In un mondo in cui le uscite musicali nel genere post-rock/post-metal sono sempre più numerose, è difficile distinguersi e imprimersi nella memoria e nella mente del pubblico. Tuttavia, ci sono alcuni album che riescono a farlo con estrema naturalezza, riuscendo a smuovere forti emozioni e ad offrire un’esperienza di ascolto indimenticabile e duratura. A Man And His Nature, il nuovo album dei Ropes Inside A Hole in uscita oggi, è sicuramente uno di questi. Dopo quasi tre anni dalla pubblicazione del loro album di debutto Autumnalia e quasi due da RIAHPSTVRT, il loro lavoro in collaborazione con i Postvorta, la band è pronta a presentare il loro nuovo lavoro con una formazione rinnovata e uno spirito nuovo. Con musicisti di talento come Hernan Paulitti al violino, William Suvanne al sassofono, Francesco “Fresco” Cellini al violoncello, Mohammed Ashfarf alle tastiere e soprattutto Daniel Loefgren degli svedesi Suffocate For Fuck Sake alla voce, la band ha raccolto nuove ispirazioni che hanno reso il sound ancora più interessante e variegato. L’apporto di questi musicisti con le loro diverse esperienze e stili aggiunge profondità e sfumature al suono dei Nostri, rendendolo più complesso e ricco di dettagli. Anche il titolo dell’album, A Man And His Nature, è sicuramente intrigante e si presta a molte interpretazioni. Cosa significa “natura” in questo caso? Si riferisce alla natura umana in senso più ampio, o a qualcosa di più specifico come i nostri istinti o le nostre inclinazioni personali? E cosa c’entra l’uomo in tutto questo? È l’uomo a essere in armonia con la sua natura, o è la natura a plasmare l’uomo? Il titolo lascia spazio a diverse interpretazioni e invita a scoprire di più ascoltando il disco e lasciando parlare la musica, che si distingue per il suo suono introspettivo che cattura l’ascoltatore in un’atmosfera ricca di malinconia e nostalgia. Il tutto anche grazie all’utilizzo di strumenti come la chitarra acustica, il violoncello e della voce tenera e evocativa di Daniel Loefgren, anch’essa a suo modo uno strumento. Tuttavia, non mancano anche momenti di rabbia e frenesia, con l’utilizzo di chitarre distorte scandite da poderose sezioni ritmiche di basso e batteria, che donano una grande energia e potenza alle composizioni. A Man And His Nature è un album che prende l’ascoltatore per mano e lo conduce in un viaggio emozionale veramente coinvolgente, dove ogni brano presenta elementi unici e originali che contribuiscono a creare un’atmosfera intensa e introspettiva con un mix perfetto di sonorità delicate e potenti.
I RIAH sanno come costruire i brani in modo che ci si senta coinvolti e trasportati in un mondo tutto loro, e “Distance”, il primo brano in scaletta, ne è un esempio perfetto. La loro attenzione all’atmosfera e all’evoluzione del pezzo di apertura è evidente, e il risultato sa tenere l’ascoltatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine: l’alternanza di momenti di quiete e di esplosioni di energia è ben calibrata, e la performance vocale di Daniel Loefgren è decisamente degna di nota. La batteria marziale e l’incedere tipico del post-rock aggiungono un ulteriore elemento di tensione al brano, che raggiunge il suo apice nel finale post-metal caotico e travolgente. “Distance” lascia subito il segno trasmettendo le giuste vibrazioni, e fa ben sperare per il resto dell’opera. Non si rimane delusi dalla successiva “Others Are Gone. I Don’t Care”: nell’ottima batteria iniziale e nelle delicate note di chitarra la mente vaga e ci si lascia trasportare dalle atmosfere introspettive del brano. Il connubio tra le sonorità post-rock e le esplosioni post-metal è perfetto, con i riff potenti delle chitarre distorte che si alternano a momenti più delicati con la chitarra acustica, evocando atmosfere blackgaze simili a quelle create dagli Alcest. Le melodie sono ampie e spaziano liberamente, contribuendo alla forte dinamicità di un brano stimolante nelle continue variazioni. La sorpresa arriva verso la fine con un cambio ritmico che spiazza, creando una sensazione di preoccupazione e di pericolo che sfocia nel post-metal più ruvido. La parte finale, caratterizzata da suoni potenti e distorti, sembra rappresentare una sorta di presa di coscienza quasi rabbiosa, come se l’irruenza sonora fosse il modo in cui la band affronta la solitudine e cerca di superarla. Il brano insegue un desiderio, una voglia di realizzazione che sfida la sensazione di solitudine e la delegittima, come se volesse affermare che nonostante l’assenza degli altri, noi siamo comunque in grado di perseguire i nostri obiettivi. È una canzone che trasmette determinazione e forza d’animo, e si distingue per la sua capacità di unire momenti dolci e delicati ad altri più intensi e di grande impatto. A proposito di intensità, il successivo “Loss And Grief” è un brano che trasmette profonde