Restos Humanos, negli ultimi anni, è stato tutt’altro che inattivo: fra comparsate in Italia e all’estero e un recentissimo tour europeo in compagnia dei conterranei Haemophagus, Julian (chitarra e voce), Sara (basso) e Barney (batteria) si sono dimostrati davvero un combo instancabile, soprattutto considerando il fatto che ciascun membro della band è impegnato in altri gruppi di buono e discreto rilievo nell’underground italiano (Messa e Hobos, per citarne un paio).
Nati da un’idea di Julian, el colombiano de Venexia, nel 2013, i Restos Humanos sono stati in primis una one-man-band per sfogare gli istinti death-grind del Nostro; nell’arco di appena quattro anni, sono, inesorabilmente, riusciti a diventare un gruppo tout court, capace di raccogliere sotto lo stesso ombrello metallari vecchio stampo quanto hardcore-kids.
La grandezza del sound del gruppo – e il nuovo disco omonimo ne è ulteriore conferma – risalta proprio nella capacità di mettere sotto lo stesso tetto amanti del proto-death/old school death metal, del grind e dell’hardcore più grezzo e diretto, complice un’attitudine personale, capace di abbracciare i metal heads incapaci di vivere senza zombies e croci rovesciate, quanto i punkabbestia più schizoidi.
“Restos Humanos” è, infatti, una bella scommessa: album di otto tracce che si presenta con la miglior produzione di sempre nella breve cronistoria della band, punta, fra intro e arrangiamenti tattici che strizzano l’occhio all’horror più blasfemo degli anni ’70 (magari dirò una cazzata, ma mi è parso di sentire anche un’intro da “Rosemary’s Baby” prima di “Creaturas desde la Selva”; nota di chi scrive), a creare un prodotto che, benché per cliché possa inserirsi in un filone corposo e su sentieri plurimamente battuti, vuole lasciare comunque la propria impronta.
Senza ombra di dubbio, gli amanti del vecchio metal ottantiano andranno in sollucchero – quanto dei primi Morbid Angel, Sepultura, Entombed e Death prima maniera e Napalm Death di Harmony Corruption c’è in tutto il disco? – di fronte alle alternanze fra blast e tupa-tupa dimezzati, sorretti da solenni break quasi sabbathiani (in questo, la già citata “Creaturas desde la Selva” si conferma uno dei pezzi migliori del lotto) ed una voce più Dave Vincent che mai (bravissimo Julian!; nota di chi scrive); dall’altro lato, gli amanti del mondo più hardcore-grind apprezzeranno la furia, la velocità e l’incedere quadrato e immediato di ciascun pezzo.
In un genere in cui confermare col copia/incolla spesso si rivela la carta vincente, i Restos Humanos sfondano qualche barriera, sfornando un disco significativo, sia per il titolo omonimo, sia per la sua godibilità.
E sono già in molti a crederci: il cd, infatti, verrà prodotto e distribuito da ben quattro etichette (Epidemia Records, Power from Hell Records, Grindfather Productions, Eyes of the Dead Productions); il vinile, invece, sarà a cura della Neanderthal-Stench e della Lycanthropic Chants, con un’edizione speciale per il Sud America, ad opera della The Return Records; infine, in Europa, la Into The Rave Corpsoration curerà una speciale uscita su cassetta.
Il 2017 del death metal nostrano, dunque, lascia un segno di rilievo non solo con gli Hour of Penance: buon ascolto (consigliatissime anche “Aquel Ojo” e “Black Sunday”; nota di chi scrive).
(Epidemia Records, Power from Hell Records, Grindfather Productions, Eyes of the Dead Productions, Neanderthal-Stench, Lycanthropic Chants, The Return Records, Into the Rave Corpsoration, 2017)
1. Incipit Della Morte
2. Aquel Ojo
3. Creaturas desde la Selva
4. Transportando una Cabeza en el Maletero
5. Histrión Asesino
6. Quelli delle Catacombe
7. Black Sunday
8. Escafismo