emozioni di sofferenza, come si può intuire dal titolo. La linea vocale decanta parole nostalgiche in un tappeto sonoro malinconico, ricco di intarsi sonori che contribuiscono a creare un’atmosfera fredda e invernale. Il finale è particolarmente d’effetto, come se la linea melodica principale, dolce e nostalgica, improvvisamente irruvidisca il suo tessuto sonoro con elementi pesanti per descrivere l’irruenza che può avere il lutto quando sopraggiunge inaspettato. Nelle melodie finali del brano, tuttavia, si percepisce un forte senso di speranza e di resilienza, come se i RIAH volessero ricordarci che, anche nei momenti più difficili, siamo in grado di superare le sfide e andare avanti. “Feet In The Swamp, Gaze To The Sky” si distingue per l’utilizzo del sassofono di William Suvanne, talentuoso jazzista di Helsinki. Il suo contributo è perfetto per l’atmosfera del brano e viene utilizzato in modo originale durante un crescendo della sezione ritmica e prima di una sezione più metal. A tratti sembra quasi di ascoltare un pezzo jazzistico, dalle tinte misteriose e coinvolgenti: la combinazione di questi elementi crea una sensazione di fascinazione e di mistero, che cattura l’ascoltatore e lo trasporta in un mondo sonoro estremamente suggestivo. L’inclusione del sassofono nelle atmosfere post-rock e post-metal funziona molto bene, e in questo caso contribuisce alla realizzazione di uno dei pezzi più affascinanti dell’album. In “Overwhelmed”, la band dimostra tutta la sua potenza e il suo virtuosismo, con riff di chitarra energici e una sezione ritmica incalzante: le sonorità tese e urgenti rimandano ai Russian Circles. La parte finale del brano, invece, risulta più intima e delicata, con la chitarra acustica che decanta melodie dolci e malinconiche, creando un contrasto forte con il resto della traccia. È come trovare una piccola luce che brilla in lontananza dopo aver attraversato una foresta di notte, ricevendo in dono il conforto necessario alla sopravvivenza. Il brano finale, “Time To Sleep”, rappresenta il culmine di questo viaggio emotivo alla scoperta della nostra natura ed è una vera e propria ode alla bellezza e alla potenza delle emozioni, quando decidiamo di osservarle a fondo senza timore. L’inizio sommesso con la parte vocale di Daniel ricorda la delicatezza ultraterrena di Jónsi dei Sigur Rós, e contribuisce al disvelarsi di un’atmosfera intima e malinconica, un po’ come se ci stessimo preparando a chiudere gli occhi ed a lasciarci andare ad un agognato sonno ristoratore. Ma nonostante questa sensazione di pace e di quiete, quando il brano cresce, con il riff di chitarra e la batteria in crescendo, c’è una sensazione di realizzazione catartica, come se stessimo liberando tutte le emozioni sopite e trattenute durante il nostro viaggio introspettivo. Questo momento di intensità viene interrotto da una parte in cui il cantato è più riverberato e l’atmosfera eterea ci conduce in modo impercettibile al climax finale del disco, dove le sopracitate emozioni riescono ad esprimersi in modo puro e totale, facendoci sentire liberati e pronti ad affrontare qualsiasi sfida con la consapevolezza che la nostra natura fa parte di noi ed è parte della nostra stessa essenza. Conoscerla a fondo può quindi rappresentare una vera e propria forza motrice per la nostra vita e per le diverse fasi che la caratterizzano. Oltre alla qualità delle canzoni e alla profondità delle tematiche affrontate, il disco stupisce anche per la qualità del suono. La produzione di Riccardo Pasini e il mastering di Magnus Lindberg hanno contribuito a rendere impeccabile l’estetica sonora: il risultato è veramente notevole, con brani dal suono nitido e cristallino anche nelle fasi più concitate e piene di strumenti.
In conclusione, questo A Man And His Nature dei RIAH è veramente una bellissima sorpresa. Si tratta di un disco davvero originale nelle idee compositive, suonato alla grande da musicisti di talento che sembrano aver trovato una nuova linfa di ispirazione. Non solo è un album di qualità, ma è anche un lavoro che fa bene all’anima poiché esplora un’ampia gamma di emozioni, anche negative, con la lucidità che serve per trarne un piacevole conforto. È un album che è in grado di ipnotizzare e sollevare l’animo, poiché attraverso la musica e le parole, la band esplora le emozioni più profonde dell’essere umano trasmettendo sensazioni forti e coinvolgenti, capaci di offrire momenti di pace e di profonde riflessioni. Se siete alla ricerca di un disco che vi aiuti a comprendere meglio voi stessi e a trovare conforto nei momenti difficili, A Man And His Nature è sicuramente quello che fa per voi. E suona meravigliosamente bene.
(Voice Of The Unheard, Shove Records, 2023)
1. Distance
2. Others Are Gone. I Don’t Care
3. Loss And Grief
4. Feet In The Swamp, Gaze To The Sky
5. Overwhelmed
6. Time To Sleep